Il contratto multiservizi è stato rinnovato a giugno da dopo otto anni di attesa e sull'onda di scioperi e proteste. La paga base arriverà a 7,53 euro a regime, tra tre anni. "Con scatti di anzianità, integrativi e tredicesima si arriva a 10 euro", rivendica Cinzia Bernardini, segretaria nazionale Filcams Cgil. "E va considerato che abbiamo ottenuto la conferma del pagamento dei primi tre giorni di malattia e della clausola sociale cogente", che in caso di cambio appalto impone di reimpiegare gli stessi lavoratori alle stesse condizioni
Il lavoro povero ha tante facce. Non c’è solo il Far west dei contratti pirata a suggerire la necessità dell’introduzione di un salario minimo legale anche in Italia. Ci sono comparti in cui a condizioni spesso estremamente dure fanno da contraltare retribuzioni molto basse anche quando il contratto è quello firmato dai sindacati maggiori. Vedi il cosiddetto multiservizi che si applica a pulizie e sanificazione, rinnovato a giugno da dopo otto anni di attesa e sull’onda di scioperi e proteste da parte di lavoratori che durante il lockdown si sono scoperti “essenziali” ma hanno dovuto lottare anche solo per ottenere mascherine e altri dispositivi di protezione. La paga base oraria oggi è poco meno di 7 euro all’ora e arriverà a 7,53 a regime, tra tre anni.
“Ma parlare solo di minimi è riduttivo: con scatti di anzianità, integrativi e tredicesima si arriva a 10 euro“, rivendica Cinzia Bernardini, segretaria nazionale Filcams Cgil. “Il mensile full time arriverà a 1.360 euro con 14 mensilità, anche se in effetti la maggior parte dei lavoratori è in part time involontario e in quel caso chi fa mezza giornata scende a poco più della metà”. In generale, secondo la sindacalista “va considerato che un Ccnl stabilisce una serie di diritti e tutele normative, economiche e “sociali” che lo qualificano in maniera ben superiore rispetto al solo livello della paga base: per esempio abbiamo ottenuto la conferma del pagamento dei primi tre giorni di malattia, a cui la controparte si opponeva, e della clausola sociale cogente”, quella che in caso di cambio appalto impone di reimpiegare gli stessi lavoratori alle stesse condizioni.
Nonostante questo “ogni cambio è una battaglia. E attraverso i subappalti anche nel settore pubblico accade che per ridurre i costi siano applicati contratti pirata, oppure il multiservizi al posto di altri più costosi per il datore. Addirittura negli ospedali: ci è capitato di vedere inquadrare in questo modo lavoratrici che svolgevano attività di operatrici socio sanitarie, nascondendosi dietro il fatto che in quell’ospedale la stessa ditta faceva anche le pulizie. Negli appalti di servizi, dove il costo della manodopera vale il 70% del totale, queste forzature equivalgono a incidere sulla carne viva dei lavoratori. Per non parlare dei contratti firmati da associazioni datoriali e sindacali quasi inesistenti, che nella maggior parte dei casi non hanno 14esima, non prevedono il pagamento dei primi 3 giorni di malattia, spesso hanno meno permessi e ferie o maggiorazioni più basse per lo straordinario”.
Il salario minimo non aiuterebbe, fissando una base sotto la quale non si può scendere? “Dal punto di vista della paga oraria, se fissato a 9 euro l’ora sarebbe oggettivamente più alto rispetto a quanto previsto dal nostro Ccnl. Ma se si tiene conto degli scatti di anzianità e di tutti gli altri benefit e garanzie credo che superiamo quella cifra”.