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Lavoro & Precari - 7 Ottobre 2021
Gkn, viceministra Todde: “Licenziamenti non all’ordine del giorno”. Gli operai in presidio: “Delocalizzazioni? Bozze governo inefficaci”
Dopo la sentenza che ha riconosciuto il comportamento antisindacale della Gkn – la fabbrica di semiassi e componentistica auto di Campi Bisenzio (Firenze) – e che ha disposto la revoca della procedura di licenziamento collettivo nei confronti dei 422 dipendenti della fabbrica, si è tenuto oggi al Ministero dello sviluppo economico un nuovo vertice tra sindacati, istituzioni ed azienda, tutto mentre fuori dal dicastero manifestavano i lavoratori in presidio permanente. “Oggi si è avviato un percorso, un primo grande passo. L’azienda ha assicurato che non ha interesse ad attivare la procedura di licenziamento, non è all’ordine del giorno”, ha rivendicato Alessandra Todde, viceministra per lo Sviluppo economico, parlando al termine del tavolo. Sarà quindi nominato “un advisor, deve avere la massima professionalità e il Mise propone Invitalia“, hanno spiegato dal ministero, chiarendo come la stessa “Invitalia metterà in campo gli strumenti a supporto, tra cui il fondo di salvaguardia” e come il tavolo di mediazione “sarà riconvocato a breve”.
Una posizione, quella dell’azienda, che però i lavoratori e i sindacati vogliono verificare in modo concreto: “Al momento resta sulla carta, il percorso non è indicato. Valuteremo sui fatti, di certo la lotta paga e la dobbiamo continuare”, ha spiegato Dario Salvetti (Rsu Fiom Gkn e membro del Collettivo di fabbrica), al termine del vertice. E anche dalla Cgil pretendono chiarezza: “Verificheremo nelle prossime settimane se alle parole spese dall’azienda seguiranno i fatti. Noi abbiamo chiesto il ritiro della liquidazione dell’azienda e di non riaprire la procedura di licenziamento per eliminare pregiudiziali per una vera trattativa”.
Tutto mentre per tutta la giornata fino a tarda sera un centinaio di lavoratori hanno organizzato un presidio, prima al Pantheon e poi sotto gli uffici del ministero in via Molise, per protestare contro i vertici dell’azienda, e del fondo finanziario Melrose che la controlla, manifestando contro il rischio chiusura del sito produttivo e l’ombra di una nuova riapertura della procedura di licenziamento, dopo la bocciatura della precedente attraverso la sentenza del Tribunale di Firenze.
Non senza rivendicare la necessità di un intervento del governo Draghi: “Per ora è stato assente. Senza un intervento, un decreto d’urgenza dell’esecutivo, il tempo concesso dal Tribunale di Firenze sarà così inutile. Non stiamo stiamo chiedendo o supplicando alcun intervento, lo stiamo rivendicando”, hanno sottolineato i lavoratori, in corteo tra le vie del centro storico fino al ministero. “Possibili compratori privati? Non entriamo in questo tritacarne, non accettiamo alcuna ipotesi che non preveda il riassorbimento di tutta la forza lavoro, oltre che il mantenimento dei diritti. Se arriva un compratore, chiederemo la nazionalizzazione, un ponte pubblico a garanzia della continuità dello stabilimento”, ha spiegato Dario Salvetti (Rsu Fiom Gkn e membro del Collettivo di fabbrica), nel corso del presidio.
Tutto mentre mancano ancora norme stringenti che blocchino o rendano più complesse le delocalizzazioni, nonostante settimane di interventi annunciati e poi scomparsi dall’agenda politica. Così, di fronte allo stallo, con la bozza Orlando – Todde già comunque svuotata da multe e blak list, tra la contrarietà della Lega e di Confindustria, e poi messa da parte, almeno per ora, sono stati gli stessi lavoratori della Gkn a presentare in Parlamento una propria proposta di legge. Elaborata da un gruppo di giuristi e avvocati progressisti, con estensori Matteo Mantero di Potero al popolo e l’altra ex M5s Yana Ehm (Misto), e già sostenuta da un gruppo di parlamentari, compreso Nicola Fratoianni di Sinistra italiana: “Sappiamo che le condizioni politiche al momento non ci sono, ma è nostra intenzione togliere alibi dopo mesi di dibattito sterile”, spiegano i lavoratori. “Le bozze iniziali non erano comunque contro le delocalizzazioni, erano inefficaci. Prevedevano soltanto un percorso, una procedura. La nostra proposta invece vuole evitare realmente le delocalizzazioni: consentirebbe di decretare l’inefficacia dei licenziamenti, fermando procedure come la nostra, e distinguere la libertà d’impresa dalla volontà invece di distruggere l’impresa”, hanno continuato i lavoratori. Perché, spiegano, già i licenziamenti portati avanti da GKN “si pongono fuori dall’ordinamento, in contrasto con la Costituzione”.
“Intervento sulle delocalizzazioni scomparso dall’agenda del governo? Al momento è sotto l’egida della presidenza del Consiglio, che ovviamente ha mediato tra più posizioni, spetta al premier Draghi indicare le priorità”, ha tagliato corto la stessa Todde, al termine del vertice, a domanda diretta. “Per i lavoratori è comunque insufficiente? Non si può costringere per legge un’azienda a restare, importante è che il percorso sia ordinato”, si è difesa la viceministra, di fronte alla bocciatura da parte delle tute blu. Le stesse che non intendono fermare la mobilitazione: “Noi non ci fermeremo. Se la Gkn di Campi Bisenzio cadrà, non sarà per nostra responsabilità. Ma non sarà né oggi né domani”.