L’intervento di “Mario”, tetraplegico da 11 anni e in attesa di essere aiutato a morire in piena legalità, come previsto dalla Corte costituzionale in seguito al caso Cappato, al XVIII congresso dell’Associazioni Luca Coscioni.

Mario (che ha scelto un nome di fantasia per preservare la serenità famigliare) ha 43 anni, abita in un paesino delle Marche e, a causa di un grave incidente stradale che gli provocato la frattura della colonna vertebrale con la conseguente lesione del midollo spinale, è tetraplegico e ha altre gravi patologie. Le sue condizioni sono irreversibili.

Mario ha provato tutte le stradi possibili per recuperare parte della sua salute ma nulla è servito. Mario sta conducendo una battaglia per vedersi riconosciuto il diritto a un fine vita legale e, per ottenerlo, sta chiedendo alla sua Asl di verificare la sussistenza delle condizioni enucleate dalla Corte costituzionale nella cosiddetta “Sentenza Cappato” riguardante il caso di Fabiano Antoniani, a tutti noto come Dj Fabo. Sentenza che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 580 del codice penale per la parte relativa all’aiuto al suicidio laddove non esclude la punibilità nei casi in cui è fornito a una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del Servizio Sanitario Nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente.

Alla richiesta di Mario, la Asl ha risposto con un diniego senza nemmeno attivare le procedure indicate dalla Corte costituzionale che ha stabilito che per dar corso alle richiesta della persona interessata – in virtù di norme già in vigore nel nostro ordinamento – occorre verificarne le condizioni da parte di una struttura pubblica del Servizio Sanitario Nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente. La Asl, però, nega a Mario persino l’attivazione delle procedure di verifica.

La battaglia ha avuto poi un risvolto legale. Ma anche il Tribunale di Ancona, con una pronuncia resa nota a fine marzo 2021, ha negato la possibilità per Mario di accedere alla morte assistita in Italia.

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