“Giusto il certificato verde e sanzionare chi non si adegua. Però sono fiducioso, si possono convincere ancora tante persone”. È speranzoso il microbiologo Guido Rasi, ex capo dell’agenzia europea del farmaco Ema e consulente del commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo. Intervistato dal Corriere della Sera, ha fatto il punto su tamponi, green pass e variante Delta. Bocciata l’ipotesi, per i lavoratori non vaccinati, di estendere la validità dei test anti Covid 19: “Non è la scienza che può decidere né la politica, ma il virus“.
Il tempo di validità di 48 ore è però “ritenuto ragionevole, calato nella realtà di tutti i giorni. Si è visto che i negativi nell’arco di 48 ore infettano molto poco. Almeno questi erano i dati raccolti prima che si affacciasse la variante Delta“. È proprio la nuova mutazione del virus a preoccupare: “Ha tempi di incubazione dimezzati, circa 2-4 giorni anziché 5-7, e velocità di replicazione molto più rapida”. Questo ha comportato un solo vantaggio: “Ha consentito di ridurre la durata della quarantena“. Con la scadenza dei test quindi, il rischio è che “un numero maggiore di soggetti potrà contaminare individui in situazioni nelle quali si sentono invece protetti. Faciliterebbe la circolazione virale. Difficile quantificare di quanto”.
Rasi è invece favorevole alla gratuità del tampone in circostanze particolari: “Se si dovesse organizzare un evento di qualche ora dove si prevede difficoltà di mantenere distanza e vi siano per qualsiasi motivo persone non vaccinate, sarebbe una sufficiente garanzia di creare una bolla per qualche ora”. Invece se proposta in maniera sistematica, “non dà nessuna garanzia di sicurezza e costituisce quindi uno spreco assoluto e irragionevole di denaro pubblico”. I no vax costano alla sanità 70 milioni di euro al mese per le cure in ospedale, ha stimato un’analisi di Altems. Per i test anti Covid 19 ne servirebbero altri 15 e inoltre “significherebbe avallare l’uso non etico delle limitate risorse per la sanità pubblica quando invece bisogna ribadire con fermezza il dovere civico e morale di vaccinarsi in caso di pandemia e quindi di rischio generalizzato per la salute della collettività. La libertà di non immunizzarsi non viene lesa, ma devono rimanere in piedi le limitazioni che questo comporta”.