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Alitalia, stasera l’ultimo volo della compagnia che ha bruciato 12 miliardi pubblici. Venerdì decolla Ita, con un quarto dei dipendenti

La nuova società pubblica eredita slot e 52 aerei. Punta a comprare anche il marchio Alitalia ma ha messo sul tavolo solo 90 milioni contro i 290 chiesti dai commissari. Per il sindacato, il governo è colpevole di aver “accettato supinamente” le condizioni imposte dalla Ue. E di essere andato addirittura oltre riguardo all'assorbimento dei lavoratori: su questo Bruxelles non ha imposto discontinuità
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Volo AZ1586 CagliariRoma. Atterraggio previsto a Fiumicino alle 23:10. Con questo volo si concludono 74 anni di storia Alitalia, compagnia di bandiera che in un ventennio ha bruciato circa 12 miliardi di risorse pubbliche. L’ultimo viaggio sarà accolto dai lavoratori in protesta all’interno dello scalo romano. E da domani al posto dell’ex compagnia di bandiera ci sarà la società pubblica Ita, che impiegherà 2.800 lavoratori sugli oltre 11mila di Alitalia. Quanto al marchio, la gestione commissariale sperava di poter incassare più di 290 milioni attraverso una gara. E, invece, Ita ne ha messi sul tavolo appena 90, offerta più bassa anche delle stime di Bruxelles (110). Ma l’unica pervenuta al momento ai commissari. Inoltre andranno ad Ita anche gli slot e 52 aerei.

“La data di oggi passerà nella storia, perché è l’ultimo giorno di volo di Alitalia. Noi avremmo voluto che ciò avvenisse per la rinascita di una compagnia di bandiera vera, seria, al servizio del Paese, della mobilità dei cittadini all’interno e verso il mondo, per questo obiettivo abbiamo lavorato e continueremo a lavorare”, hanno evidenziato in una nota il segretario generale Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, e il segretario nazionale Ivan Viglietti. Per il sindacato, il governo è colpevole di aver “accettato supinamente” le condizioni imposte dall’Europa. E talvolta di essere stato più realista del re, soprattutto sul tema dell’assorbimento dei dipendenti Alitalia, sul cui futuro Bruxelles non ha chiesto o imposto discontinuità. In base a quanto deciso dal governo Draghi, infatti, con lo stop ad Alitalia verranno anche azzerate le norme del codice civile a tutela dei lavoratori nelle cessioni di rami d’azienda. Norme che valgono per aziende private come Conad, ma non per la società pubblica Ita. “Un approccio incomprensibile del management nei confronti dei lavoratori: dall’applicazione di un regolamento aziendale pesantemente penalizzante rispetto al ccnl, alla mortificazione delle professionalità, al reperimento di personale attraverso chiamate ai singoli lavoratori, tutto questo in un’azienda di proprietà dello stesso Stato che emana le norme per imporre il rispetto del contratto a tutti tranne che a se stesso”, prosegue la Uil trasporti.

A questo punto, non resta che attendere per vedere cosa riuscirà a fare Ita. Per il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, “il piano industriale della nuova compagnia prevede una compagnia non grande quanto Alitalia ma destinata a crescere”. Secondo il ministro, già nel 2025 la società presieduta da Alfredo Altavilla potrebbe impiegare direttamente e indirettamente 9.500 persone con un fatturato superiore ai 3,329 miliardi. Ma il sindacato non è affatto convinto che le cose andranno in questo modo. “Parte l’irresponsabile progetto di ridimensionamento della compagnia con l’incertezza occupazionale di 8mila lavoratori diretti e circa 20mila dell’indotto – spiega il segretario nazionale Cub trasporti, Antonio Amoroso – Con un fallimentare piano industriale destinato a far scomparire la compagnia entro breve tempo e pesando enormemente sulle tasche dei contribuenti cui verrà anche a mancare la garanzia della mobilità da e per l’Italia”.

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