“Sono stata fermata in aeroporto al Cairo dalla National Security Agency quando sono andata in Egitto a prendere un fascicolo. Sono stata trattenuta, portata in un ufficio dove si sa che le persone spariscono. E sono stata poi espulsa senza sapere il perché”. A raccontarlo l’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, nel corso della prima udienza del processo in Corte d’assise a Roma per l’omicidio di Giulio Regeni.
L’avvocato in Aula ha anche annunciato una denuncia per intralcio alla giustizia per un altro episodio avvenuto successivamente quando, non potendo più tornare in Egitto dopo la sua espulsione, doveva avvalersi di consulenti egiziani. Alcuni di questi sono stati chiamati dalla National Security, i servizi segreti egiziani di cui fanno parte i quattro imputati, “perché volevano essere informati sull’indagine per la morte di Giulio”. “Quando si sono rifiutati sono stati minacciati. Molti di loro, o loro parenti, erano già stati arrestati e torturati. Alcuni di loro che chiedevano il perché di quelle torture, veniva risposto di chiedere a Giulio”.
Ballerini ha poi ricordato i vari depistaggi messi in atto dall’Egitto: “Il depistaggio sul movente sessuale, quello dell’incidente stradale, indicare Giulio come sospetto, il film andato in onda sui media egiziani per i quali i genitori hanno presentato una querela in procura a Roma, altri depistaggi con testimonianze false, e infine quello più sanguinario con l’omicidio di cinque persone non colpevoli per la morte di Giulio”. A Giulio, ha continuato, “sono stati frantumati i denti, rotte le ossa, incise lettere sul corpo, la madre lo riconoscerà dalla punta del naso. Gli è stata inflitta la tortura: Giulio non muore di torture ma per la torsione del collo. Giulio muore perché qualcuno decide che doveva morire”, ha concluso.