Non si fermano gli attacchi contro la popolazione civile in Afghanistan che si sono intensificati dalla presa del potere dei Taliban nel Paese, soprattutto ad opera dello Stato Islamico nel Khorasan intenzionato a indebolire la leadership degli Studenti coranici e destabilizzare ulteriormente la situazione. Questa mattina almeno 100 persone sono morte, mentre altre 140 sono rimaste ferite, alcune “in gravi condizioni”, in un’altra esplosione ad opera di un attentatore kamikaze avvenuta in una moschea a Kunduz, nel nord del Paese, secondo quanto riferito dalla polizia talebana. L’attentato, come riporta Al Jazeera, è stato poi rivendicato dall’Isis. Il numero delle vittime, che secondo le agenzie italiane è di 80 persone, è destinato a salire. Sul posto, ha fatto sapere Medici Senza Frontiere, che opera nel Paese, anche un loro team al lavoro al Kunduz Trauma Center.
L’attentato è stato subito condannato dalla leadership dell’organizzazione che comanda il Paese, con il suo portavoce Zabihullah Mujahid che su Twitter ha parlato di “molti nostri compatrioti sciiti martirizzati e feriti nell’esplosione”, senza però fornire il numero esatto delle vittime. L’esponente Taliban ha aggiunto che un’unità speciale è stata inviata sulla scena dell’attentato per poter indagare.
Un’insegnante ha raccontato che tra le vittime ci sono molti dei suoi vicini e che l’esplosione ha fatto muovere l’abitazione dove vive, a due passi dalla moschea. “Ci sono scene terribili, è morta anche una 16enne ma hanno trovato solo metà del corpo”. Nella zona si sono precipitate le ambulanze che hanno fatto avanti e indietro per portare via morti e feriti, a decine nelle immagini circolate nell’immediato.
Questo attentato arriva a pochi giorni di distanza da quello del 3 ottobre, quando un commando delle Bandiere Nere aveva fatto esplodere un’autobomba vicino alla moschea Eid Gah a Kabul, uccidendo 12 persone e ferendone 32. Un’operazione, questa, dall’alto valore simbolico perché portata a termine nel corso dei funerali della madre di Zabihullah Mujahid. Una sfida vera e propria alla leadership talebana con l’obiettivo di indebolirla e dare il via a una guerra civile nel Paese. Anche in quell’occasione era arrivata la rivendicazione del ramo afghano dell’Isis, la ‘provincia del Khorasan’, che in questi anni ha più volte preso di mira la comunità Hazara, perseguitata e additata come “setta eretica” dagli estremisti islamici. Solo pochi mesi fa, a maggio, i jihadisti hanno massacrato oltre 85 studentesse a colpi di autobomba e Ied in un attentato contro una scuola della minoranza sciita a Kabul.
Intanto si susseguono i blitz annunciati dai Talebani: da ultimo il governatore della regione di Khost, a due passi dal confine orientale con il Pakistan, ha annunciato l’arresto di 14 jihadisti “arrivati da tutto il Paese che si preparavano a colpire”. L’Isis dal canto suo rivendica attacchi contro i Talebani in varie parti del Paese, che però il nuovo governo smentisce.