In attesa che il governo Draghi spieghi se dal gennaio 2022 intende far ripartire il cashback – sospeso a luglio – per chi paga con strumenti tracciabili, dal Politecnico di Milano arrivano i primi dati sull’impatto della misura. Che sono molto positivi: nei primi sei mesi 2021 le transazioni digitali sono aumentate del 41% passando dai 2,3 miliardi dello stesso periodo 2020 (un dato simile a quello del 2019) a 3,2 miliardi. E le cifre transate sono salite del 23%, da 118 a 145,6 miliardi, più che compensando il calo registrato nei mesi delle più dure restrizioni anti Covid. L’auspicio di Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico, è che “il piano di incentivi possa essere ripreso, al fine di coinvolgere un numero maggiore di cittadini e mantenere l’iniziativa attiva più a lungo, rendendo il pagamento digitale la nuova normalità“. Mercoledì il ministro dell’Economia Daniele Franco ha riconosciuto che lo strumento voluto dal governo Conte “è stato molto importante per recuperare e muovere verso i pagamenti elettronici, che facilitano il contenimento dell’evasione“, ma è sembrato scettico sulla possibilità di reintrodurlo ribadendo la necessità di un‘analisi costi-benefici – che evidentemente il Tesoro non ha ancora fatto.
I numeri messi in fila dal Politecnico nel rapporto I pagamenti digitali in Italia nei primi sei mesi del 2021 sicuramente aiutano a fare una prima valutazione. Al cashback hanno aderito poco meno di 9 milioni di cittadini, circa il 18% della popolazione maggiorenne, e oltre 6,1 milioni hanno raggiunto la soglia delle 50 transazioni per un rimborso massimo di 150 euro. I partecipanti hanno totalizzato “oltre 750 milioni di operazioni effettuate, pari a oltre il 24% delle transazioni con carta del semestre – ha spiegato Portale presentando i dati -. Questo significa che gli utenti che hanno aderito hanno utilizzato la carta più frequentemente della media e per importi ridotti“. Infatti lo scontrino medio è sceso di oltre l’11% in un anno, con un calo netto di circa 6 euro (da 51,7 a 45,7 euro). “Per le casse dello Stato, l’iniziativa ha avuto un costo al di sotto del miliardo di euro: resta però ancora da capire se ha consentito di far emergere il nero e se ha effettivamente cambiato le abitudini degli italiani”.
“Guardando a questi numeri semestrali, possiamo ritenere che gli incentivi promossi dal governo (il Cashback, il Super Cashback e la Lotteria degli scontrini) abbiano avuto un effetto positivo sui pagamenti digitali, stimolando anche i consumi”, ha concluso Portale. C’è stato quindi anche quell’impatto sui consumi che il premier Mario Draghi a giugno aveva ipotizzato non si sarebbe sentito in quanto – aveva detto pur senza portare dati a supporto – “il cashback rischia di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche, con una propensione al consumo presumibilmente più bassa, determinando un effetto moltiplicativo sul pil non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura”.
Per il responsabile scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, Alessandro Perego, “nonostante il contante rappresenti ancora il mezzo di pagamento più utilizzato, l’aumento delle transazioni digitali è senza dubbio un segnale positivo, soprattutto a fronte dell’emergenza sanitaria”. In parallelo, “sono anche diminuiti i prelievi di contante. Questo perché il cashback e il super cashback “hanno spinto molti cittadini a fare transazioni anche di piccolo importo con la carta“, appunto. Quanto ai pagamenti con carta, le prepagate hanno la crescita più decisa, da 21,2 a 28 miliardi di euro in 12 mesi (+32%), influenzate dall’online e dall’erogazione del reddito di cittadinanza. Il numero di transazioni raggiunge 760 milioni con lo scontrino medio che si conferma il più basso della categoria. Le carte di debito crescono di quasi 19 miliardi di euro, grazie alla ripresa dei consumi e al cashback, con un transato di 82,6 miliardi (+29%). Le carte di credito continuano invece a soffrire il calo dei consumi ad alto importo per viaggi turistici e, soprattutto, aziendali. Sono questi ultimi, infatti, la categoria del comparto a crescere solo del 6%, ancora molto lontana dal recuperare la quota di transato pre-pandemia che superava i 40 miliardi di euro. Lo scontrino medio si conferma però il più alto (59 euro) nonostante un calo del -7,9%.
Ivano Asaro, condirettore dell’Osservatorio, prevede che “a fine anno arriveremo a superare quota 300 miliardi di euro di pagamenti digitali: dopo un 2020 a crescita pressoché nulla si tratta di un incremento maggiore (tra il +12,5 e il +16%) anche rispetto a quello pre-pandemia. Anche i pagamenti Mobile continueranno la loro corsa e cresceranno più dell’80% rispetto al 2020″. In un periodo in cui “i consumi subiscono forti contingentamenti”, questi numeri “ci parlano di un forte aumento della penetrazione dei pagamenti digitali nei confronti del contante. Un trend ancora più evidente se pensiamo che le transazioni cresceranno in maniera più che proporzionale dopo il +41% del primo semestre”.
Ora i numeri diventeranno la base per la discussione politica sull’eventuale reintroduzione della misura. I tempi sono stretti visto che la decisione arriverà in legge di Bilancio. Vita Martinciglio e Giovanni Currò, rispettivamente capogruppo e vicepresidente M5S della commissione Finanze alla Camera, in una nota sottolineano che “il Cashback, prima di essere sospeso dal governo attuale, ha contribuito in modo netto alla crescita dei pagamenti elettronici e alla digitalizzazione della Pubblica amministrazione, come dimostrano tutti quei Comuni che, sfruttando il successo della misura, hanno già iniziato a caricare i loro servizi sull’app ‘Io’ per consentire ai cittadini di effettuare pagamenti online. Se è vero, come dice il ministro Daniele Franco, che la misura non può durare all’infinito, è vero anche che per consolidare le nuove abitudini di pagamento e per spingere a iscriversi all’app chi ancora non l’ha fatto, serve tempo, e dunque c’è bisogno di un incentivo stabile sul medio periodo. Ma se il problema è la misura in sé, o chi l’ha concepita, siamo aperti a considerare anche altre soluzioni, purché un incentivo per i pagamenti elettronici venga reintrodotto al più presto. L’imperativo è riprendere la direzione imboccata dal Governo Conte II, anche considerando che la digitalizzazione dell’economia è uno dei grandi obiettivi del PNRR”.