Il politico era stato assolto "per non aver commesso il fatto" dal Tribunale il 17 luglio del 2019 dall'accusa di turbativa d’asta su una gara per il servizio di trasporto di persone dializzate del 2014, quando era assessore lombardo all’Economia
Un anno e sei mesi. È la pena che il sostituto procuratore generale di Milano Massimo Gaballo ha chiesto per il ministro del Turismo ed esponente della Lega Massimo Garavaglia nel processo d’appello. Il politico il 17 luglio 2019 era stato assolto “per non aver commesso il fatto” dal Tribunale. Garavaglia è imputato per turbativa d’asta su una gara per il servizio di trasporto di persone dializzate del 2014, quando era assessore lombardo all’Economia nell’ambito del processo su una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate.
Nel giudizio di secondo grado tra gli imputati figura anche l’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani condannato invece dal Tribunale a 5 anni e mezzo e che fu arrestato nel 2015 per corruzione, concussione e turbativa d’asta. La sentenza del processo d’appello è prevista per le prossime settimane.
L’accusa nel processo di primo grado aveva sostenuto che l’ex assessore lombardo leghista assieme a Mantovani, avrebbe dato “specifiche disposizioni” e “l’input iniziale” per “vanificare gli esiti del bando” di una gara da 11 milioni di euro, indetta nel 2014 “in forma aggregata” da tre Asl, per il servizio di trasporto di persone dializzate. Secondo l’accusa, l’esito del bando venne boicottato perché la Croce Azzurra, che aveva gestito fino a quel momento il servizio di trasporto dializzati, non aveva potuto partecipare alla gara.
Per la difesa Garavaglia segnalò semplicemente la questione della Croce Azzurra i cui volontari si erano personalmente rivolti a lui. presentandosi di sabato a casa sua. Al leghista erano contestati contatti telefonici, il 1 marzo 2014, in cui diceva all’allora assessore alla Sanità che la gara indetta metteva “fuori gioco la Croce azzurra, siccome i nostri comuni fa tutto la Croce Azzurra” e un sms del 16 marzo in cui il viceministro inoltrava al collega un articolo de L’Espresso sull’argomento a cui l’interlocutore aveva risposto: “Sto lavorando, martedì ne parliamo“.