È stato condannato a risarcire alla Regione Veneto 5 milioni e 200mila euro, per il danno d’immagine che provocato con le tangenti incassate per il Mose. Ma di quella montagna di soldi Giancarlo Galan, ex governatore forzista, ex parlamentare ed ex ministro, finora ha consentito allo Stato di incassarne soltanto 1.800. Un’inezia, considerando non solo l’entità della condanna da parte dei magistrati contabili, ma anche del flusso di mazzette di cui – sotto diverse forme – ha beneficiato. Nel lontano 2014, per riuscire a patteggiare la condanna due anni e dieci mesi, aveva ceduto allo stato la proprietà terriera di villa Rodella sui Colli Euganei, che da allora è in stato di abbandono. Ma quella era un’altra partita. Il risarcimento dovuto alla Regione è frutto del danno causato dal comportamento illecito dell’amministratore pubblico, che per tre lustri è stato a capo della giunta veneta. A rivelare l’inadempienza di Galan è stato il sostituto procuratore contabile Francesca Garlisi, “Al 31 dicembre 2020 sono stati recuperati solo 1.800 euro”, ha riferito in udienza. Somma a cui si aggiungerà un quinto del vitalizio da ex governatore e della liquidazione da parlamentare, ma che resterà comunque una parte minima di quanto dovuto allo Stato.
Il procedimento in corso in Corte dei Conti ha lo scopo di far dichiarare di proprietà di Galan una parte delle azioni della società Adria Infrastrutture che lo studio Pvp (di cui è socio l’ex commercialista di Galan, Paolo Venuti) aveva venduto nel 2013 alla Mantovani, una delle tre società che controllavano il Consorzio Venezia Nuova, costruttore del Mose di Venezia. Si trattò di una compravendita per 305 mila euro, ma secondo la Procura contabile 105 mila euro sarebbero riconducibili all’allora presidente della Regione. Si sarebbe trattato di una cessione simulata, di cui ora viene chiesto l’annullamento per recuperare qualche altra briciola. In Corte sono stati citati, oltre a Galan ed Adria Infrastrutture, anche Paolo Venuti, lo studio Pvp e la Mantovani. “E’ lo stesso Galan nel suo memoriale a dire di essere l’intestatario della partecipazione in Adria Infrastrutture. – ha spiegato il magistrato Garlisi . In quella simulazione Galan era il proponente, Venuti l’intermediario e Pvp la società schermo attraverso la quale Venuti agisce. Anche l’allora amministratore delegato di Adria, Claudia Minutillo, disse che alcune delle quote erano riconducibili a Galan e lo ha confermato l’ex presidente di Mantovani, Piergiorgio Baita”. Galan aveva ammesso di aver partecipato ad Adria Infrastrutture perché voleva garantirsi un futuro imprenditoriale quando non fosse più stato presidente della Regione. A questo procedimento contabile si è giunti dopo che la Corte di Cassazione ha negato che la competenza spettasse ai giudici civili, come chiesto dalla Mantovani.
Intanto a Padova si è tenuta la prima udienza del processo a carico di tre professioni (tra cui Paolo Venuti) a cui è stato contestato il reato di riciclaggio internazionale. Secondo l’accusa i tre avrebbero trasferito in Svizzera un milione e mezzo di euro, provento delle tangenti del Mose incassate da Galan. I difensori hanno contestato l’esistenza del reato di riciclaggio internazionale, in quanto manca l’esistenza di una associazione a delinquere. Se alla prossima udienza (dicembre 2021) la tesi sarà accolta, rimarrebbe il reato di semplice riciclaggio, destinato a finire in prescrizione visto che fu commesso nel 2007.