In Belgio i giochi/prova mortali di Squid Game stanno diventando popolari tra i ragazzini. E non è affatto un bene. Diversi quotidiani online belgi riportano esempi di riproduzione sia per strada e ai giardini delle prove che appaiono nella celebre serie coreana targata Netflix dove centinaia di individui alle prese con difficoltà economiche e a corto di denaro accettano uno strano invito a gareggiare in giochi per bambini. Il premio è invitante, trenta milioni di euro, ma la posta in gioco è la vita. Già.
Prendiamo il trailer Netflix del gioco Un, due, tre, stella. In Squid game rappresenta la scoperta definitiva di quello che significa la megaprova tra centinaia di concorrenti. Una bambola alta e grossa con la testa girevole, si gira verso un albero e conta, come accadeva quando eravamo bambini: un, due, tre stella! Intanto i concorrenti devono muoversi verso di lei per raggiungerla, ma senza mostrarsi in movimento. Quando la bambola si gira osserva se qualcuno si sta ancora muovendo ecco il primo eliminato. Solo che l’eliminazione, nella serie, comporta un fucilata in pieno cranio con relativa uccisione del concorrente. Secondo una testimonianza pubblicata da una donna residente a Dinant su RTL Belgio, sua figlia di sette anni è tornata a casa piangendo perché schiaffeggiata dall’amichetto che contava con la testa appoggiata all’albero “un, due, tre stella”.
Per ora casi di punizione estrema non ce ne sono, ma la Squid Game mania con tanto di schiaffeggiamento o, peggio, frustate per il perdente del gioco pare dilagare anche sui social. Il video apparso su Youtube e pubblicato sul sito di Brusselstimes vede due studenti di cinema riproporre il giochino coreano del ddakji, visto durante i primi episodi della serie. Due cartoncini colorati si piegano a forma di quadrato e uno dei due viene appoggiato per terra. Un concorrente ne prende in mano uno e prova a lanciarlo con forza sull’altro per terra tentando, questo lo scopo del gioco, di ribaltare quello che sta per terra.
In Squid game la posta in gioco è in denaro per colui che propone il gioco e che vi gioca, mentre è uno schiaffo per il concorrente che vi partecipa casualmente in metropolitana. I due studenti di cinema belgi, invece, si sono presentati con i loro bei cartoncini nelle strade di Anversa e hanno ripetuto in mezzo ad una folla enorme il ddakji. Ovvio che la reazioni dei passanti hanno subito degenerato in schiaffoni alla Bud Spencer, nonostante uno dei due studenti non abbia mai esagerato nell’intensità dello schiaffo ai concorrenti perdenti. Ad ogni modo, la possibilità che l’emulazione capiti sembrano, almeno dai giornali belgi, essere alta tanto che la materia è diventata oggetto di dibattito pubblico.