Banca Intesa Sanpaolo stacca una maxicedola da 1,9 miliardi ai soci. E lo fa proprio mentre la vigilanza bancaria europea si preoccupa per i crediti a rischio e potenzialmente deteriorabili in pancia agli istituti di credito del Vecchio Continente. Così il mercato ringrazia, con il titolo della banca guidata da Carlo Messina che in sei mesi ha guadagnato circa il 12,46 per cento (+34% in un anno). I soci che passano all’incasso portando a casa un sostanzioso bottino: ad 1,93 miliardi appena deliberati dall’assemblea si aggiungono infatti ad altri 694 milioni di aprile, pagati a maggio 2021, per un totale di 2,5 miliardi, corrispondente a circa il 75% dell’utile netto consolidato rettificato.

Tutto insomma procede come nei piani di Messina che si era ripromesso di ricompensare la fiducia dei soci. Questo risultato è stato possibile grazie alla “nostra elevata redditività, – che -si abbina alla notevole solidità dei livelli patrimoniali, ampiamente superiori ai requisiti regolamentari”, ha spiegato il numero uno di Intesa Sanpaolo. Che ha poi chiarito come 1,5 miliardi dei 4 distribuiti nel 2021 sono finiti nelle casse delle fondazioni bancarie “a sostegno della loro azione inclusiva nei confronti del territorio, delle iniziative sociali e culturali e delle persone in difficoltà – e a favore di famiglie e privati” come ha spiegato il manager.

Fondazioni che però sono praticamente il governo “ombra” di molte città italiane. E che in passato non hanno certo brillato nella gestione delle banche controllate come nel caso di Mps. Tuttavia ora tornano a beneficiare degli utili distribuiti dagli istituti partecipati. Quali? Primo fra tutti proprio Intesa, come spiega il ventiseiesimo rapporto sulle fondazioni redatto dall’Acri, l’associazione di fondazioni e casse di risparmio. E poi Unicredit, Crédit Agricole Italia, Bper Banca e Cassa di risparmio di Bolzano, come si legge nel report.

Manna dal cielo se si considera che la somma spartita fra i soci della sola Intesa Sanpaolo dal 2014 intesa è stata pari a 15 miliardi. Denaro di cui hanno beneficiato fra gli altri soci anche il fondo americano Blackrock, la Fondazione cassa di risparmio delle province lombarde e la Compagnia di San Paolo. Nonostante la notevole distribuzione di ricchezza, Intesa Sanpaolo è riuscita al contempo a migliorare la situazione patrimoniale: al 30 giugno scorso lo stock di crediti deteriorati è sceso a 19,3 miliardi, 45 miliardi in meno rispetto al picco del 2015. Il miglioramento si è realizzato a dispetto del fatto che il panorama economico italiano non sia dei migliori, con aziende che chiudono e sempre più famiglie che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese.

Un tema, quest’ultimo, di cui ha preso atto la vigilanza bancaria europea che ha espresso preoccupazioni per i bilanci degli istituti di credito europei. Nel dettaglio, il presidente del Consiglio di vigilanza bancaria della Bce, Andrea Enria, ha evidenziato come “occorra che le banche seguano con la massima attenzione altre fonti di rischi che possono accumularsi sotto la superficie”. Soprattutto perché “le insolvenze delle aziende della zona euro sui prestiti bancari stanno cominciando ad aumentare, con un lieve impatto sulla qualità del credito”. Bisogna fare quindi attenzione. Anche a dispetto del fatto che la Banca centrale europea abbia ormai revocato la raccomandazione a non distribuire dividendi ai soci per concentrare gli utili sul rafforzamento patrimoniale. “Oltre alla necessità di focalizzarsi sui controlli del rischio di credito e su alcuni settori chiave nei quali sono esposte le banche e che presentano rischi di vulnerabilità (settore alimentare, servizi di accomodamento e immobiliare commerciale)” ha spiegato Enria. Tutti segmenti di mercato di particolare importanza per il sistema produttivo italiano.

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