Dopo settimane di tensione, alla fine è arrivata la decisione dei Brooklyn Nets. Kyrie Irving, stella della Nba, il massimo campionato di basket mondiale, ieri è stato messo fuori rosa perché non vuole vaccinarsi. A fine settembre New York e San Francisco avevano vietato a chiunque non fosse immunizzato di scendere in campo nel perimetro cittadino. Inizialmente era sembrato che il playmaker – da scettico sul Covid 19 e sui vaccini – potesse però giocare in trasferta e allenarsi al Barclay’s Center. Oggi però la società ha chiuso anche questa porta, forse per forzare – a scapito di stipendio e carriera – la posizione del cestista. “Uncle Drew” però è irremovibile: questo nuovo sviluppo della vicenda di certo influenzerà gli equilibri di una delle squadre favorite del campionato, al via il prossimo 19 ottobre.
Lo ha confermato il general manager Sean Marks: “Irving ha fatto una scelta personale che rispettiamo, ma questa scelta limita la sua capacità di essere un membro a tempo pieno della nostra squadra, e noi non permettiamo a nessuno di partecipare part time“. Dunque, dopo la scorsa stagione funestata dagli infortuni, sembra esserci un nuovo ostacolo a separare il fuoriclasse – oro olimpico a Rio nel 2016 e campione mondiale in Spagna nel 2015 – dal campo. Nonostante il 29enne faccia parte dei “Big Three” di Brooklyn, con Kevin Durant e James Harden, il coach Steve Nash dovrà fare a meno di lui. Pur non avendo mai detto chiaramente di non essere vaccinato, le sue posizioni sull’obbligo erano note da tempo. Come vicepresidente del comitato esecutivo del sindacato dei giocatori, la NBPA, si era a lungo battuto perché i giocatori – a differenza di pubblico e staff – ne rimanessero esclusi. Alcune città – tra cui New York – però chiedono il vaccino a chiunque partecipi a eventi al chiuso, anche nei palazzetti dove si disputano le partite di basket: Irving quindi avrebbe dovuto rimanere fuori dalle 41 sfide casalinghe, oltre che nelle difficili trasferte di San Francisco, contro i Warriors di Stephen Curry.
Lo scorso weekend al giocatore era stata concessa la possibilità di allenarsi con i suoi compagni. Aveva partecipato anche a un allenamento organizzato in pubblico al parco sotto il ponte di Brooklyn. La dirigenza dei Nets sembra però aver cambiato idea: “Senza dubbio perdere un giocatore come Kyrie fa male, non lo negherò – ha detto ancora Sean Marks – ma in fin dei conti, la nostra attenzione, dei nostri allenatori e quella della nostra organizzazione è rivolta ai giocatori che verranno coinvolti da qui in avanti e che parteciperanno pienamente alla stagione”