La strategia della tensione è una formula ampia ma non un pret-à-porter. Non è che si possa usarla quando fa comodo. È una espressione riferita ad una dannazione della Repubblica, quella che non prevedeva per il nostro Paese alcun cambiamento: a questo scopo sono state tollerate, allevate, tutelate le componenti criminali della società. Tanto che il nostro è diventato un Paese a ‘doppio livello’: quello del potere legale e legittimo e l’altro, quello del potere occulto.
Tra le componenti criminali rientrano a pieno titolo i gruppi neofascisti, figli della mancata epurazione dei protagonisti del vecchio regime. Ordine nuovo e Avanguardia nazionale, pur con le loro differenze, e poi i loro figli eletti ‘spontaneisti’, sono stati l’apice dell’uso del terrore dentro una strategia della tensione che ha funzionato, imbrigliando il conflitto sociale e politico, spostandolo dentro una dimensione paramilitare. Una vera maledizione.
Ora Giorgia Meloni, donna, cristiana eccetera eccetera, cerca di appropriarsi di un linguaggio che renda lei e tutti gli eredi del fascismo delle vittime: un paradigma chiaramente fasullo e anche piuttosto scoperto, insomma poco raffinato. Ha tentato ieri alla Camera nel question time con la ministra Luciana Lamorgese di appropriarsi di un linguaggio che possa rappresentarla come oppressa, perseguitata da un gioco diabolico per cui l’aggressione squadrista alla Cgil e la gestione dell’ordine pubblico – che certo in altre occasioni é tempestivo – sarebbe stati voluti dal governo (o da altre entità? non si capisce) per creare le condizioni per ottenere più consenso o chissà cosa.
Anche il leghista Calderoli le è andato dietro; per non dire di Storace, in tv, a parlare di strategia della tensione come fosse un angioletto estraneo ai gruppi dell’estremismo nero. Ebbene questo tentativo della destra di appropriarsi di un linguaggio che nella sua essenza esprime proprio il peggio della destra italiana è sicuramente destinato a fallire. E’ una strategia del vittimismo piuttosto ridicola; ma se possono provare a giocare con queste faccende maledettamente serie non è solo perché sono degli opportunisti – e lo sono; forse è anche perché in questi anni a sinistra si è parlato troppo poco di cosa sia stata davvero la strategia della tensione.