Nuove norme che nei Paesi dell’Unione europea limitino le azioni legali vessatorie, dette anche querele temerarie. Solo quelle che chiede il Parlamento europeo, che oggi ha approvato il primo testo contro le “denunce bavaglio“. La commissione per le libertà civili ha dato il via libera a una relazione sulla questione con 63 voti favorevoli, 9 contrari e 10 astensioni. Più formazione per i giudici, regole chiare sulla competenza territoriale dei tribunali e sanzioni contro istituzioni e aziende che abusano delle azioni legali nei confronti di giornalisti e attivisti, sono le raccomandazioni principali presentate dagli eurodeputati nella relazione.

La bozza sottolinea inoltre che nessuno Stato membro ha ancora emanato una legislazione mirata contro le querele bavaglio e messo in evidenza il frequente squilibrio di potere e risorse tra chi ricorre alle azioni legali e chi ne è vittima. Gli eurodeputati esprimono particolare preoccupazione per il finanziamento di alcune di queste azioni legali con i bilanci statali e per il loro utilizzo in combinazione con altre misure governative contro i media indipendenti, il giornalismo e la società civile.
Il testo, approvato in commissione, affronterà la prova del voto dell’assemblea plenaria durante la sessione di novembre.

“La pratica delle querele temerarie costituisce un attacco diretto all’esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali quali la libertà di espressione, la libertà e l’indipendenza dei media. Rappresentano uno schiaffo alla democrazia perché minano dalle fondamenta lo stato di diritto. La relazione di iniziativa votata oggi dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni è un deciso passo avanti nella difesa di giornalisti e ong. Troppo spesso, infatti, il potente di turno promuove azioni legali, spesso prive di legittimità, avviate con il solo scopo di intimidire, screditare professionalmente, o consumare le risorse finanziarie di giornalisti, membri del mondo accademico, società civile e ong, con l’obiettivo ultimo di ricattarli e costringerli al silenzio. La Commissione europea deve intervenire e presentare una proposta legislativa per proteggere le persone che indagano, segnalano o denunciano questioni di interesse pubblico”, commenta Sabrina Pignedoli, europarlamentare dei 5 stelle. “Il Movimento 5 Stelle – aggiunge – ha presentato alcuni emendamenti al testo votato oggi che sono stati ripresi nei compromessi. Fra questi chiediamo un atto legislativo quanto più ambizioso possibile e nuove misure volte a sostenere lo scambio delle migliori pratiche attualmente in vigore. Inoltre, al fine di ridurre il rischio dell’abuso del processo, bisogna accorciare i tempi di attesa e ridurre il carico burocratico delle procure e dei tribunali. Gli Stati membri dovrebbero prevedere la possibilità per le autorità giudiziarie di effettuare una valutazione preventiva dei casi di Slapp al fine di dichiararli irricevibili se ritiene che il ricorso in giudizio sia manifestamente infondato o abusivo. Questa valutazione preventiva potrebbe basarsi su criteri oggettivi quali, per esempio, il numero e la natura delle querele o ricorsi presentati dal ricorrente, la scelta della giurisdizione adita e della legge applicabile al caso, un palese squilibrio di potere tra ricorrente e convenuto”.

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