“Con l’estrema destra di Milano non ho contatti. Conosco Jonghi Lavarini da tempo, l’ho incontrato a Milano durante la campagna elettorale, mi ha solo dato un passaggio“. Così all’AdnKronos Mario Borghezio, già europarlamentare della Lega, coinvolto nella seconda puntata della video-inchiesta “Lobby nera” di Fanpage trasmessa da Piazzapulita su La7, incentrata sulle infiltrazioni nella Lega “istituzionale” (soprattutto in Lombardia) dei neofascisti di Lealtà Azione. L’inchiesta ipotizza che Borghezio, insieme al “Barone nero” Roberto Jonghi Lavarini, sia impegnato a rafforzare l’anima neofascista del Carroccio. E in effetti, ripreso da una telecamera nascosta, lo si ascolta parlare con Jonghi di una “nostra area” e di una “terza Lega” per la quale si apre “un’autostrada” ora che Matteo Salvini è spinto tra le braccia di Giorgia Meloni: “È tutta un’invenzione“, commenta lui. “Sì, ho parlato di terza Lega ma non c’entra nulla con l’estrema destra, per me la terza Lega è la base, i militanti, a loro mi riferivo”. E attacca Fanpage: “È molto grave che una testata faccia fare l’agente provocatore a un giornalista”. Nel frattempo la Procura di Milano, con i sostituti Giovanni Polizzi e Piero Basilone, ha acquisito anche il girato della seconda puntata del lavoro giornalistico.
Salvini ancora non commenta, mentre Angelo Ciocca, l’eurodeputato leghista chiamato a sua volta in causa dal servizio, ha chiamato Piazzapulita subito dopo la messa in onda annunciando di voler querelare il “Barone nero”. E il mattino dopo conferma: “Ho dato oggi mandato ai miei legali di predisporre una denuncia nei confronti di Jonghi Lavarini in caso abbia commesso un reato utilizzando il mio nome”. Parla invece Max Bastoni, il consigliere regionale lombardo che si dice “orgogliosamente fascista”, presentato da Borghezio come “il soldato politico della terza Lega della Terza posizione”: “È un taglia e incolla di anni in cui sono state fatte delle riprese con telecamere nascoste e con metodologie quasi da agente provocatore, ma è un taglia e incolla. C’è una scena di una cena e poco altro”, commenta. Non c’è una terza Lega. La Lega è una sola, non c’è neanche una seconda. Non esiste la terza Lega. Penso che andrò a querelare Corrado Formigli (il conduttore di Piazzapulita, ndr) nei prossimi giorni, perché mi mette in bocca frasi che non ho mai detto. Io non ho mai detto che sono razzista”, sostiene. E sui suoi rapporti con Lealtà Azione spiega: “Mi sento vicino nel senso che ho aderito ad alcune loro iniziative che si occupano di sociale, soprattutto la consegna dei pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà e al torneo di calcetto che fanno ogni anno contro la pedofilia. Mi sento assolutamente vicino alle loro battaglie sociali da questo punto di vista. Non stiamo parlando di partiti o di accordi di nessun altro tipo“.
Il servizio ha già provocato diverse reazioni dal mondo politico. Il Pd, con il segretario lombardo Vinicio Peluffo e il capogruppo al Pirellone Fabio Pizzul, chiede che Salvini e il governatore Attilio Fontana “prendano nettamente le distanze dagli estremisti di stampo fascista e nazista e chiariscano sui ruoli di questi personaggi nella Lega e in Regione Lombardia”. “L’inchiesta mostra chiaramente che in uno dei partiti della maggioranza di governo c’è una componente non indifferente di infiltrati di provenienza neo-fascista e para-nazista. Salvini metta immediatamente alla porta i vari Bastoni, Ciocca, Sardone o sarà connivente di una deriva pericolosissima“, scrive l’europarlamentare M5S Dino Giarrusso. Per Loredana De Petris, capogruppo di Liberi e Uguali al Senato, “è incredibile e gravissimo che il leader della Lega non senta lui per primo la necessità politica e morale di mettere alla porta quegli esponenti del suo partito che sono collegati alle peggiori aree neofasciste, razziste, antisemite. Tanto più che non stiamo parlando di anonimi militanti di base ma di dirigenti di notevole spessore, tra cui parlamentari o ex parlamentari ed europarlamentari. È evidente che Salvini non ha alcuna intenzione di rompere con quelle aree, che con la nostra democrazia non hanno nulla a che spartire, e ne è dunque di fatto complice“, attacca.
Dal centrodestra, invece, prevale lo scetticismo. Il cofondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto – ospite nella puntata di Piazzapulita – torna a criticare la modalità di realizzazione dell’inchiesta, con un giornalista sotto copertura che si è finto imprenditore per tre anni: “Visto che il segreto istruttorio non esiste più, quando riguarda alcuni, tanto vale fare le inchieste in streaming. Così almeno non avrebbero la possibilità di fare uscire solo ciò che vogliono o di fare taglia/incolla, come ormai fanno sempre. (Sarcasmo)”, scrive su Twitter. Per il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa “è tutta una cazzata, la Lega non ha nulla a che fare con il neofascismo”. Mentre l’ex ministro Roberto Castelli, storico dirigente nordista del Carroccio, parla di “un tentativo di strumentalizzazione fatto da quattro cazzoni. Tirano fuori questa cosa del fascismo perché non hanno altri argomenti per attaccare la Lega, sono davvero alla frutta”, dice all’Adnkronos. “Mi pare una cosa assurda parlare di vicinanza con i neofascisti, lo stesso Bossi aveva in famiglia partigiani. Abbiamo idee di destra su temi quali i migranti, l’ordine pubblico, ma non si possono mettere in dubbio i fondamenti democratici in cui crede la Lega. La Lega è nata antifascista e pensare che qualcuno sia nostalgico del Duce mi pare troppo”.