Cultura

Alluvione del Polesine, 70 anni dopo: dal primo disastro del Dopoguerra alla gara di solidarietà che mise d’accordo Usa e Urss (e Bartali e Coppi)

A Palazzo Roncale, a Rovigo, da sabato in mostra le immagini della catastrofe naturale che travolse le province di Rovigo e Venezia. Una storia che portò la regione adriatica da territorio inospitale a patrimonio dell'Unesco

di Marco Ferri

Fu un’immane tragedia, capace di sconvolgere la vita delle popolazioni del Polesine, in particolare di quelle delle province di Rovigo e di Venezia. Sono trascorsi esattamente 70 anni dalla grande alluvione del Polesine che nel novembre del 1951 causò oltre 100 morti, quasi 200mila sfollati ed ebbe conseguenze sociali di grande portata per un’intera area geografica: un abitante su tre dopo il 1951 lasciò il Polesine, dove il numero dei residenti ricominciò a crescere solo 50 anni dopo.

Per ricordare quel disastro che seguiva di soli sei anni la fine della seconda guerra mondiale in Italia e quindi coincise con la fase più delicata della ricostruzione postbellica, a Palazzo Roncale di Rovigo sabato 23 ottobre si inaugurerà 70 anni dopo. La Grande Alluvione, mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e curata da Francesco Jori, con Alessia Vedova e Sergio Campagnolo, che proseguirà fino al 30 gennaio 2022.

Non si tratterà di una mostra solo fotografica e documentaria, bensì del tentativo di rispondere anche a una domanda la cui risposta pare scontata: da una catastrofe può derivare anche qualcosa di positivo?

Il primo a rispondere è Gilberto Muraro, presidente della Fondazione, il quale afferma che “questa mostra intende soprattutto focalizzare come quella tragedia si ripercuota oggi nel tessuto fisico, sociale ed economico del Polesine. Cercando di indagare cosa, oltre al ricordo, al dolore, alle tragedie personali e sociali, derivi oggi, cioè 70 anni dopo, da quell’alluvione. Che certamente ‘bloccò’ un territorio, ma che orgogliosamente, grazie anche alle previdenze statali per le aree disagiate e agli aiuti di molti italiani e non solo, ebbe la forza di riprendersi, pur restando estraneo all’esplosione industriale che a partire dagli anni Sessanta mutò il volto di altre province del Veneto”.

L’alluvione del Polesine scatenò una ventata di solidarietà come mai si era visto in Italia, complice anche la nascita della televisione che negli anni successivi contribuì a far sentire un po’ tutti gli italiani colpiti da quella tragedia visibile attraverso tanti filmati, documentari e immortalata perfino in alcune pellicole cinematografiche, come Il ritorno di Don Camillo del 1953, il secondo della serie, che si chiude proprio con le terribili immagini delle acque del Po cresciute oltre misura. Senza contare che per la prima volta in piena “coesistenza pacifica” post guerra fredda, Stati Uniti e Unione Sovietica aiutarono l’Italia e perfino Gino Bartali e Fausto Coppi per una volta non salirono in sella alle proprie biciclette, ma due mesi dopo l’alluvione organizzarono un derby milanese di calcio – con Giuseppe Meazza arbitro e Costante Girardengo guardalinee – che raccolse otto milioni di lire, che per l’epoca erano una somma notevole.

Ma evidentemente il tessuto sociale del Polesine dovette adattarsi alla nuova situazione che si stava creando: “In carenza di un vero sviluppo del comparto industriale – aggiunge il curatore della mostra Francesco Jori – il Polesine puntò su quello agricolo, riqualificandolo e riqualificandosi, dal riso alla orticoltura. Un territorio che ha fatto di un delta abbandonato e nemico, di una terra di malaria prima e di pellagra poi, una delle più ambite e importanti aree umide d’Europa, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio della Biosfera. Che ha saputo qualificare anche il patrimonio del suo mare, con la mitilicoltura e la pescicoltura di eccellenza. Che da quella tragedia è stato spinto a rispettare, tutelare e valorizzare il suo ambiente. E che ha ricominciato a guardare alla globalizzazione, ricordando di essere stato, per un millennio, quando Adria dava il suo nome ad un mare, uno dei gangli di incontro delle reti commerciali del mondo. In questi 70 anni non sono certo mancati distorsioni ed errori, fisiologico frutto dei tempi e della legittima necessità di lavoro e di benessere. Ma nel suo insieme questo territorio costituisce oggi un patrimonio ambientale e umano altrove perduto. Un patrimonio che consente oggi al Polesine di continuare a pianificare un futuro di qualità”.

Info mostra

70 anni dopo. La grande alluvione
Curatori | Francesco Jori, con Alessia Vedova e Sergio Campagnolo
Quando | 23.10.2021-30.01.2022
Dove | Palazzo Roncale, Rovigo
Orari | Tutti i giorni 9-19. Sabato, domenica e festivi 9-20
Biglietti | Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria
Contatti | Tel. 0425 4600296 – email info@palazzoroverella.com
Web | www.palazzoroverella.com/mostra/70-anni-dopo-la-grande-alluvione/

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