Il secondo turno delle amministrative finisce 8 a 2 per il centrosinistra. Se si guardano i capoluoghi al ballottaggio, la vittoria è del Partito democratico e dei suoi alleati che si prendono Roma, Torino, Cosenza, Savona e Isernia. I dem ottengono la riconferma a Varese, Latina e Caserta, mentre perdono a Trieste nonostante la partita si fosse riaperta nelle ultime settimane. Perdono anche a Benevento, dove però a vincere è Mastella con una coalizione sostenuta da liste civiche e non tanto dal centrodestra. Se si guardano invece i 20 capoluoghi, considerando anche il voto di due settimane fa, finisce 15 a 5 per il centrosinistra, di cui 6 città che cambiano di colore a favore del centrosinistra. In generale, come già al primo turno, i vincitori dovranno fare i conti con un’astensione che è addirittura aumentata al secondo turno elettorale: se si guarda infatti il dato complessivo (43,94%), si è presentato alle urne meno di un elettore su due e a Roma si è espresso meno di un milione di persone.
Secondo l’analisi di Youtrend, il centrosinistra è anche lo schieramento che ha vinto il maggior numero di ballottaggi nei Comuni superiori ai 15mila abitanti: sono 24, più 8 insieme al M5s. Seguono i candidati civici che conquistano 12 Comuni, mentre il centrodestra arriva a 10 sindaci eletti. Se si guardano i 119 Comuni che sono andati al voto: 42 sono andati al centrosinistra, 16 ai candidati giallorossi, 30 al centrodestra, 18 ai candidati civici. I 5 stelle invece si sono presentati al ballottaggio da soli in 7 Comuni: sono stati riconfermati in quattro (Pinerolo, Castelfidardo, Noicattaro e Ginosa) e hanno perso in tre centri (Cattolica, Beinasco e Marino).
Roma: si chiude l’era Raggi, vince Gualtieri – A Roma vince, rimontando dopo il primo turno, l’ex ministro giallorosso Roberto Gualtieri. Il candidato Pd, secondo l’ultima proiezione, ha superato il 60 per cento delle preferenze contro il il 39,1% di Enrico Michetti e del centrodestra. L’affluenza è diminuita di sei punti rispetto al primo turno (dal 39 al 33). Il distacco tra i due candidati è molto netto: il centrodestra non è riuscito a mobilitare gli astenuti del primo turno ed è finito sconfitto in una delle partite su cui aveva puntato molto. Resta una grande incognita il comportamento dell’elettorato M5s: Giuseppe Conte aveva dichiarato il suo voto per Gualtieri, ma l’uscente Virginia Raggi non ha voluto dare indicazioni agli elettori. Segno che probabilmente, in molti casi, i 5 stelle hanno scelto di non andare alle urne. “Da parte mia ci sarà leale sostegno nelle battaglie che avranno a cuore Roma”, ha detto oggi la sindaca uscente. Ma proprio la composizione della giunta di Gualtieri dirà se effettivamente nella Capitale si potrà ipotizzare un inizio di dialogo giallorosso. Ma non solo: il neo eletto dovrà considerare nella partita una delle rivelazione del primo turno, ovvero Carlo Calenda. Un’alchimia che si prospetta complessa e che già lascia prospettare un avvio complesso. Infine, sul voto non può non aver influito l’assalto alla Cgil di No Green pass e Forza Nuova di dieci giorni fa e, per forza di cose, la folla che è scesa in piazza sabato in solidarietà con i sindacati (con la pesante assenza dei leader di centrodestra).
Torino: per il dopo Appendino tocca al dem Lo Russo – Stefano Lo Russo sfiora il 60 per cento dei consensi e vince a Torino, archiviando l’era Appendino. Candidato dem fortemente contrario all’alleanza con i 5 stelle, ha deciso fino all’ultimo di non appellarsi al sostegno del M5s nonostante gli accordi di coalizione a livello nazionale. Sul fronte opposto, il candidato del centrodestra Paolo Damilano, molto vicino a Giancarlo Giorgetti e volto moderato della compagine Fi-Fdi-Lega, si ferma al 40,6 per cento delle preferenze. “Torino non ha voluto lottare per il cambiamento”, ha dichiarato a caldo Damilano. Ma soprattutto se l’è presa con le forze della coalizione: “Ho visto grande partecipazione da parte dei partiti a livello nazionale, li ho visti forse un po’ più pigri a livello locale: i risultati credo lo abbiano in parte dimostrato”. Ora toccherà a Lo Russo ricucire con il fronte del centrosinistra e in particolare con gli elettori (e gli eletti) M5s: “Noi ci siamo presentati come centrosinistra unito, questo progetto è stato accolto positivamente”, ha detto. “Una coalizione politica molto compatta che ha fatto sì che i torinesi ci dessero la loro fiducia. Noi approcceremo i prossimi anni con un’impostazione aperta alle minoranze consiliari, questa è una stagione in cui servono i costruttori. Sarò molto disponibile ad ascoltare i suggerimenti delle minoranze”.
Trieste: la città prima in bilico resta nelle mani del centrodestra – Nella città dove il centrodestra puntava a vincere al primo turno, il sindaco uscente Roberto Dipiazza viene riconfermato, ma solo al ballottaggio: vince con il 51,6% delle preferenze contro il 48,4 per cento del candidato dem Francesco Russo. Una vittoria che permette a Forza Italia di rivendicare il successo del proprio candidato e che difficilmente potrà accontentare (o placare) la coalizione. Il tutto mentre Trieste è al centro delle proteste No Green pass da venerdì scorso: proprio oggi, poco prima della chiusura delle urne, i manifestanti sono stati sgomberati dal porto e si sono radunati in piazza Unità fischiando proprio contro il municipio intonando cori come “vergogna” e “venduti” nei confronti dei giornalisti.
Varese: la Lega sconfitta. Riconfermato il centrosinistra – In una delle città simbolo del Carroccio, là dove Matteo Salvini è andato più volte a fare campagna elettorale, viene riconfermato il sindaco di centrosinistra Davide Galimberti. Che qui aveva anche l’appoggio del M5s. E la vittoria è molto significativa: ce la fa con il 53% di preferenze contro il 46,22% del leghista Matteo Bianchi. “Mi sembra”, ha detto Galimberti durante i festeggiamenti, “che questo dato confermi la fase assolutamente negativa della Lega che qui è nata e cresciuta, ma ha avuto uno stop importante. Abbiamo avuto Matteo Salvini per giorni e giorni in città, ma la risposta della gente è importante”. Un attacco frontale alla Lega, battuta “alla capacità di aver costruito una compagine politico-amministrativa allargata a aperta alle forze civiche, in netta contrapposizione ad un centrodestra un po’ vecchio”. A chi gli chiedeva se la prossima sfida per il centrosinistra lombardo sarà la conquista della Regione, Galimberti ha risposto: “I grandi sconfitti in questa elezione varesina sono da una parte Matteo Salvini e dall’altra la Regione Lombardia, che erano qui tutti i giorni a fare spot. Penso che adesso, grazie all’energia dei comuni e alle forze civiche del nostra territorio, si possa costruire ad un progetto alternativo a quello attuale per la Regione”.
Latina: il centrodestra perde anche in casa di Durigon – Il centrodestra perde a Latina, città protagonista l’estate scorsa per l’uscita dell’ex sottosegretario leghista Durigon che propose dal palco di intitolare il palco cittadino non più a Falcone e Borsellino, bensì ad Arnaldo Mussolini. Qui ha vinto, riconfermato, il sindaco dem uscente Damiano Coletta sullo sfidante di centrodestra Vincenzo Zaccheo, già sindaco del capoluogo pontino per due mandati: 65% di preferenze contro il 45,8. Con Zacheo il centrodestra ha tentato di riprendersi la sua storica enclave nel Lazio espugnata la scorsa tornata elettorale da Coletta che ottenne il 75% dei voti. Tra i primi a esultare anche il presidente di Regione ed ex segretario Nicola Zingaretti: “Anche a Latina, altro capoluogo al voto, bella vittoria! Bravi Damiano Coletta e tutta la grande squadra. Uniti e unitari si vince”.
Caserta: vince il centrosinistra, festeggia anche il M5s – La coalizione di centrosinistra ha ottenuto la riconferma a Caserta. Qui ha vinto l’uscente Carlo Marino, sostenuto da Pd, Italia Viva, Noi Campani, Centro democratico e Azione. Ha battuto al ballottaggio Gianpiero Zinzi, capogruppo della Lega in Consiglio regionale della Campania, sostenuto dai partiti del centrodestra. “In Italia si vince con una coalizione larga, ma si costruisce attraverso la coalizione un progetto serio”, ha detto a LaPresse dal suo comitato elettorale Carlo Marino. Festeggiano il vincitore anche i 5 stelle: “Rappresenta un argine fondamentale contro l’avanzata della Lega al Sud, che continua la sua inesorabile serie di sconfitte. Con Marino c’è stata una interlocuzione sui temi a noi cari, come quello della transizione ecologica sul quale il nuovo sindaco intende costituire un assessorato ad hoc, come ha dichiarato la scorsa settimana, in attesa che mantenga la promessa, per discutere del bene di Caserta e dei casertani”.
Cosenza: il centrosinistra vince a casa del fratello del presidente Occhiuto – Ad ammettere la vittoria del candidato di centrosinistra Franz Caruso è stato, tra i primi, Mario Occhiuto. Ovvero il sindaco uscente di Forza Italia e fratello del neo eletto presidente di Regione in Calabria Roberto Occhiuto. Dopo averla amministrata per dieci anni, è toccato a lui ufficializzare la sconfitta del candidato Francesco Caruso. “La vittoria più bella”, ha scritto su Facebook l’ex deputato Giacomo Mancini jr, nipote dello storico sindaco di Cosenza ed ex segretario del Psi, Giacomo Mancini. “E’ stato bocciato in un solo colpo il potere del vecchio sindaco e quello del nuovo governatore”.
Savona torna al centrosinistra. E la Lega se la prende con Toti – Savona torna al centrosinistra dopo cinque anni di governo del centrodestra. Ha vinto il candidato di centrodestra Marco Russo con il 62,20% dei voti contro il 37,80 di Angelo Schirru. Russo è stato sostenuto da lista Articolo Uno-Partito Democratico, Patto per Savona, Riformiamo Savona e Sinistra per Savona. Su Schirru puntava il presidente della Regione Giovanni Toti con la lista Toti per Savona, con Lega Salvini Liguria, Fratelli d’Italia, Lista civica Schirru, Andare Oltre, Forza Italia e Unione di Centro. “Si vince e si perde tutti insieme”, è stata la velina del Carroccio poco dopo la notizia della sconfitta. “L’eccessivo protagonismo di Cambiamo!, mostrato per la prima volta alle elezioni comunali di Savona, ha portato a una gestione poco efficace della campagna elettorale. Auspichiamo che Toti torni a fare il federatore per puntare ancora una volta alla vittoria nelle sfide che ci attendono nei prossimi mesi”.
Benevento: vince (di nuovo) Mastella – Una vittoria di Clemente Mastella, prima ancora che del centrodestra. Il sindaco riceve l’ennesima riconferma, sostenuto da liste civiche vicine alla destra, e batte invece la coalizione dei centrosinistra. E si scaglia contro il segretario dem: “Hanno fatto una squadra tutta contro di me e contro il popolo di Benevento, un’arca di Noè in cui si sono ritrovati destra ed estrema sinistra. Mi dispiace che Letta sia venuto qui a condire tutto questo, ma devo dire bene così, contento così. Io sono Mario, loro sono Silla”. Sconfitto quindi, con un risultato di 52 a 47, Luigi Diego Perifano, candidato sostenuto da Pd, Centro democratico, Europa Verde e altre liste civiche e che in vista del ballottaggio aveva incassato anche il sostegno del Movimento 5 Stelle.
Isernia: la sconfitta del centrodestra spaccato – Ribaltata la situazione infine a Isernia. Il candidato di centrosinistra Pietro Castrataro ha superato il 57% battendo il centrodestra di Gabriele Melogli. A nulla è valso l’appoggio dichiarato di FdI a Melogli, partito che non era entrato nella coalizione di centrodestra nel primo turno. Un appoggio, per altro, palese solo per il coordinatore regionale di FdI, perché il consigliere regionale del partito, Michele Iorio anche ex governatore del Molise, non si è apertamente dichiarato a favore di Melogli. Dall’altra parte la coalizione del centrosinistra con Piero Castrataro che ha messo insieme Pd e Movimento Cinque Stelle, Partito Socialista e Sinistra Italiana, la civica ‘Isernia Futura’ e Volt. Castrataro non ha cercato accordi o apparentamenti con le liste del terzo candidato: Cosmo Tedeschi escluso dal ballottaggio. A sinistra si è segnalata anche la mobilitazione di molti studenti rientrati dalle sedi universitarie per “votare Castrataro”, che hanno fatto del rientro un vero e proprio spot elettorale per la sinistra.