I giudici, dopo una camera di consiglio durata oltre cinque ore, hanno annullato l’atto con cui il gup ha disposto il rinvio a giudizio degli imputati nel maggio scorso nel processo per l’omicidio di Giulio Regeni. Hanno quindi accolto l’istanza presentata dai legali dei quattro funzionari dell’intelligence egiziana accusati della morte del ricercatore friulano, sostenendo che manca la prova che confermi la notifica del processo. A parere della Corte d’assise di Roma “il decreto che disponeva il giudizio era stato notificato agli imputati comunque non presenti all’udienza preliminare mediante consegna di copia dell’atto ai difensori di ufficio nominati, sul presupposto che si fossero sottratti volontariamente alla conoscenza di atti del procedimento”. Si riparte quindi dall’udienza preliminare. Il giudice dovrà utilizzare tutti gli strumenti, compresa una nuova rogatoria con l’Egitto, per rendere effettiva e non solo presunta la conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico. Non vi è dubbio alcuno di “carenza di leale cooperazione” da parte delle autorità egiziane, ma allo stesso tempo “non può sottacerci” che resta “l’insufficienza” di prove che gli imputati siano a conoscenza del processo e si siano voluti sottrarre allo stesso, ha spiegato la presidente in aula.
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