Ci sono le azioni al portatore di Marina Berlusconi a Panama, affittuaria di una villa nelle Isole Bermuda, ma anche il condono fiscale e la tesoreria ai Caraibi dell’imprenditore Giampaolo Angelucci, editore di Libero e Il Tempo. E ancora: un trust a Singapore creato da Stefania Tucci e intestato a suo marito, l’ex ministro Gianni De Michelis. E ancora una società aperta da Bernabò Bocca, all’epoca in cui l’attuale presidente di Federalberghi era senatore di Forza Italia.
La nuova puntata dell’inchiesta giornalistica Pandora Papers, di cui L’Espresso è partner per l’Italia all’interno del consorzio Icij, riguarda gli affari delle “Pep”, le Persone esposte politicamente, il modo in cui vengono classificate dalle leggi anti-riciclaggio le società riconducibili a titolari di cariche politiche o ruoli pubblici e i loro familiari. A raccontare in esclusiva i dettagli sono i giornalisti Paolo Biondani, Vittorio Malagutti e Leo Sisti sul settimanale.
Nei Pandora Papers vengono citati più di 330 politici di 91 nazioni diverse, compresi 35 capi di stato e di governo, tra cui Tony Blair, capi dei servizi, generali, manager pubblici. Ma anche personaggi dello spettacolo, cantanti, sportivi e top model. E persino un boss della camorra, Raffaele Amato. Migliaia di nomi legati tra loro da un unico comune denominatore: sono tutti clienti di 14 studi internazionali che producono società offshore: hanno sede in Stati dove non esistono tasse e dove i titolari possono rimanere anonimi.
Tra i nomi ‘eccellenti’ italiani anche quelli di Roberto Mancini e Gianluca Vialli. Il ct della Nazionale di calcio campione d’Europa è indicato nei papers come azionista unico di Bastian Asset Holdings Ltd, società con sede nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche (British Virgin Islands, BVI). Vialli, invece – capodelegazione della nazionale azzurra agli Europei di Londra, nonché “gemello del gol” di Mancini ai tempi della Sampdoria – è proprietario di un’altra società registrata alle BVI, la Crewborne Holdings.