Un’aggressione in piena regola, con mazze da baseball e spranghe di ferro impugnate da un gruppo di picchiatori, che si sono scagliati contro i lavoratori in sciopero. Sono scene impressionanti quelle che arrivano dal Macrolotto di Prato, dove la prima vittoria ottenuta dagli operai della Texprint ha incoraggiato altri operai a denunciare condizioni di sfruttamento. È il caso dell’azienda ‘pronto moda’ Dreamland di via Galvani, al cui interno vengono anche allevati cani in gabbia. Qui lo scorso luglio, dopo una denuncia del sindacato SiCobas all’ispettorato del lavoro, venivano certificati turni di 12-14 ore per sette giorni alla settimana e lavoratori in nero. Attività sospesa e sanzioni, dopo aver saldato il conto la ditta ha riaperto e “punito” gli operai che avevano denunciato le condizioni di sfruttamento al sindacato riducendo il loro incarico a sole tre ore al giorno, con sospensione della paga. Come è possibile tutto questo? “È semplice – spiegano i sindacalisti del SiCobas di Firenze e Prato che nel Macrolotto, da due anni, denunciano quelle che sembra solo la punta di un iceberg di sfruttamento e impunità generalizzate – Sfruttare conviene, anche se ogni tanto c’è da pagare qualche multa”.
Tornando alle botte, nel pomeriggio di ieri gli operai, nell’ambito dello sciopero nazionale indetto dai sindacati di base, stavano protestando pacificamente davanti ai cancelli quando hanno visto arrivare un gruppo di persone. Tra queste, secondo il racconto degli operai, “due responsabili della ditta e altri volti mai visti” che sembravano essere stati ingaggiati appositamente per la spedizione punitiva. Presenti fin dall’inizio anche quattro agenti della Digos, che hanno ripreso la scena ma non sono riusciti a fermare la violenza (anche considerati i rapporti numerici). Davanti agli occhi di una bambina che, inspiegabilmente, era stata portata ad assistere al blitz da due dipendenti della ditta, gli operai sono stati colpiti con mazze e sprangate, strattonati e presi a calci e pugni. Si è scatenato un parapiglia fino a quando, forse compreso che oltre alle riprese dei cellulari degli operai avevano davanti personale di polizia, i picchiatori si sono allontanati. “Il lavoratore che aveva fatto denuncia è finito in ospedale ed ha perso la memoria per le botte ricevute alla testa – commentano dal SiCobas – Le aziende del tessile di Prato sfruttano perché vengono lasciate sfruttare. Le squadracce picchiano perché vengono lasciate picchiare chi alza la testa. Era già successo alla Texprint. Prima ancora alla Gruccia Creation. Le istituzioni di questa città sono responsabili di questa ennesima violenza”.