di Federica Pistono*

La raccolta di fiabe Leggende e foglioline di henné, della scrittrice yemenita Arwa Othman (MR Editori, 2021), è l’unica opera tradotta in italiano di questa autrice, che è non solo una delle maggiori esponenti della narrativa yemenita contemporanea, ma anche un’intellettuale impegnata nella divulgazione della cultura popolare dello Yemen. La scrittrice ha infatti fondato, a Sana’a, la Casa del Folklore, un centro culturale dedicato alla raccolta e catalogazione delle tradizioni popolari, di solito tramandate oralmente. Dal punto di vista letterario, la produzione di Arwa Othman si caratterizza per una interessante e originale rielaborazione del patrimonio di miti e leggende della propria terra.

L’autrice, che ha composto diverse raccolte di racconti, conduce il lettore nelle città e nelle campagne dello Yemen, nel cuore dell’Arabia Felix, terra d’incensi e stoffe pregiate, patria della Regina di Saba e culla del popolo legato alla stirpe di Qahtan, discendente di Noè e di suo figlio Sem.

Le fiabe yemenite di Arwa Othman, fondendo temi tratti dal patrimonio favolistico arabo con elementi tipici della moderna short story, presentano una propria spiccata personalità, che le distingue anche dalle narrazioni analoghe provenienti da altri Paesi arabi. Intorno a una sequenza di motivi forniti dalla tradizione, la narratrice contestualizza la fiaba nel proprio ambiente geografico e culturale. I wadi, percorsi dai personaggi in cerca di un rifugio dai pericoli che li minacciano – orchi, belve, matrigne crudeli -, le grotte selvagge, le piane sabbiose, i pozzi, salvezza per le carovane nel deserto ma, spesso, anche dimora di demoni, ricostruiscono fedelmente l’ambiente geografico yemenita. Non solo le campagne, le foreste e i deserti sono vividamente rappresentati nelle fiabe, ma anche le città dello Yemen, in particolare la capitale Sana’a, con i suoi vicoli, i suoi straordinari palazzi, le sue tradizionali case a torre, costruite in mattoni di fango e decorate di stucchi.

L’elemento fantastico e il continuo riferimento all’universo magico costituiscono altri tratti caratteristici della narrazione: il lettore è trasportato in un’atmosfera incantata, popolata di oggetti e animali parlanti, orchi, streghe, e soprattutto jinn, esseri intermedi tra la dimensione angelica e quella umana, a volte benevoli, più spesso malvagi. Il mondo dei jinn, così denso di mistero, luogo in cui la superstizione incontra la religione e la magia, anima l’immaginario popolare dell’intero mondo arabo, ma è presente in modo massiccio, con la sua oscura atmosfera, in tutti i racconti della raccolta.

In questo mondo, dominato da esseri sovrannaturali che interferiscono con le azioni umane, non sono assenti le figure degli angeli. L’Angelo della Morte, in particolare, scende sulla terra per prendere l’anima dell’uomo quando arriva l’ora stabilita.

Una presenza costante, nelle fiabe, è quella degli animali parlanti: uccelli, serpenti, mosche, ma anche cavalli, gazzelle, scimmie. Possono essere animali veri e propri, ma spesso si tratta di jinn o uomini e donne trasformati in animali da una strega.

La raccolta focalizza l’attenzione del lettore sulle antiche tradizioni yemenite, come le cerimonie per il matrimonio, di preferenza fra cugini, il dovere dell’ospitalità, l’usanza di distribuire doni al ritorno dal pellegrinaggio alla Mecca, il consumo in compagnia del qat, una pianta le cui foglie producono un effetto psicotropo, blandamente euforizzante, utile a reprimere gli stimoli della fame e della fatica. In Yemen, gli aneddoti sui consumatori di qat e sui loro atteggiamenti bizzarri sostituiscono i racconti sui fumatori di hashish, diffusi in altri Paesi arabi.

L’ordinamento islamico si riflette, in alcuni racconti, nel tema della poligamia, spesso causata dal desiderio di una discendenza. Talvolta, così, il ruolo della protagonista spetta a una sposa giovane, quello di antagonista alla moglie più anziana, sterile e gelosa della rivale.

L’aspetto più interessante delle novelle risiede forse nella rivisitazione del patrimonio favolistico yemenita per trasformarlo in strumento di analisi politica e sociale. L’autrice infatti non si limita a criticare il sistema patriarcale dominante nel suo Paese, ma sottolinea spesso anche l’eccessiva arrendevolezza delle donne, vittime della società maschilista e della loro stessa ignoranza.

Molti altri elementi, presenti in questa raccolta, sarebbero degni di approfondimento. Ma è forse preferibile che sia il lettore a scoprirli, lasciandosi sedurre dalle atmosfere e dai paesaggi evocati in queste avvincenti fiabe, ambientate in terra d’Arabia.

* Dottore di Ricerca in Letteratura araba, traduttrice, arabista, docente, si occupa di narrativa araba contemporanea e di traduzione in italiano di letteratura araba

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