Noi donne lo sappiamo: quello che ha subito Ambra Angiolini, quell’ “essere messa in mezzo”, quel ritrovarti a dover fare appello alla tua calma e alla tua pazienza, mentre il guascone di turno si diverte senza un briciolo di sensibilità e buon gusto ad infierire su qualche tua debolezza, a noi donne è capitato una infinità di volte.
A me ad esempio succedeva a scuola, quando da bambina in pesante sovrappeso subivo le risate, non dei miei compagni e compagne, ma di quei geni dei loro genitori. E mi è successo (un’infinità di volte) che da pallavolista, essendo fisicamente androgina, dovessi sopportare, non dagli spalti (cosa comunque orrenda, ma più prevedibile), ma da qualche dirigente avversario la solita battuta idiota “Oh ma siamo sicuri sia femmina?”. Ma potrei citare anche donne famose e combattive, come Elodie che ha dovuto “difendersi” da una osservazione sguaiata di un collega sulla sua magrezza ed è passata anche per noiosa solo perché, legittimamente, infastidita.
E potrei star qui ore, riportando gli aneddoti delle amiche o quelli che sento durante i corsi di formazione contro stereotipi e sessismo. Il tema del “doppio standard” tra uomini e donne è una costante quando si parla di battute, di goliardia, di branco che “gioca”. A “lei” si possono fare cose che ad un “lui” non ci si sognerebbe di fare. Su questo la parità, state certi, ancora non c’è.
E siccome del cattivo gusto del tapiro ad Ambra Angiolini hanno parlato in tanti e tante, quello invece che voglio dire io oggi è altro. Voglio dire che è ora di ribellarsi, anzi è ora di “allenarsi” a ribellarsi a queste scene. Tutte e tutti. Uomini e donne. Perché, come dico sempre, avendolo imparato a mie spese, è normale non riuscire a reagire istintivamente a dovere, davanti ad una “micro-aggressione”, magari mascherata da goliardia, o davanti ad un’invasione della tua intimità travestita da diritto di cronaca. No, non si riesce subito a respingere l’attacco, nemmeno se si è donne in gamba e apprezzate come Ambra Angiolini. E neanche si riesce, lo dico davvero affranta, a rifiutarsi se si è Vanessa Incontrada che pure di hate speech ha parlato molte volte e che, in questa occasione, ha una brutta caduta di stile nel prestarsi al teatrino subito da Ambra.
E allora, ciò che dobbiamo imparare a fare e ciò che dobbiamo riuscire a diffondere è proprio allenare il coraggio e la prontezza di dire “No, non ci sto”. Ragioniamo sulla forza che dobbiamo trovare dentro di noi in queste situazioni. Facciamolo: con i nostri figli, con i mariti, con le amiche, con le nonne. E facciamolo non solo per quando subiremo noi comportamenti sessisti o irrispettosi, ma anche quando in ufficio qualcuno si permetterà di fare battute inopportune ad una collega, quando il barista si permetterà di fare bodyshaming con una bambina obesa solo perché ha chiesto un cornetto alla crema, quando in un pub (scena purtroppo realmente accaduta) il cameriere si crederà spiritoso a portare a due sedicenni un hot dog impiattato come un organo maschile.
Ribellarci. Spalleggiarci. Contagiarci nella voglia di reagire a questa cultura becera e senza futuro e cambiarla. Questo dobbiamo imparare a fare. E forse presto, alcune pagine di brutta televisione saranno solo il triste colpo di coda di un patriarcato con le ore contate.