Il fisico insignito del riconoscimento è intervenuto alla riunione preparatoria della Cop26 a Montecitorio, lanciando un duro monito ai politici presenti che, ha sottolineato, devono "affrontare le problematiche e risolverle". Il professore della Sapienza a margine dell'evento ha chiuso con una battuta: "Se mi aspetto che mi ascoltino? La speranza è l'ultima a morire"
Un duro attacco verso i governi, le cui azioni per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici finora hanno dato risultati “estremamente modesti“. Ma anche una sollecitazione ad agire in fretta e, soprattutto, a cambiare “misura per l’economia”, superando il prodotto nazionale lordo che, “se rimarrà al centro dell’attenzione”, porterà a “un futuro triste”. Il premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, nel suo intervento alla Camera per la riunione preparatoria alla Cop26, ha “bacchettato” i parlamentari presenti. Accolto con un sonoro applauso, l’accademico dei Lincei nel suo j’accuse, incentrato sul problema del riscaldamento globale e della lotta ai cambiamenti climatici, ha ricordato ai politici il loro compito, cioè quello di “affrontare le problematiche e risolverle“, di essere, in altre parole, “guidatori” nella notte. “La scienza – ha detto il premio Nobel – sono i fari, ma poi la responsabilità di non andare fuori strada è del guidatore, che deve anche tener conto che i fari hanno una portata limitata”.
“L’umanità deve fare delle scelte essenziali, deve contrastare con forza il cambiamento climatico“, ha scandito all’inizio del uso discorso l’ordinario di Fisica Teorica a La Sapienza, alla presenza anche del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e della Speaker della Camera statunitense, Nancy Pelosi. La scienza, ha specificato, da decenni “ci ha avvertito che i comportamenti umani stavano mettendo le basi per un aumento vertiginoso della temperatura del nostro pianeta”, ma, “sfortunatamente”, le azioni messe in campo dai governi, hanno avuto finora “risultati estremamente modesti”. Gli effetti del cambiamento climatico, ha ricordato, “sono sotto gli occhi di tutti”: “Le inondazioni, gli uragani, le ondate di calore e gli incendi devastanti di cui siamo stati spettatori attoniti sono un timidissimo assaggio di quello che avverrà nel futuro su una scala enormemente più grande”. Le misure da mettere in campo, quindi, “devono essere decisamente più incisive” e non devono limitarsi “a salvare la nostra coscienza“.
E, per rimarcare la necessità di interventi decisi, il premio Nobel ha continuato. “Se la temperatura” del nostro pianeta “aumenta più di 2 gradi centigradi, entriamo in una terra incognita in cui possono esserci fenomeni che non abbiamo previsto che possono peggiorare enormemente le situazione”. Per esempio potrebbero verificarsi “incendi di foreste colossali come l’Amazzonia che immetterebbero in maniera catastrofica quantità enormi di gas serra”. Così “mentre il limite inferiore dei 2° è qualcosa sul quale possiamo essere abbastanza sicuri, è molto più difficile capire quale sia lo scenario più pessimistico: potrebbe essere molto ma molto peggiore di quello che noi immaginiamo”, ha avvertito ancora il fisico italiano, che, come ricordato anche poco dopo aver ricevuto il riconoscimento, ha posto di nuovo l’accento sull’importanza degli investimenti scientifici per affrontare il problema. “Anche il risparmio energetico è un capitolo da affrontare con decisione – ha continuato ancora Parisi – “Per esempio finché la temperatura interna delle nostre case rimarrà quasi costante tra estate e inverno, sarà difficile fermare le emissioni”.
Per arrivare a un vero cambiamento, però, lo sforzo “mostruoso” deve essere collettivo. Ed è compito della politica, alla quale Parisi si è rivolto, far sì che i costi di questo cambiamento “siano accettati da tutti”. “I costi – ha poi specificato – devono essere distribuiti in maniera equa e solidale fra tutti i paesi: la decenza richiede che i paesi che attualmente incidono sulle risorse del pianeta devono fare gli sforzi maggiori”. L’azione deve essere immediata. “Sappiamo tutti che medico pietoso fece piaga purulenta“, ha sollecitato Parisi, citando anche l’esperienza del Covid. “Abbiamo visto come spesso le misure di contenimento della pandemia sono state prese in ritardo, solo al momento in cui non erano più rimandabili”, ha attaccato ancora, ricordando di “un capo di governo a cui sfuggì detto ‘non possiamo fare un lockdown prima che gli ospedali siano pieni, i cittadini non capirebbero'” e invitando quindi i politici presenti a “non essere medici pietosi”.
In quest’operazione di cambiamento, Parisi ha infine attaccato anche l’attuale “misura dell’economia”, cioè “il prodotto nazionale lordo” che, appunto, non è una buona misura. Non lo è, ha spiegato, perché “cattura la quantità ma non la qualità della crescita”. Per questo, secondo il premio Nobel, “se il Pil rimarrà al centro dell’attenzione, il nostro futuro sarà triste“. “I politici, i giornalisti, gli economisti che pianificano il nostro futuro e monitorano i progressi che sono stati fatti, devono usare un indice che consideri altri aspetti oltre al Pil”, ha quindi suggerito. “Bisogna cambiare punto di vista, se il Pil resta centrale, allora non è più centrale la lotta al cambiamento climatico”, ha ribadito a margine dell’evento. Quindi, parlando con i giornalisti, ha chiuso con una battuta: “Se mi aspetto che i politici ascoltino il mio monito? La speranza è l’ultima a morire”.