Media & Regime

Gazzetta del Mezzogiorno, ok al concordato preventivo. Più vicino il ritorno in edicola con il nuovo editore

Oltre 130 lavoratori, tra giornalisti e dipendenti, da anni temono di perdere il lavoro. Il comitato di redazione “Si tratta di uno spiraglio di luce per tutti i giornalisti della Gazzetta dopo anni di buio e sofferenze. Il provvedimento spazza via ogni incertezza e qualsiasi polemica, ora siamo pronti a lavorare con il nuovo editore per riportare in edicola il nostro giornale”

La Gazzetta del Mezzogiorno potrebbe tornare presto in edicola. A distanza di due mesi dal blocco delle pubblicazioni, il tribunale di Bari ha infatti omologato il concordato preventivo proposto dalla società Ecologica spa per il fallimento delle Mediterranea spa, società proprietaria della testata di Puglia e Basilicata, dichiarata fallita lo scorso anno. Una decisione che conferma la scelta dei giudici avvenuta a settembre, ma contro la quale aveva presentato ricorso la Ledi, la società del Gruppo Ladisa che per un anno aveva ottenuto la gestione temporanea del quotidiano barese. Nelle scorse ore i giudici del tribunale hanno ribadito come in sostanza la proposta di Ecologica sia più favorevole per i creditori. “Sul futuro della Gazzetta preferisco non fare dichiarazioni e lasciare che siano i fatti a parlare. Per questo vogliamo partire subito e tornare al più presto in edicola” ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it il nuovo editore Vito Miccolis. La notizia ha restituito serenità a oltre 130 lavoratori, tra giornalisti e dipendenti, che da anni vivono nell’incubo di perdere il lavoro. “Si tratta di uno spiraglio di luce per tutti i giornalisti della Gazzetta dopo anni di buio e sofferenze. Il provvedimento – ha scritto in una nota il comitato di redazione – spazza via ogni incertezza e qualsiasi polemica, ora siamo pronti a lavorare con il nuovo editore per riportare in edicola il nostro giornale”.

Il calvario per i giornalisti, i poligrafici e gli amministrativi del quotidiano, fondato 134 anni fa, è iniziato il 24 settembre 2018 quando la procura antimafia di Catania mise i sigilli ai beni di Ciancio Sanfilippo (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e poi prosciolto) per un valore di 150 milioni di euro: tra questi furono bloccate anche le quote della Gazzetta, de La Sicilia (quotidiano catanese), le emittenti televisive regionali Antenna Sicilia e Telecolor e la società che stampa quotidiani Etis. Nonostante il dissequestro e la cadute delle accuse, l’editore siciliano decise di chiudere l’esperienza di Edisud e Mediterranea, rispettivamente società editrice e società proprietaria del marchio gazzetta Gazzetta. A distanza di qualche mese i giudici hanno decretato il fallimento di entrambe le società, ma in attesa dell’asta pubblica, nell’estate 2020, il gruppo barese Ladisa aveva chiesto e ottenuto dal tribunale di Bari la gestione temporanea. Le cose hanno funzionato per un anno, fino a luglio 2021 quando gli imprenditori baresi hanno bloccato le pubblicazioni. In campo per rilevare la testa, infatti, era entrato il Gruppo Miccolis con la società “Ecologica”, un competitor che ha presentato una proposta ritenuta dal comitato dei creditori più vantaggiosa di quella depositata dai Ladisa. Dello stesso parere sono stati l’assemblea dei creditori e il tribunale di Bari che a settembre, come detto, aveva disposto l’assegnazione provvisoria a Ecologica. Il provvedimento, però, è stato impugnato dal Gruppo Ladisa che ha ritenuto non debitamente valorizzato l’impegno che la società ha profuso nei mesi scorsi per la prosecuzione dell’attività e che, inoltre, la loro offerta fosse decisamente più alta rispetto a quella dei concorrenti.

In sostanza Ledi ritiene di aver messo sul piatto una cifra inferiore sulla singola voce delle somme da versare ai creditori, ma ci sarebbero una serie di significative altre somme che servirebbero a garantire il futuro del quotidiano. Nell’udienza della scorsa settimana, però, era emersa la partecipazione economica – come racconta Repubblica – all’offerta anche della Cisa di Massafra, società riconducibile ad Antonio Albanese, imprenditore che gestisce il settore dei rifiuti in buona parte della Puglia: Albanese, coinvolto in alcune inchieste penali, avrebbe in sostanza messo sul piatto quattro assegni per un totale di 1 milione di euro. Un punto che tuttavia non sembra aver modificato la decisione del tribunale fallimentare barese. Tra giornalisti e dipendenti della Gazzetta, quindi, è tornata la speranza e accresciuta la voglia di tornare al più presto al lavoro. Soddisfazione per la notizia è stata espressa anche dalla Federazione nazionale della Stampa italiana e Associazioni regionali di Stampa di Puglia e di Basilicata. “La decisione dei giudici fallimentari di Bari – dice il sindacato – consentirà, finalmente, la ripresa delle attività per tutti i lavoratori della Gazzetta del Mezzogiorno, collocati in cig a zero dallo scorso 1° agosto. Ora è tempo di mettersi al lavoro, con confronti stringenti e rapidi con il nuovo editore, per consentire al giornale di poter finalmente tornare in edicola dopo oltre due mesi di assenza. Una ferita nell’informazione di due regioni che non ha precedenti nella storia della prestigiosa testata e che, ci auguriamo, ora si trasformi in un autentico e definitivo rilancio del giornale”.