Sofia Goggia ha deciso di investire nelle galline per rilanciare e sostenere la sua terra d’origine, la Bergamasca. La “rivelazione” è arrivata in un’intervista al Corriere della Sera, in cui ha spiegato come è nato questo progetto e l’importanza di salvaguardare e valorizzare la cultura contadina. “Ho deciso di investire nel progetto ‘Le Selvagge‘, un’azienda agricola che alleva 2500 galline – ha annunciato la sciatrice -: vivono allo stato brado in un bosco sopra Nembro e sotto Selvino, a Lonno, ascoltano musica classica tutto il giorno e le loro uova, certificate come biologiche, sono vendute anche a ristoranti top, ad esempio quelli di Cracco a Portofino e a Milano e il Carlo Magno a Brescia“.
Tutto è iniziato, neanche a dirlo, nel 2020, in piena pandemia di Covid: “Una piccola voce – ha raccontato Sofia Goggia – emersa nel silenzio di giorni terribili, soprattutto nella mia Bergamo”. Era quella di Marco Rossi, un ex ristoratore che decise di cambiare vita e allevare galline, aprendo un pollaio speciale, dove i pennuti possono vivere felici “e avere uno spazio ben superiore ai 6 metri quadrati ciascuno che fanno scattare la qualifica di ‘biologiche’ alle uova. Durante il Covid venivano dei ragazzi, figli di amici dei miei genitori, a vendermi le uova: costavano poco, quasi me le davano gratis. Tramite loro ho conosciuto questa realtà che mi ha incuriosito: il progetto di Marco mi ha entusiasmato. L’iniziativa ha avuto una eco importante nella Bergamo di quei brutti giorni: l’azienda ha cominciato a vendere ai privati, poi agli esercizi commerciali e ai ristoranti”.
Ovviamente la principale occupazione di Sofia Goggia resta lo sci, con le Olimpiadi di Pechino da preparare, ma quando può va volentieri nel pollaio: “Aiuto anch’io con la pollina, sì rimuovo la ‘m…’ e mi viene in mente la risposta che Thomas Shelby nella serie televisiva Peaky Blinders diede ai contadini che gli domandavano perché fosse lì: ‘Cerco solo di ricordarmi che cosa sarei stato se non fossi diventato chi sono’. Il contadino è spesso disdegnato: passa per essere grezzo e rozzo e privo di cultura – conclude la discesista -. In realtà ha dalla sua una cultura ancestrale ed è questo che mi ha affascinato, oltre alla possibilità di valorizzare il mio territorio. Il nome ‘Le Selvagge’, poi, mi pare perfetto per le mie galline: mica potevo allevare l’oca Samantha…”.