Una bellissima storia d’amore e di resistenza, scritta da Giovanna Pignataro e illustrata dai meravigliosi disegni di Tiziano Squillace. È la storia dell’associazione, Chi rom e… chi no, edita da Marotta&Cafiero.
Chi rom e… chi no, dal 2002, ha attraversato le tappe più significative della storia sociale di Scampia, mettendo insieme persone e idee, sapori, saperi e culture, usando le mani, la testa, il cuore, scardinando il concetto stesso di periferia che è diventata un centro di produzione culturale, artistica, economica. Un progetto che mette in pratica interventi pedagogici, sociali e interculturali insieme alle comunità rom e italiane nel quartiere di Scampia. Un percorso che continua a vivere e andare avanti come le relazioni e il fare insieme che uniscono donne, bambini, uomini e creano comunità, sogni e visioni.
Tutto parte con un atto politico importante: “La costruzione con gli abitanti rom di una baracca ‘abusiva’ – come raccontano sul sito www.chiromechino.it – in un campo ‘abusivo’ con l’obiettivo di renderla spazio pubblico laboratoriale e di incontro tra rom, gagiò, piccoli, giovani e adulti. Nella baracca, chiamata Scola Jungla dalle bambine e i bambini, per molti anni, con enorme difficoltà, si sono consolidate prima di tutto le relazioni tra le persone, abitanti del quartiere e della città, e si è cercato di costruire le condizioni favorevoli alla partecipazione, attivando laboratori interculturali, creativi e di cittadinanza attiva che ancora oggi proseguono anche se la baracca non c’è più, contribuendo ad aprire importanti riflessioni con i rom sul tema dell’abitare e sul superamento dei campi e sulla riqualificazione creativa dal basso dello spazio pubblico. La baracca, insieme ad altri spazi storici del quartiere, è stato un vero e proprio avamposto e centro di resistenza contro la disumanizzazione, spazio di lotta per il diritto a una esistenza dignitosa di migliaia di persone costrette a vivere ai margini. Le assemblee pubbliche che negli anni hanno coinvolto i membri delle varie comunità rom insieme ai non rom di Napoli e d’Italia, hanno reso una zona di frontiera e considerata minoritaria e marginale, un campo rom, per definizione escluso dai circuiti maggioritari, un luogo nevralgico per progettazioni innovative, e sono state un modello concreto di processi partecipativi per una vera emancipazione e liberazione sociale e il ripristino dei diritti di cittadinanza.”
Il nome dell’associazione oltre a significare l’appartenenza, e non, all’etnia rom, in napoletano sta per “Chi dorme e… chi no”, e per svegliarsi bisogna conoscere l’altro che è in noi. E leggere questo libro è un primo passo verso la comprensione di noi stessi e degli altri, perché certi percorsi non sono solo possibili ma necessari.