L’Europa dei muri ha gettato la maschera. Dodici ministri dell’Interno su 27 Stati membri dell’Ue hanno inviato una lettera alla Commissione europea e alla presidenza di turno del Consiglio europeo per chiedere che vengano utilizzati nuovi strumenti per proteggere le frontiere esterne dai flussi migratori incontrollati provenienti da Africa e Medio Oriente, anche col finanziamento di nuove recinzioni e barriere. E all’Unione questo va anche bene, come dichiarato dalla commissaria agli Affari Interni, Ylva Johansson, al termine del Consiglio Ue, purché vengano finanziati con i soldi dei singoli Stati: “Bisogna rafforzare la protezione dei nostri confini esterni, alcuni Stati membri hanno costruito recinzioni e strutture di protezione, ne hanno il diritto e lo posso capire – ha detto – Ora però, se occorre utilizzare i fondi Ue per fare questo, devo dire no”. Mentre Matteo Salvini affronta il tema dal punto di vista dell’Italia, uno dei Paesi che non hanno siglato la missiva: “Se ben 12 Paesi Europei con governi di ogni colore chiedono di bloccare l’immigrazione clandestina, con ogni mezzo necessario, così sia. L’Italia che dice?“.

Nella lettera i firmatari (Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia) avevano chiesto “nuovi strumenti che permettano di evitare, piuttosto che affrontare in seguito, le gravi conseguenze di sistemi migratori e di asilo sovraccarichi e capacità di accoglienza esaurite che alla fine influiscono negativamente sulla fiducia nella capacità di agire con decisione, quando necessario”. E aggiungevano anche che le soluzioni che saranno trovate dovrebbero mirare “a salvaguardare il sistema comune di asilo riducendo i fattori di attrazione (pull factors)”.

Al suo arrivo prima del vertice, Johansson si era limitata a invitare la Grecia a svolgere indagini accurate e approfondite dopo le rivelazioni sui respingimenti violenti e illegali avvenuti ai confini croato e greco: “Nella mia discussione con il ministro greco ho chiarito che non accetterò che la Grecia non svolga indagini su questo – ha detto rispondendo ai giornalisti – Dobbiamo proteggere le nostre frontiere esterne ma dobbiamo anche proteggere i nostri valori e diritti fondamentali. Tutti gli Stati membri hanno la responsabilità di agire in linea con la reputazione di tutta l’Ue. La Croazia ha fatto la cosa giusta aprendo le indagini e mi aspetto che la Grecia faccia lo stesso”.

Da Atene avevano replicato dicendo che “siamo tutti preoccupati per la situazione in Afghanistan. La Grecia ha dato sostegno e accoglienza su base volontaria, ma dobbiamo trovare una soluzione europea comune“, ha detto il ministro alla Migrazione, Notis Mitarachi, al suo arrivo al Consiglio Ue, sollecitando un Patto su migrazione e asilo più intraprendente “nella parte che riguarda la solidarietà” europea: “I flussi sono una sfida per tutta l’Unione e devono essere condivisi in modo equo da tutti gli Stati membri”. Ma al di là del Patto, spiega, Atene si aspetta che l’Ue “faccia di più” sulla dimensione esterna (collaborazione con i Paesi Terzi), e nella difesa delle frontiere esterne. “È importante andare avanti con la dimensione interna, ma non possiamo separarla da quella esterna, cioè il rapporto di cooperazione con i Paesi di origine e transito”, ha invece dichiarato il ministro dell’Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska. “Occorre un a cooperazione trasversale, che non sia solo mirata sulla sicurezza. È questo il modo migliore di prevenire i flussi irregolari e lottare contro i trafficanti”, ha aggiunto.

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