La Cina dice un clamoroso addio a LinkedIn. Il social media per lo sviluppo di contatti professionali posseduto da Microsoft smetterà entro due mesi di essere attivo nel Paese asiatico. Ad annunciarlo è stata il 14 ottobre la stessa piattaforma, che ha motivato la decisione parlando di un ambiente operativo reso sempre più difficile dai vincoli stringenti del governo nazionale. “LinkedIn sostituirà il suo servizio cinese con un servizio di job board senza funzionalità di social media“, spiega la nota pubblicata in giornata dall’azienda guidata da Jeff Weiner, che sul suo blog ufficiale ha poi citato come causa della scelta “maggiori requisiti di conformità“.
Parole che suonano come un chiaro riferimento all’intervento con cui a marzo l’authority locale di vigilanza su internet ha intimato alla compagnia di bloccare i profili di giornalisti e attivisti per i diritti umani a causa di contenuti ritenuti “proibiti“. La chiusura del sito di networking professionale, che opera in Cina da febbraio 2014, avverrà dunque entro la fine dell’anno e segnerà la fine dell’ultima grande rete di social media americana in grado di operare apertamente sul territorio del Dragone.
“La nostra decisione di lanciare una versione locale di LinkedIn era stata guidata dalla nostra missione di connettere i professionisti di tutto il mondo per renderli più produttivi e di successo. Ora questo non è più possibile”, ha dichiarato il vicepresidente esecutivo del gruppo Mohak Shroff. Che ha aggiunto: “La nuova strategia locale prevede di concentrarci sull’aiutare i professionisti con sede in Cina a trovare lavoro in Cina e le aziende cinesi a trovare candidati di qualità”. Da qui, il nuovo progetto della controllata di Microsoft: InJobs. Shroff l’ha definito come “una nuova piattaforma di lavoro indipendente per la Cina che verrà lanciata entro fine anno”. Nella pratica, si tratta di una sorta di bacheca internet per annunci di lavoro dalla quale sparirà ogni aspetto social come la possibilità di condividere opinioni e storie.