Il movimento in corso contro il green pass è “la variante Delta” dei movimenti no mask, “io apro” e no vax che lo hanno preceduto. Appare più esteso, più forte, più combattivo e più determinato.
Nonostante il ruolo dei gruppi di estrema destra organizzata, ha le caratteristiche dei movimenti di lotta nati dal basso, spontanei, che crescono su sé stessi e nella lotta e che si scontrano con i gruppi, i poteri dominanti e con la maggior parte dei media. La diffusione di cavolate varie attraverso i social media richiama le ondate di opinione antipolitiche o sovraniste o xenofobe degli ultimi anni ma qui non siamo di fronte a una prevalenza dei “leoni da tastiera”. Questo è un movimento vero, di piazza, e in parte anche di luoghi di lavoro e di studio, ha una dimensione insieme individuale (da presa di coscienza, da coming out) e insieme internazionale, ha una tempistica urgente e immediata. E soprattutto è un movimento di gente che è disposta a rischiare di persona la denuncia, le botte, gli arresti. Da questo punto di vista – anche al netto della giusta emozione antifascista suscitata dall’assalto alla Cgil – Luciana Lamorgese ha pienamente ragione a non voler regalare al movimento no green pass il moltiplicatore di qualche possibile vittima.
Negli ultimi giorni la variante Delta del movimento no vax si è arricchita di un ingrediente poco previsto (sorprendente, almeno per me) e cioè della pura e semplice solidarietà anche da parte di vaccinati nei confronti dei non vaccinati. Una sorta di Liberté, Egalité, Fraternité. Insomma, appare per molti versi simile ai movimenti che si sono verificati dal ’68.
Per quanto riguarda me, e gli amici vicini alla mia età o alle mie attività, è la prima volta che mi sento così estraneo alle premesse e agli obiettivi di un movimento reale e impetuoso. Per la precisione forse era già successo coi Forconi, ma chi se li ricorda. E comunque nei Forconi non avevo trovato soggetti e accenti così vicini a me. Eh sì, perché in questo movimento invece li vedo e li sento, ne conosco e ne scopro di nuovi ogni giorno. Già le misure tipo lockdown avevano provocato qualche tensione, ma ora il green pass e il suo contrario, la Variante Delta del movimento no vax, hanno provocato una spaccatura rilevante nei mondi di quella che poteva e potrebbe essere la sinistra reale, l’ala progressista reale del paese. Finché si trattava del movimento “io apro” era una questione prevalentemente economica, ma qui siamo in presenza di un dissenso quasi disinteressato, un dissenso di psicologie, ideologie, valori.
Prendendo come universo di riferimento tutti quelli che – al di là del definirsi di sinistra – erano contro le politiche di Matteo Salvini, tanto per dare un identificativo recente, ipotizzo che uno su cinque sia contro il green pass. Magari non lo è in modo radicale e profondo, ma intanto è solidale coi no vax anche se si è vaccinato. Da una parte i cortei, dall’altra noi maggioranza silenziosa (chi si ricorda l’origine di questa espressione?) ridotta alla tastiera.
In questa situazione spiacevole possiamo vedere anche qualche lato positivo? Che molta gente sia disposta a solidarizzare con una piccola minoranza e che non vi sia mai pensiero unico potrebbero essere lati positivi (anche se in questo caso il pensiero unico “Viva il vaccino” è giusto). Che tutto ciò stia avvenendo perché dal peggio della pandemia stiamo uscendo, e non c’è stato invece conflitto nei comportamenti nel momento più buio, sono altri lati positivi. A preoccupare di più, invece, è che ancora una volta, non per il complotto di qualcuno, ma per un deficit di intelligenza collettiva, si disperde l’energia della ribellione non sul problema numero uno – giustizia climatica – ma su un pomo della discordia, in questo caso su un rompicapo farmacologico accompagnato da generica diffidenza verso la medicina “ufficiale”.
Che ne dici Greta?