di Eugenia Romanelli
Inaugura il 15 ottobre 2021 alle ore 18 al WeGil di Roma e resterà aperta al pubblico solo tre giorni, la durata del ReWriters fest., alla sua prima edizione. Sto parlando di Rompi le scatole!, la mostra curata dalla giornalista Rory Cappelli, gallerista della fiorentina Crumb Gallery, prima galleria europea dedicata esclusivamente a donne artiste, e sostenuta da Injenia. Cappelli è anche la curatrice della nostra ReWriters Web Art Gallery, che eredita alcune opere dalla prima web art gallery italiana, BazArt, che avevo ideato insieme al critico Luca Beatrice nei primi anni 2000.
Rompi le scatole!, allestita interamente in cartone dall’architetta e inventrice Cristiana Meloni, founder di LABO-Architects&Inventors, per rispondere all’ecosofia del Manifesto ReWriters, è un percorso tra artisti molto diversi: dai muralisti Sten Lex e Lucamaleonte, unici italiani insieme a Orticanoodles invitati da Banksy al suo Cans Festival nel 2008, a Ivan Tresoldi, in arte ivan, il poeta di strada più quotato al mondo, dagli illustratori Vauro e Fabio Magnasciutti, a Giacomo Costa, artista della collezione del Centro Pompidou, e Federico Solmi, premiato dalla Guggenheim Foundation di New York con la John Simon Guggenheim Memorial Fellowship nella categoria Video & Audiofino, fino ai 13 scatti scelti da Letizia Battaglia tra i 356 pubblicati quotidianamente per un anno nella sezione Daily Pic di ReWriters, a cura di Luisa Briganti, direttrice del Centro Sperimentale di Fotografia Adams.
“Opere multiple e multiformi, scatti fotografici che sembrano una cosa e poi sono un’altra – spiega Cappelli – suoni che diventano paesaggi stralunati o cerchi magici che non finiscono mai, quasi un’opera di Escher, cuori che pulsano nel tentare un dialogo con il cervello, cipolle che parlano, temi sociali e ambientali raccontati attraverso segni che hanno la grazia dell’ironia nonostante la loro nascosta (ma neanche tanto) tragicità, parole che si scompongono e si ricompongono declamando i temi importanti di questo nostro tempo folle e impraticabile. Le opere degli artisti che hanno aderito a ReWriters sono, anch’esse, opere di riscrittura, di interpretazione senza maestri e senza strade già segnate, di punti di vista che sono solo la vista da un punto, come recita il manifesto del Movimento. Opere che si scompongono e si ricompongono in nuovi, inaspettati significati. Opere che spazzano e spezzano gli stereotipi, il prestabilito. Non a caso il titolo della mostra è Rompi le scatole!: apri la mente, lascia che quei contenitori che nascondono mondi e possibilità irrompano sulla scena dell’esistenza. Destabilizzandola, certo. Ma anche rendendola polifonica, multiforme, magmatica. Una polimelodia nascosta in quelle scatole in pezzi da cui fuoriescono colori e indizi. Senza la pretesa di dire, da quell’angolo di mondo, l’assoluto”.
L’inaugurazione sarà il venerdì 15 ottobre alle 18 (obbligo di green pass e prenotazione gratuita: qui) e a seguire prevede, oltre Rompi le scatole!, anche altre due mostre, che ho voluto per dare voce a due temi a cui tengo particolarmente, anch’essi punti del nostro Manifesto: All you can fuck, personale di Adriana Luperto, artista della Crumb Gallery, sarà commentata da Rory Cappelli e Anna Maria Liguori di La Repubblica e di Loretta Bondì, già alta funzionaria dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani e direttrice dei progetti internazionali di BeFree, founder di Le Funambole. È una denuncia sul sommerso nella prostituzione e prende il nome dalle case che, in Germania, per 90-130 euro, trasformano le donne in pietanze da ristoranti All-you-can-eat: l’ambiente sembra quasi una cappella in cui sono raccolte le ragazze e l’altare è il divano rosso che sta loro di fronte, divise in fila come in chiesa.
Mezze nude, in religiosa attesa di iniziare la nottata di lavoro o forse solo esibite in quella stanza dagli arredi rossi per essere scelte. Un’immagine dissacrante per quello che evoca, il raccoglimento mistico, ma anche provocatoria per quello che non mostra: l’assente.
Infine, presentata insieme a Luca Borriello, direttore di INWARD-Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana, Let’s rewrite!, personale di Sten Lex, sostenitori del nostro Movimento e voce “urban” che denuncia un sistema che governa grazie alle divisioni che crea
I due muralisti espongono sette opere di grandi dimensioni, due delle quali per la prima volta in mostra: tre screen, sorta di schermi digitali realizzati con il processo dello stencil poster, e quattro paesaggi urbani e industriali astratti. “Per esempio in Confini – spiegano Sten Lex – abbiamo voluto rappresentare una mappa dai limes immaginari, creando uno spaesamento nello spettatore che si domanda di quali delimitazioni si tratti. I confini nascono da una comunità che traccia una linea. E quella linea sempre è fonte di conflitti, guerre, opposizioni. È per riflettere proprio su questo aspetto del confine che nascono le nostre mappe: per mettere a nudo l’arbitrarietà del limitare, per indurre a domandarsi, nell’assenza di specifiche nazioni, da dove nasce l’esigenza di dividere”.