In una lunga intervista poco meno di un mese fa aveva detto di aspettarserlo viste le prove documentali. Oggi la richiesta di archiviazione per Francesco Greco, capo della procura di Milano, è arrivata. Su richiesta della procura di Brescia. Greco era stato iscritto nel registro degli indagati omissione di atti d’ufficio per il caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara, ex legale esterno di Eni indagato da diverse procure e già condannato per corruzione in atti giudiziari in seguito a un patteggiamento, sullaa presunta loggia Ungheria di cui avrebbero fatto parte magistrati, alti ufficiali e personaggi pubblici di rilievo. Allo stato le affermazioni di Amara non hanno trovato riscontri da parte degli inquirenti di Perugia che indagano per associazione segreta.

A chiedere di archiviare la posizione di Greco è stato il suo collega Francesco Prete titolare con il pm Donato Greco dell’inchiesta che riguarda più in generale i procedimenti milanesi su Eni e la bufera che ha investito parte della magistratura italiana. Indagine che prosegue per la procuratrice aggiunta di Milano Laura Pedio mentre è stata chiusa per l’aggiunto Fabio De Pasquale, per il pm Sergio Spadaro (ora alla procura europea). Chiusi gli accertamenti anche per l’ex consigliere Piercamillo Davigo e il pm Paolo Storari protagonisti della consegna dei verbali di Amara – segretati – perché Storari riteneva che le indagini sulle dichiarazioni di Amara fossero lente.

Le indagini nei confronti di Francesco Greco erano state aperte tre mesi fa dopo le dichiarazioni rese nel corso degli interrogatori dello scorso maggio davanti ai pm bresciani da Storari, accusato invece di rivelazione del segreto d’ufficio in concorso con Davigo. A Greco, sentito due volte, era stato contestato di non aver proceduto tempestivamente con le iscrizioni delle notizie di reato dopo le rivelazioni fatte nel dicembre 2019 da Amara all’aggiunto Pedio e al pm Storari, allora rispettivamente titolare e coassegnatario del fascicolo sul cosiddetto falso complotto Eni.

Storari, che allora aveva sostenuto di aver chiesto ripetutamente a Greco e Pedio di avviare accertamenti per verificare l’attendibilità di Amara, non ricevendo alcuna risposta, a suo dire, dalla inerzia dei suoi capi, consegnò i verbali di quelle gravi dichiarazioni sulla loggia a Davigo per autotutelarsi ed eventualmente l’apertura di una pratica al Csm. Questi verbali, non appena Davigo andò in pensione, sarebbero stati recapitati dalla sua segreteria, Marcella Contraffatto, nelle redazioni di alcuni quotidiani.

La richiesta di archiviazione è in sostanza motivata con il fatto che non spettava a Greco procedere con le iscrizioni nel registro degli indagati, poi effettuate a maggio dell’anno scorso, c’erano un aggiunto e un pm. Inoltre le mail scritte di Storari sono della fine di aprile 2020 mentre non sono provate le precedenti richieste verbali di accertamenti sulla presunta Loggia Ungheria. Per questa vicenda anche Pedio è accusata di omissione di atti d’ufficio. La vice di Greco è indagata poi per la gestione dell’ex manager della compagnia petrolifera Vincenzo Armanna, grande accusatore nel processo sorto attorno alla vicenda nigeriana (in primo grado tutti gli imputati sono stati assolti) e per questo valorizzato dall’aggiunto Fabio De Pasquale e da Spadaro pure loro finiti sotto inchiesta per rifiuto di atti di ufficio.

Chiuse invece le indagini, come riportano alcuni quotidiani, per l’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo e per il pm milanese Paolo Storari e per l’aggiunto Fabio De Pasquale e il pm, ora alla procura europea, Sergio Spadaro.

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