Attualità

Dai test di gravidanza casalinghi al latte materno usato per cucinare: chi sono davvero le “mamme pancine”

I loro orari di accoppiamento sono pubblicati sui social, in anonimo oppure no. In modo metodico e preciso. Condivisi nei gruppi Facebook di mamme a cui sono iscritte. Visto il numero di commenti, interessa. E molto. Le “mamme pancine” imperversano sul web: ecco il loro identikit tracciato da Cristiana Boido, esperta di community virtuali, nel libro “Pancine Fantastiche”

Pubblicano screenshot dei test di ovulazione e chiedono consiglio: “Ho avuto un rapporto completo ieri, secondo voi devo avere un rapporto completo anche oggi?”. I loro orari di accoppiamento sono pubblicati sui social, in anonimo oppure no. In modo metodico e preciso. Condivisi nei gruppi Facebook di mamme a cui sono iscritte. Visto il numero di commenti, interessa. E molto. Le “mamme pancine” imperversano sul web. Spesso preparano test di gravidanza casalinghi, partoriscono in casa, cucinano dolci con il latte materno. Pubblicano sui social le foto della loro pancia chiedendo: “Maschio o femmina?”.

Sul nome da scegliere poi consumano battaglie senza pietà, sono una contro l’altra come in un gioco al massacro dell’idea giudicata più scontata. Dylan, Alan, Aaron? “Ma un nome facile italiano no? E’ un mobile di Ikea?”. Dall’allattamento all’uso del vasino, dai vaccini raccomandati alla gestione della biancheria, dalla descrizione del pannolino sporco alla richiesta di aiuto sul perché piange il neonato, le mamme pancine spaziano. Cristiana Boido, esperta di community virtuali, proprio quest’anno sul fenomeno ha scritto un saggio (edito da Paginauno), “Pancine Fantastiche”.

Sono tribù di madri legate a valori differenti da quelli della società corrente – spiega – gruppi chiusi nei quali si entra solo tramite la raccomandazione di altre madri”. Il primo a svelarne l’esistenza è stato il blogger Vincenzo Maisto, in arte Signor Distruggere. Se non è possibile verificare l’identità dei post, perché pubblicati in gran parte in anonimo, i dati però sono chiari. Questi gruppi, che raccolgono centinaia di migliaia di iscritte, hanno l’aspetto di micro-comunità nelle quali, con il conforto dell’anonimato, le Pancine confessano emozioni e trovano complicità emotiva. Nel saggio l’autrice cerca di delinearne, attraverso la profilazione di quarantadue Pancine, l’identikit. Non sono espressioni di una cultura marginale arcaica ma donne giovani di ogni status sociale e culturale.

Sono micro-comunità dagli assoluti indiscutibili. Un esempio? Le invidiose per le Pancine sono le altre donne, in particolare quelle senza figli, “diplomate al classico, maestrine, con la borsa Louis Vuitton”. Il saggio della Boido permette di decifrare anche la terminologia usata dalla mamma pancina: dalia e orchidea stanno per vagina, mielino e umidiccio per sperma, amore liquido per latte materno, doveri per sesso fine a se stesso. A proposito di sesso: il consiglio è di chiudere gli occhi. Per non vedere, in attesa che l’uomo finisca. “Ti concedi ogni volta che lui lo desidera? In base alla frequenza dei rapporti puoi capire se sono giusti”. “Si chiamano doveri coniugali” “So come si chiamano, ma non mi sembra normale doversi concedere per avere i soldi dal marito”, “Non per avere soldi ma se lei non si concede quando lui desidera è normale che gli dia solo 50 euro, commenta una mamma. Ma non è tutto. Nei gruppi dedicati alle mamme si affrontano anche temi importanti. Un post, pubblicato probabilmente da un amministratrice della pagina, recita così: “La gestione fa male. Il parto fa male. Allattare al seno fa male. Vedere un figlio che piange fa male. La mamma ha bisogno di aiuto e non di critiche, di affetto non di pestaggio. Chi si prende cura di tutti ha anche bisogno di cure”. Ed ecco alcune risposte: “Ho tre figli, il terzo avuto a 44 anni, mai ridotta così”. “Anch’io ho cinque figli e non mi sono mai ridotta così e ho allattato tutti”. E ancora: “Ci sono donne che desidererebbero avere questa pancia e questo seno e il proprio bimbo vero e sano accanto”.

Ma anche: “Buongiorno a tutti, vengo giudicata notte e giorno ed etichettata come una non brava mamma perché ho deciso di non allattare”. E giù commenti al vetriolo da parte delle altre iscritte se qualcuna, empatica, osa dire che non è necessario se non lo si sente”. Ecco il post che crea lo scompiglio. “Baciare i piccoli sulla labbra si può anche durante la pandemia?”, chiede una mamma. “È pericoloso per la salute, anche psicologica”. Fra le pronte risposte: “Nella nostra cultura il bacio sulla bocca è un gesto riservato ai partner sessuali. Se fosse un gesto di affetto normale avremo baciato i nostri genitori adulti, i fratelli o gli amici”. Le fanno eco, e sa di complotto, le altre: “I bambini a prescindere non andrebbero mai baciati sulle labbra, mio figlio lo sbaciucchio ovunque ma sulle labbra mai”, “ Sono riservati solo a mio marito”.

Ma non tutte sono d’accordo: “Sulla bocca dalla mamma no. Però, mi raccomando, facciamoli sleccazzare per bene dai cani, che siano di casa o no, che quella è tutta salute”. E ancora “ Dobbiamo già baciare sulla bocca i nostri mariti purtroppo!”. Una ragazza madre si lamenta in anonimato, ha partorito a 17 anni e ha bisogno di conforto perché è sola e vorrebbe fare anche una vita normale. “Poteva pensarci prima di fare un figlio!”, tuona la leonessa di turno (pancina anche lei?). Però, come ha fatto notare sul suo blog il Signor Distruggere, c’è anche la parte comica. Basta addentrarsi in qualche gruppo social per rimanere basiti. Una mamma in attesa chiede se in gravidanza si può mettere l’olio di ricino sulle sopracciglia. Domanda assai curiosa. Una mamma invece già esperta si alza presto di domemica mattina per stirare ed è gioiosa perché nessuno lo fa. Il selfie con il ferro da stiro caldo è autoironico: “Che rapporto avete con questo maschio che è sempre in calore?”.