Nell'incidente del 6 febbraio 2020 morirono i due macchinisti e rimasero feriti 10 passeggeri. Tra i destinatari dell’avviso di conclusione indagini ci sono anche Maurizio Gentile, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, e Michele Viale, presidente e amministratore delegato del gruppo francese. I reati contestati dai pm sono disastro colposo e omicidio colposo plurimo
La Procura di Lodi ha chiuso le indagini per l’incidente ferroviario del Frecciarossa 1000 diretto da Milano a Salerno che il 6 febbraio 2020 è deragliato a Ospedaletto Lodigiano, causando la morte di due macchinisti e il ferimento di dieci. L’avviso di conclusione indagini è stato notificato a 15 indagati e alle società Rete Ferroviaria Italiana e Alstom Ferroviaria. Tra loro ci sono anche Maurizio Gentile, ex amministratore delegato di Rfi, e Michele Viale, presidente e amministratore delegato di Alstom. I reati contestati dal procuratore della Repubblica Domenico Chiaro e dal pm Giulia Aragno sono disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Stralciata invece la posizione di 6 persone – tra cui Marco Donzelli, responsabile dell’unità territoriale di Bologna per Rfi – in vista dell’istanza di archiviazione.
Accanto a Gentile e Viale, tra i destinatari dell’avviso di conclusione indagini ci sono i nomi di alcuni dirigenti di Alstom come Maurizio Pula – membro del cda e responsabile del segnalamento ferroviario dell’unità produttiva di Firenze – e Tiziana Impera e Francesco Muscatello, all’epoca rispettivamente direttore per l’Italia della sicurezza funzionale e System Program Manager sempre del gruppo industriale francese.
La causa del deragliamento – secondo la ricostruzione dei pm – è stata la posizione sbagliata di uno scambio dovuta a “un difetto di produzione presente all’interno” di una componente del deviatoio, nello specifico “l’attuatore telaio aghi” fornito proprio da Alstom a Rete Ferroviaria Italiana. In quello scambio erano stati svolti, poco prima dell’incidente, “lavori di manutenzione programmata“, spiegano sempre i pm. Segnalata la fine delle operazioni, al Frecciarossa è stato dato “il segnale di via libera per viaggiare sul tracciato alla massima velocità“, ossia 295 chilometri all’ora. All’altezza di Livraga però – è la tesi di chi indaga – il treno ha trovato lo scambio ancora aperto. Così il treno non ha proseguito la sua corsa in direzione Bologna, come da programma, ma ha cambiato direzione ed è uscito dai binari.
Nell’atto di chiusura indagine si parla di condotte omissive e di “negligenza e imperizia” nei controlli e di “violazione delle norme anti-infortunistiche e inerenti la sicurezza della circolazione ferroviaria”. A Gentile è stata contestata anche la mancata adozione delle “misure di prevenzione necessarie atte a garantire l’integrità fisica dei lavoratori di Trenitalia e di tutti i viaggiatori della linea” di Alta Velocità “binario dispari Milano – Salerno”.