Ciolos è un politico europeo d'esperienza ed è stato già primo ministro tra il 2015 e il 2017. In parlamento però ha poco sostegno e, secondo gli osservatori, Klaus Iohannis lo ha proposto per questo: dopo il rifiuto della camera, vuole infatti ripresentare come leader dell'esecutivo il premier sfiduciato, Florian Citu
Dopo una settimana dalla caduta del governo di centrodestra di Florin Citu, l’ex commissario europeo Dacian Ciolos potrebbe diventare il nuovo premier della Romania. Il presidente Klaus Iohannis – unica figura a poter proporre il primo ministro, secondo la costituzione rumena – ha presentato il suo nome al Parlamento. Ora il leader di Usr – Plus (Uniunea Salvati Romania) – uno dei partiti della vecchia coalizione – ha dieci giorni per ottenere la fiducia dalla Camera e farsi eleggere ufficialmente. L’esito non è per nulla certo: alcuni gruppi, – secondo gli osservatori – mirano ad andare a elezioni anticipate, possibili dopo due rifiuti consecutivi ai nomi proposti dal presidente. Per altri – tra cui lo stesso Iohannis -, l’obiettivo è invece portare Citu alla guida dell’esecutivo.
“È un onore e una grande responsabilità” ha dichiarato in un post su Facebook Ciolos, aggiungendo davanti ai media locali di voler avviare i negoziati per la formazione del nuovo governo. L’aspirante premier ha 51 anni ed è un politico d’esperienza: dopo una lunga carriera da agronomo, ha avuto diversi incarichi governativi. È già stato anche primo ministro dal 2015 al 2017. In Europa è stato l’incaricato per l’Agricoltura e le politiche rurali nella commissione Barroso, tra il 2010 e il 2014. Inizialmente vicino al Partito Popolare, di centrodestra, è poi diventato presidente del gruppo politico Renew Europe, che raggruppa tutti i liberali fra cui En Marche del presidente francese Emmanuel Macron. Qualche settimana fa ha però annunciato le sue dimissioni, per tornare a dedicarsi alla politica interna. A scatenare la crisi di governo era stata l’uscita dalla maggioranza di due ministri proprio del suo partito. La decisione era stata il risultato di un mese di tensioni in cui l’Usr ha criticato aspramente l’ex premier e il suo Pnl (Partidul National Liberal), denunciandone l’immobilismo e gli atteggiamenti autoritari, oltre la gestione inefficace della pandemia.
La fiducia immediata a Ciolos è però uno scenario improbabile: il gruppo liberale-ecologista è solo il terzo del Parlamento rumeno e né il Pnl né i socialdemocratici (Psd) sono intenzionati ad appoggiarlo. Di contro, nessuno degli altri partiti ha avanzato proposte concrete durante le consultazioni con il presidente Iohannis. La sinistra ha chiesto elezioni anticipate, mentre l’Udmr – che rappresenta le persone di etnia ungherese – si è detto vagamente pronto a guidare l’esecutivo nei prossimi sei mesi. Alcuni osservatori vedono nella proposta del capo di Stato un diversivo, nell’attesa di riaffidare il ruolo a Citu, notoriamente un suo protetto. Infatti la costituzione rumena gli vieta di proporre alla prima tornata un premier sfiduciato. La sua scelta è quindi ricaduta su una figura che ha buone possibilità di essere rigettata dal parlamento.
In caso Ciolos fosse eletto, Iohannis avrebbe comunque un beneficio: per gli osservatori, ne approfitterebbe per minare la credibilità di un possibile rivale per le Presidenziali del 2024, lasciandogli un campo molto limitato di manovra in una situazione d’emergenza. Le dimensioni della crisi sanitaria sono infatti sempre più preoccupanti, con nuovi picchi di contagi e decessi, il collasso del sistema ospedaliero e la lentezza della campagna vaccinale. Il nuovo premier dovrà poi affrontare l’aumento dei costi energetici e l’approvazione delle riforme necessarie per distribuire i 30 miliardi di euro assegnati dall’Unione europea per la gestione della pandemia. Fino alla nuova nomina, l’incarico rimarrà a Citu, anche se con poteri limitati e senza la possibilità di emanare decreti d’urgenza.