La vicenda, in cui l'ex primario del Sacco è indagato per falso riguarda il ruolo di professore associato presso il dipartimento diretto dallo stesso Galli andato ad Agostino Riva, mentre il secondo candidato (più titolato), il primario all’ospedale Niguarda Massimo Puoti, si ritirerà. “Si fa tutto quello che si può fare eh”, dice Galli. Mentre in un’altra intercettazione sospira: “Però non me lo far dire...
L’infettivologo ed ex primario all’ospedale Sacco Massimo Galli, coinvolto nell’inchiesta milanese sui concorsi truccati all’università Statale, nei giorni scorsi aveva spiegato ai giornali: “Non ho mai truccato quel concorso”. Dopodiché ieri ha evitato di farsi interrogare dai magistrati. Eppure a leggere le intercettazioni contenute negli atti d’indagine il quadro sembra diverso. Sul piatto c’è il ruolo di professore associato presso il dipartimento diretto dallo stesso Galli andato ad Agostino Riva, mentre il secondo candidato (più titolato), il primario all’ospedale Niguarda Massimo Puoti si è ritirato. Scrivono gli inquirenti: “I rapporti personali tra Galli e Riva possedevano un’intensità tale da far sorgere il sospetto che il candidato Riva venisse giudicato non in base ai titoli e al risultato delle prove, ma in virtù della precostituita volontà di Galli di avvantaggiarlo”. Del resto, nel luglio 2020, a giochi fatti lo stesso Galli intercettato ricordando la vicenda Riva spiega: “Ecco, per cercare di uscire dal fondo della classifica (…) abbiamo fatto le operazioni che dovevano essere fatte portando avanti Agostino (…) è chiaro che insomma, giocare tutte le carte diventa veramente difficile”. Poi aggiunge: “Si fa tutto quello che si può fare eh”. Mentre in un’altra intercettazione sospira: “Però non me lo far dire…”. Secondo la Procura queste parole rappresentano la “definitiva conferma dei favoritismi compiuti per far conseguire a Riva l’importante incarico”.
La vicenda, in cui Galli è indagato con l’accusa di falso per aver taroccato un verbale della commissione giudicatrice, inizia a delinearsi sul finire del 2019 e si conclude nell’aprile successivo in piena pandemia. Fin da subito, ragionano gli inquirenti, il “rapporto fiduciario tra i due (…) avrebbe dovuto imporre a Galli di astenersi per evitare che il suo giudizio fosse, per usare un eufemismo, parziale e precostituito”. Già a gennaio 2020, quando ancora i criteri del bando dovevano essere scritti, Galli sapeva che sarebbero stati due i candidati e che “l’altro”, rispetto a Riva avrebbe rinunciato. Con Riva al fianco lo dice agli altri due commissari. Scrivono i magistrati: “Occorre evidenziare le spiccate condotte di favoritismo che portavano Galli, alla presenza di Riva, a contattare gli altri membri della commissione per metterli a conoscenza di informazioni riservate”. Di questo parla la dirigente del Sacco Monica Molinai con Claudia Moscheni, ricercatrice e componente del Senato accademico indagata per per ben cinque concorsi. Dice la prima: “Chi aveva di fianco? Riva (…). Con lui (Galli) al telefono che chiama la commissione: tanto l’altro non si presenta. Ma che cazzo (…). Gli ho detto, ma stia zitto, ma cosa dice! Ma puoi chiamare la commissione e dire che tanto l’altro ha già dichiarato che non si presenta, che tu non dovresti neanche sapere chi è l’altro! (…). Poi gli ho detto, ma cerchiamo di fare le robe (…) ogni tanto seriamente”. Al che la Moscheni dice: “No ma guarda, io mi auguro che avesse il telefono sotto controllo giuro!”. Prosegue Molinai: “Lui vuole fare la valutazione titoli in un’ora”. Commenta la Moscheni: “Bisogna vedere quanto sono consapevoli gli altri due”, riferendosi agli altri due commissari che finiranno indagati.
Il 25 ottobre 2019 Galli, in quanto presidente della commissione, parla con il commissario e docente de La Sapienza di Roma Carlo Mastroianni (indagato): “Mi dispiace perché spero che non ci siano rogne insomma”. Mastroianni: “Quante domande sono?”. Galli: “Due probabilmente, però mi auguro che una delle due vada a sparì se no viene fuori un bel casino”. Poi aggiunge: “Ma da sparire per logica eh, non per pressione”. L’intercettazione, secondo gli inquirenti, “riconduceva i possibili casini alla mancata revoca dell’altro candidato, che li avrebbe costretti a sminuirne indebitamente il curriculum e a esporsi a probabili ricorsi”. Secondo gli inquirenti, poi, “Riva veniva coinvolto nello svolgimento della procedura, lasciando trasparire la consapevolezza dell’illiceità che contraddistingueva i due protagonisti (lui e Galli, ndr) dell’accordo collusivo”. Tanto che Galli, durante una prima commissione, lo chiama per sapere le sue pubblicazioni. Dice: “Ago, la frase che avevo messo era: orientamento della produzione scientifica non monotematica (…). C’è tutto no?”. Riva conferma. Galli passa il telefono alla sua segretaria che spiega: “Ago se ho bisogno ti chiamo, non venire qua”, visto che è in corso la commissione. Il 14 febbraio si replica e questa volta c’è da dare i punteggi ai due, calcolati prima delle 11,45 come da verbale chiuso a quell’ora. In realtà nel pomeriggio i punteggi ancora non ci sono e Galli chiede un mano allo stesso Riva. Dice l’infettivologo: “In due è meglio che one altrimenti li metto io alla cazzo sperando che non ci siano casini”.
Ragionano gli inquirenti: “Ciò che sorprende è che tale attribuzione dei punteggi sia stata preordinatamente decisa da Galli per favorire Riva e comunicata agli altri commissari soltanto in seguito”. Solo a sera i punteggi saranno pronti: Riva supera Puoti di tre punti che a quel punto si ritira e con al compagna si sfoga: “Mi hanno fregato sui titoli, penoso”. A fine febbraio, poi, un docente di Brescia annuncia il ritiro di Puoti a Galli che commenta: “Sono molto lieto di avere la possibilità di risolvere un problema in amicizia, senza dovermi trovare a fare cose (…) che non mi si addicono e che non si addicono a nessuno di noi, ecco facciamo così”. La presunta farsa del concorso per professore associato vinto poi da Agostino Riva non si ferma ai punteggi, ma prosegue, intercettazione dopo intercettazione, anche per la prova orale. “Al riguardo – si legge negli atti – giova evidenziare che in relazione alla scelta delle materie non vi era stata alcuna concertazione da parte della commissione ma il mero assenso degli altri componenti alla protagonistica regia di Galli”. Quest’ultimo, intercettato con il collega Mastroianni dice: “Ti sta arrivando la proposta con le tre domande”. Mastroianni chiede: “Che devo fare?”. Galli è molto chiaro: “Devi rispondere: va bene (…). Domani formalmente a lezione, ci siamo capiti”. Così sarà, Riva sosterrà un surreale esame con a fianco Galli. Il tutto in meno di venti minuti.