Secondo le indagini tecniche svolte dai consulenti dei pm non sarebbe stato rispettato il piano del ministero dell’Ambiente in merito alla bonifica delle acque di falda. La società: "Abbiamo sempre operato nel rispetto dei requisiti di legge"
Manganese, idrocarburi e mercurio nelle acque che poi finiscono in mare o nei terreni. La Procura di Gela ha eseguito il sequestro della Società Syndial Sicilia, ora Eni Rewinds s.p.a, ramo aziendale della raffineria di Gela che si occupa di bonifiche. Secondo le indagini tecniche svolte dai consulenti dei pm non sarebbe stato rispettato il piano del ministero dell’Ambiente in merito alla bonifica delle acque di falda.
Dagli accertamenti sono risultate alte concentrazioni dei due metalli e di idrocarburi. Disposto il sequestro preventivo, su ordine del giudice per le indagini preliminari, anche delle aree dello stabilimento destinate all’attuazione della bonifica. Il gip disposto la nomina di un amministratore giudiziario che dovrà provvedere all’esecuzione delle bonifiche. L’attività investigativa è stata eseguita dalla Capitaneria di Porto di Gela e dal Commissariato di polizia di Gela su delega della Procura guidata dal procuratore Fernando Asaro.
“L’Eni ha sempre operato nel rispetto dei requisiti di legge e, prendendo atto dei provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria, si riserva ogni opportuna valutazione in sede processuale, continuando a collaborare con la magistratura- afferma un portavoce della società contattato dall’Ansa – Eni prende atto dei provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria rispetto all’impianto Taf a Gela. La società, riservandosi ogni opportuna valutazione in sede processuale, conferma di avere sempre operato nel rispetto dei requisiti di legge e ribadisce che continuerà ad interloquire con la magistratura assicurando la massima cooperazione”.