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Salvini attacca i ministri e incontra (di nuovo) il premier Draghi: “Il problema è il lavoro, non il fascismo. Proposto pacificazione del Paese”

Il leader della Lega torna a criticare il governo e in particolare la titolare del Viminale Luciana Lamorgese: "Se non fermiamo un disadattato con braccialetto elettronico io sono preoccupato". Poi a Palazzo Chigi vede il premier, che chiama "amministratore delegato", e chiede di avviare "un percorso di pacificazione" e "frenare le campagne di delegittimazione contro il centrodestra". E' lo stesso termine usato da Grillo, che però si riferiva ai tamponi gratuiti, non alla manifestazione antifascista in programma sabato a Roma

“L’emergenza è il lavoro e non il fascismo“. Matteo Salvini torna all’attacco dei ministri del governo, su tutti la titolare del Viminale Luciana Lamorgese, e chiede ancora una volta l’intervento del “manager” Mario Draghi per “guidare un percorso di pacificazione nazionale“. “Io sono preoccupato, ho chiesto un incontro a Draghi perché il Paese non va lontano”, dice Salvini durante la conferenza stampa del centrodestra a Roma. Poche ore più tardi, intorno alle 15, il leader della Lega è già a Palazzo Chigi: il secondo faccia a faccia tra i due dura circa 60 minuti. Il presidente del Consiglio e Salvini hanno discusso di Legge di Bilancio e decreto fiscale, comunica Palazzo Chigi. La Lega invece riferisce che il sottosegretario ha sottolineato l’esigenza di ritrovare al più presto un clima di unità e concordia nel Paese e “ha formulato al presidente del Consiglio, Mario Draghi una proposta di ‘pacificazione nazionale‘ a nome di tutto il centrodestra”. Un invito, spiegano sempre fonti del Carroccio, “a tenere i toni bassi“, chiedendo al presidente di “intervenire per appellarsi alla responsabilità e frenare le campagne di delegittimazione che nelle ultime settimane sono state particolarmente feroci contro il centrodestra, a partire da Lega e Fratelli d’Italia”.

Salvini, dopo le polemiche per l’assalto alla sede della Cgil durante la manifestazione dei no green pass a cui hanno partecipato i gruppi di estrema destra con in testa Forza Nuova, usa il concetto di “pacificazione” lanciato ieri da Beppe Grillo, ma in modo completamente diverso. Il garante del M5s infatti si riferiva alla proposta di rendere gratuiti i tamponi per i lavoratori, in modo da consentire anche ai non vaccinati di entrare in aziende e uffici. Salvini invece si riferisce alla manifestazione antifascista organizzata dai sindacati per sabato 16 ottobre a Roma, a cui il centrodestra ha annunciato che non parteciperà.

Solo una settimana fa, il leader della Lega aveva chiesto e ottenuto un altro incontro con il premier: in quel caso, Salvini aveva alzato il livello dello scontro sulla riforma fiscale dopo il risultato deludente al primo turno delle elezioni amministrative. Poi, al termine del vertice chiarificatore, aveva annunciato che si sarebbero tenuti incontri settimanalmente. Ora invece per non affrontare il nodo green pass e il dibattito sullo scioglimento di Forza Nuova, Salvini utilizza il termine “pacificazione” e chiede ancora al premier di intervenire: “Il 30 ottobre Roma è sulle tv di tutto il mondo con il G20 e noi come ci presentiamo. Non possiamo fallire però se non fermiamo un disadattato con braccialetto elettronico io sono preoccupato”, dice, riferendosi all’esponente romano di Forza Nuova Giuliano Castellino.

“L’ad di questo governo – prosegue Salvini – non può permettere che l’Italia vada incontro a questi problemi“. Venerdì è il giorno dell’introduzione dell’obbligo del green pass per lavorare e della nuova manifestazione contro il certificato verde a Roma: “È una giornata che ha bisogno di unità“. Poi il leader della Lega torna sul fascismo e arriva l’attacco ai ministro e indirettamente a Lamorgese: “Tirare fuori gli scheletri dal passato non fa bene all’Italia e non fa bene al governo. E siccome di alcuni ministri non ho particolare stima né fiducia, ne parlerò con il manager, l’amministratore delegato di questo governo, non può permettere che l’Italia vada incontro a problemi enormi”.

“Chiederò a Draghi di guidare un percorso di pacificazione nazionale – aggiunge quindi Salvini – Qua siamo a manifestazioni di partito il giorno prima delle elezioni, il giorno prima del voto”, dice riferendosi appunto all’evento antifascista di sabato. “Se andiamo avanti così di settimana in settimana non facciamo un bel servizio al paese. Noi mettiamo a rischio un milione di posti di lavoro nelle prossime settimane o vogliamo fare l’esame di storia a Michetti?”. “Draghi non può permettere che l’Italia vada incontro a problemi enormi. O pacifichiamo realmente questo paese, mettendo al centro il lavoro e non l’ideologia, oppure non facciamo un buon servizio”, conclude.

“Dal cilindro sdrucito di Salvini oggi esce l’idea di una pacificazione nazionale da affidare a Draghi: basta che si calmi lui ed è fatta, non c’è bisogno di scomodare il presidente del Consiglio”, commenta Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato M5s. “Salvini è da un anno e mezzo che cavalca le pulsioni peggiori, non ho dimenticato quando imitava Bolsonaro contro il lockdown, ricordo che ha voto contro l’estensione dell’emergenza sanitaria, ha sempre alimentato tensioni e scontri finché non ha perso il controllo sabato scorso quando una parte dei manifestanti, perché ‘Io apro’ è sempre stato vicino alla Lega, ha fatto azioni scellerate”, è invece la lettura dellex ministro dem Francesco Boccia intervistato a Radio Immagina, la web radio del Pd.

“Sicuramente in Italia c’è un clima molto preoccupante per varie ragioni e sicuramente il presidente Draghi può essere una figura utile con cui confrontarsi. Anche dalle scelte del governo dipendono le soluzioni a questi problemi, ad esempio dal governo dipendeva l’impossibilità dei fatti che abbiamo visto sabato, perché quella roba lì si poteva evitare“, dice infine la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.