In vista dell’incontro tra il vice presidente della commissione Ue Maros Sefcovic e il ministro britannico per il post-Brexit David Frost sulle modifiche al protocollo per l’Irlanda del Nord, i rappresentanti di “Italia, Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi” hanno chiesto a Sefcovic di elaborare piani di emergenza per una possibile guerra commerciale“. La notizia arriva dal Financial Times, secondo cui tra le opzioni in campo ci sono la “limitazione dell’accesso del Regno Unito alle forniture energetiche Ue, l’imposizione di dazi sulle esportazioni britanniche” e, in “circostanze estreme, la risoluzione dell’accordo commerciale tra le due parti”. Sefcovic ha detto di essere aperto a soluzioni diverse, ma ha avvertito: “Questo processo non può andare avanti per sempre”.

L’Unione europea martedì ha presentato un piano di proposte per alleggerire l’attuazione del contestato protocollo post Brexit sull’Irlanda del Nord, mirato a evitare il ritorno di un ‘confine duro’ terrestre fra la britannica Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, Stato membro dell’Ue. Per venire incontro a Londra si ipotizza una riduzione dei controlli dei beni in arrivo in Irlanda del Nord dal Regno Unito. Il governo britannico di Boris Johnson “prende atto” delle modifiche proposte e s’impegna ad analizzarle “seriamente e costruttivamente” in vista di ulteriori negoziati, ma Downing Street ribadisce, come aveva già fatto il ministro ed ex capo negoziatore David Frost, che occorreranno “colloqui intensi” a novembre per cercare di arrivare “rapidamente” a una soluzione finale condivisa. E che comunque andranno assicurati “cambiamenti significativi su questioni fondamentali” del protocollo, incluso sul tema “della governance”: ovvero sul potere di arbitrato assegnato dalle intese originarie alla Corte di Giustizia Ue, potere che Londra insiste a voler nella sostanza rimuovere in favore di arbitrati indipendenti.

L’Irlanda del Nord è territorio del Regno Unito ma dopo la Brexit è rimasta parte del mercato unico Ue. In base alle regole in vigore finora, i beni in ingresso dal Regno Unito alla britannica Irlanda del Nord devono essere controllati per verificarne il rispetto di standard Ue. Secondo Sefcovic, le proposte consentiranno un taglio dell’80% dei controlli su cibo, piante e animali in ingresso in Irlanda del Nord, e del 50% delle documentazioni doganali. Appare difficile da risolvere però il nodo della risoluzione delle dispute commerciali: funzionari Ue, Stati membri ed Europarlamento non sono d’accordo con l’ipotesi che la Corte di giustizia Ue perda preminenza su parte del suo mercato unico.

Tutto questo sarà sul tavolo dei negoziati Ue-Londra che oggi vedranno impegnati a Bruxelles il vice presidente della Commissione Ue Maros Sefcovic, che incontrerà Frost. Una discussione che potrebbe protrarsi per diverse settimane. E sulla Corte di giustizia lo spazio di manovra di Sefcovic è stretto. Intanto, gli animi si sono scaldati ulteriormente quando Dominic Cummings, ex consigliere di Boris Johnson, ha suggerito che Londra non abbia mai inteso onorare l’accordo di ritiro che ha firmato. “Ciò indicherebbe che questo è un governo, un’amministrazione, che ha agito in malafede e questo messaggio deve essere sentito nel mondo”, ha dichiarato il premier dell’Irlanda, Leo Varadkar, all’emittente irlandese Rte. Intanto a Belfast gli unionisti del Dup affermano di apprezzare i passi in avanti ma affermano che non è abbastanza. Il leader del partito, Sir Jeffrey Donaldson, ha detto al vicepresidente Sefcovic che le modifiche proposte ancora “non soddisfano le esigenze”.

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