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Scuola, il caso degli impianti d’aerazione: pochi fondi e nessun intervento. “Ventilazione affidata ancora al protocollo ‘finestre aperte'”

Il decreto Sostegni bis ad agosto scorso ha stanziato 350milioni di euro per "interventi di manutenzione" che garantissero l’avvio dell’anno 2021/2022 in sicurezza. Ma gli istituti non hanno puntato sulla sostituzione degli impianti. Due sole eccezioni: Emilia-Romagna e Marche

“Si potranno acquistare strumenti per l’aerazione”. La frase era contenuto nel decreto Sostegni bis per garantire l’avvio dell’anno 2021/2022 in sicurezza. Sei parole, nulla di più. Nel piano Scuola non era una raccomandazione: si parlava solo di finestre da tenere aperte. Nulla di più, eppure il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ne aveva parlato come la panacea per la scuola. Ma nonostante questo, non sono mai stati avviati progetti concreti per la sostituzione degli impianti. I presidi hanno scaricato la questione sui Comuni e l’Anci, l’associazione nazionale comuni italiani, ha risposto con un’alzata di spalle: “Se hanno dato i finanziamenti ai dirigenti scolastici significa che compete a loro fare questi interventi”, ha spiegato il presidente Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro.

A spiegare la vicenda ci pensa Adriana Bizzarri, coordinatrice scuola di “Cittadinanzattiva”: Il Decreto ripartizione che ha assegnato 350 milioni di euro alle scuole prevedeva l’acquisto di “strumenti per l’aerazione”, ma tale destinazione d’uso non è specificata nel Disegno Legge 73/2021 che fa riferimento solo a interventi di piccola manutenzione. Di conseguenza, aerazione e ventilazione sono affidate al ‘protocollo’ finestre aperte”. Risultato? Lo spiega bene Bizzarri: “Di fatto non si tratta di interventi sistematici e il protocollo finestre aperte è sottoposto a troppe variabili, la cui applicazione ricade ancora una volta sul personale scolastico e sui dirigenti. La conseguenza è che scuole che hanno acquistato apparecchi per l’aerazione sono poche, perché gli impianti hanno bisogno di manutenzione e i dirigenti hanno nella maggior parte dei casi preferito investire i fondi su altro”. Un buco nell’acqua nonostante la coordinatrice di “Cittadinanzattiva” ritenga questi impianti utili: “Crediamo che possano essere un investimento importante non solo per la fase pandemica, ma anche per il futuro, se pensiamo che molti ragazzi denunciano da anni di studiare in classi o troppo calde o troppo fredde. Chiediamo che il ministero dell’Istruzione (di concerto con quello della Salute) acquisisca e renda noti i dati su quante scuole hanno già acquistato apparecchi per una idonea aerazione e ventilazione in tutti gli spazi didattici, e incentivi le scuole sprovviste a dotarsene”.

Il nodo della questione è uno: i soldi messi a disposizione da viale Trastevere non sono sufficienti per attrezzare tutte le sezioni di mezzi di purificazione dell’aria. A dirlo sono i dirigenti scolastici che da Bolzano a Palermo continuano a invitare le loro classi a tenere le finestre aperte perché di aerazione non se ne può proprio parlare. I 350 milioni di euro stanziati dal decreto Sostegni bis per garantire l’avvio dell’anno 2021/2022 in sicurezza sono serviti per tutto e di più: per l’acquisto di dispositivi di protezione e di materiale per l’igiene individuale o degli ambienti; per interventi a favore della didattica per gli studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento e altri bisogni educativi speciali; per potenziare gli strumenti digitali; per favorire l’inclusione e contrastare la dispersione scolastica attraverso il potenziamento dell’offerta formativa; per adattare gli spazi interni ed esterni degli istituti per garantire lo svolgimento delle lezioni in sicurezza o per l’acquisto di servizi professionali, di formazione e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro; per l’assistenza medico-sanitaria e psicologica e anche per acquistare strumenti per l’aerazione.

Alle singole scuole sono arrivate briciole che non possono certo servire per allestire impianti di aerazione in ogni aula. Lo spiega bene Cristina Costarelli, preside dello “Newton” di Roma: “Ho ricevuto 47 mila euro che mi dovrebbero servire per il materiale sanitario, per i percorsi psicologici e altro ancora. Ho 47 aule: se dovessi mettere l’impianto in ciascuna come dovrei fare? E poi chi paga la manutenzione?”. La dirigente che è anche il numero uno dell’Associazione nazionale presidi del Lazio ha qualche dubbio anche sul fatto che tocchi a loro pensare a questi impianti: “Mi sembra una competenza degli enti locali. Se installo questi dispositivi e il consumo di energia elettrica supera quello da contratto che succede?”.

Ma il problema non riguarda solo il Lazio. Stessa situazione anche in Campania, in una zona che, nonostante ci troviamo al Sud, d’inverno può essere fredda: Ariano Irpino. Marco De Prospo, è il preside dell’istituto “Don Milani” che ha diversi plessi nella zona: “In tutto ho ricevuto 8mila euro. Come faccio a pensare a dei mezzi di purificazione dell’aria in ogni classe? Dovrei privilegiare qualcuno al posto di altri. Andiamo avanti così, apriamo le finestre…qui c’è aria fina”.

Dove fa ancora più freddo, in Trentino Alto Adige, nessuno ha pensato di organizzarsi con gli impianti di aerazione. Cristina Crepaldi, dirigente scolastica del liceo “Carducci” non conosce colleghi che abbiano fatto questa scelta: “Le nostre aule sono grandi, servirebbero impianti dotati di una certa potenza. So che sono particolarmente costosi e non possiamo permetterceli. Anche quest’anno terremo le finestre aperte e metteremo i cappotti in classe”. Cauto anche il collega Marco Fontana, a capo dell’istituto comprensivo di Bolzano: “I meccanismi di finanziamento per noi a Statuto speciale sono più complessi. In ogni caso dovrei fare uno studio di fattibilità per capire se serve”. E al Sud dove le scuole devono lottare, spesso, per mille problemi, sono ben pochi ad aver pensato agli impianti promossi dal ministro: “Siamo come quel povero che vuole mettere il frac quando non ha nemmeno i soldi per mangiare. Abbiamo ben altre priorità”. A confermare che a livello nazionale sono ben pochi i presidi che hanno acquistato questi dispositivi è il numero uno dell’Anp Antonello Giannelli: “Va detto con franchezza che un lavoro di questo tipo è di competenza degli enti locali non può essere fatto da noi. La maggior parte delle scuole continua a tenere aperta la finestra”.

Chi ha deciso di prendere in mano la questione degli impianti di aerazione sono, invece, alcuni enti locali. La regione Marche ha avviato una sperimentazione che ha utilizzato tre milioni dei fondi Fse. In Emilia Romagna, il comune di Forlì ha acquistato 840 dispositivi di sanificazione con tecnologia UV-C e li ha messi in 500 ambienti scolastici tra aule e mense. A San Lazzaro di Savena, l’amministrazione si è dotata di 270 impianti per le scuole, uno in ogni aula, dai nidi alle medie. Tra le scuole, invece, spunta il comprensivo “Bocchi” dove la preside ha installato 56 impianti oltre a uno in aula insegnanti.

D’altro canto chi usa questa tecnologia da anni conferma che ha aiutato molto in questa fase. Lo sa bene il preside di Lozzo Atestino (Padova), Alfonso D’Ambrosio che grazie al Comune, ha l’impiantato da due anni: “Hanno speso sessanta mila euro e l’abbiamo messo in tredici aule. E’ dotato anche di una centrale di controllo sui dati ambientali. L’anno scorso abbiamo avuto solo quattro positivi e per ora neanche uno”.