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Sicilia, i fondi statali per ripianare il buco di bilancio da 640 milioni nella sanità. La Corte dei conti: “Quella norma è incostituzionale”

Il giorno dopo la mazzata sui bandi del Pnrr, i giudici contabili bocciano la parifica del rendiconto 2019 e sollevano la questione di costituzionalità su una norma regionale del 2016, che prevede l’uso del fondo sanitario nazionale per pagare i mutui sul maxi-debito. Se fosse dichiarata illegittima, il rischio sarebbe un gigantesco effetto domino su cinque anni di bilanci regionali. Le opposizioni: "Il prezzo da pagare sarà altissimo"

I conti bocciati e un conflitto istituzionale di “gravità inaudita”. Arriva, di fatto, una nuova batosta per la Sicilia: stavolta dalle sezioni riunite della Corte dei Conti, che hanno di fatto bocciato la parifica del rendiconto del 2019 della Sicilia, accogliendo il ricorso del procuratore generale contabile di Palermo, Pino Zingale. Ma non solo: hanno anche di fatto aperto un conflitto istituzionale che potrebbe abbattersi come un macigno sulle casse della Regione. La “Cassazione” contabile, infatti – oltre ad avere corretto i calcoli sul fondo di dubbia esigibilità, aumentandolo di quasi 9 milioni di euro – ha anche sospeso il giudizio, sollevando la questione di legittimità costituzionale di una norma regionale del 2016 che prevede l’uso del fondo sanitario nazionale per ripianare i debiti contratti nel settore Sanità.

Si tratta di un debito annuo di 127.848.927 euro a partire dal 2016, ovvero – al 2020 – un totale di 640 milioni. Un buco che la giunta siciliana ha programmato di ripianare contraendo mutui da pagare attingendo al fondo sanitario: che è al 45% circa a carico della Regione e al 55% a carico dello Stato. Secondo il collegio contabile, però, quel fondo non può andare a coprire oneri finanziari. Una questione di legittimità che ora dovrà risolvere la Corte costituzionale, che potrebbe decidere di dichiarare illegittima la norma del 2016 che ha permesso il pagamento dei mutui attingendo a quelle risorse: a quel punto la Sicilia si troverebbe a dover gestire un gigantesco effetto domino su cinque anni di bilanci regionali.

La nuova mazzata arriva subito dopo quella sui primi bandi del Pnrr e infuoca, manco a dirlo, lo scontro politico: “Ormai abbiamo perso il conto degli errori contabili e amministrativi di questo governo regionale. Purtroppo il prezzo che i siciliani saranno costretti a pagare per i pasticci di Musumeci sarà altissimo”, commenta Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Assemblea regionale siciliana. Ancora più duro Luigi Sunseri, consigliere regionale del M5s, che aveva lanciato l’allarme dopo l’approvazione in aula del rendiconto 2019: “Purtroppo, anche stavolta, avevo ragione. Avevo chiesto a Miccichè, Armao (l’assessore all’Economia, ndr) e Musumeci di non dare seguito all’approvazione del documento contabile. E invece lo hanno fatto, con il voto ovviamente contrario del M5s. L’approvazione del rendiconto regionale, nelle more della decisione sul ricorso proposto dalla Procura, è stata una mossa sbagliata. Adesso, purtroppo, a pagarne le conseguenze sarà la Sicilia”.

A fare eco anche il dem Antonello Cracolici, che aveva fatto un duro intervento in aula avvertendo la maggioranza di governo: “Come era prevedibile, la scelta di approvare il rendiconto 2019 prima della decisione delle Sezioni riunite della Corte dei Conti avrebbe potuto generare un serio conflitto istituzionale. Lo avevo detto in aula in tempi non sospetti, c’era un altissimo rischio di trovarsi in questa situazione ma l’arroganza di Musumeci e del suo governo non ha limiti, il guaio è che questo susseguirsi di decisioni fallimentari sta affossando la Sicilia”.