C’è chi tiene un corso in una prestigiosa università, chi siede nei comitati direttivi di importanti aziende, chi continua a gestire il proprio studio legale. Molti deputati del Parlamento europeo abbinano al proprio lavoro politico altre attività retribuite, come emerge dall’ultimo rapporto di Transparency International Eu: dall’analisi delle “dichiarazioni di interessi finanziari” redatte dagli stessi eurodeputati, emerge infatti che il 27% dei membri dell’Eurocamera può contare su un’integrazione al reddito da parlamentare che già ammonta a 8.757,70 euro al mese, più rimborsi per gli spostamenti e un budget per pagare gli assistenti. Tra i nomi segnalati c’è quello di Sandro Gozi, ex sottosegretario agli Affari europei dei governi Renzi e Gentiloni ed eletto all’Eurocamera in Francia nella Liste Renaissance, espressione del partito La République En Marche di Emmanuel Macron. Una cifra, secondo Transparency, che potrebbe raggiungere anche i 366mila euro all’anno, data dalla somma degli incarichi (e della fascia di reddito corrispondente) elencati nella dichiarazione delle attività extra-parlamentari consegnata dall’eurodeputato al parlamento europeo. La cifra in realtà non corrisponde a quanto effettivamente percepito: stando alla dichiarazione resa all’Alta Autorità francese per la trasparenza della vita pubblica, il totale non supera infatti i 46.700 euro annui sommando tutte le diverse attività.
La dichiarazione di interessi finanziari di Gozi è una delle più recenti e risale al febbraio 2021. Vi si trovano incarichi accademici: una cattedra all’Ismapp (Istituto superiore di management pubblico e politico) di Parigi, una all’università di Ginevra e un assegno di ricerca da parte dello stesso ateneo. Questi impieghi, come sottoscritto dallo stesso Gozi, sono stati svolti anche in contemporanea al suo mandato da europarlamentare, cominciato nel febbraio 2020 (il suo seggio è uno di quelli assegnati dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea). Gozi è anche l’eurodeputato con più attività extra-parlamentari: venti. Molte di esse, ha specificato a Ilfattoquotidiano.it lo stesso eurodeputato, sono svolte a titolo gratuito: “Ci tengo ancora a precisare che la maggior parte dei miei impegni riguarda attività legate al mio mandato di eurodeputato e fanno parte del mio background e del mio impegno europeo: il mandato nel Partito Democratico Europeo e nell’Unione dei Federalisti Europei sono gli esempi più eloquenti, ovviamente entrambi a titolo gratuito”.
Il parlamentare del gruppo liberale Renew Europe non è l’unico italiano in questa situazione. C’è ad esempio Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano che nell’ottobre 2020 dichiarava compensi tra i 5mila e i 10mila euro mensili per la sua attività di avvocato. Poi una nutrita pattuglia di nove deputati della Lega, le cui dichiarazioni sono tutte risalenti a inizio legislatura (giugno o luglio 2019). In due casi si tratta di incarichi politici ora interrotti, come quelli a livello comunale di Isabella Tovaglieri e Marco Dreosto. In altri, di guadagni da attività professionali: Simona Baldassarre (medico), Matteo Adinolfi (revisore contabile), Alessandra Basso, Rosanna Conte e Annalisa Tardino (avvocatesse), più Angelo Ciocca che ha indicato un generico “libero professionista” e Massimo Casanova, il proprietario del Papeete Beach a Milano Marittima, che segnala un compenso come amministratore di una società immobiliare.
Per il Partito Democratico, oltre ad Alessandra Moretti che percepiva uno stipendio come consigliere regionale prima di entrare nell’Eurocamera, ci sono Giuseppe Ferrandino (ingegnere) e Paolo De Castro, membro di vari comitati scientifici tra cui quello del consorzio del Grana Padano. Siede fra i banchi di Forza Italia Luisa Regimenti (medico legale) e fra quelli del Movimento Cinque Stelle Sabrina Pignedoli (libera professionista). In tutti questi casi non è dato sapere se le attività siano in corso o meno, proprio perché l’ultima dichiarazione fornita è datata 2019.
Dai dati complessivi di Transparency International Eu emerge come la pratica sia diffusa in tutti i gruppi politici dell’Europarlamento, anche se con diversa frequenza. Nel gruppo Identità e Democrazia, a cui appartiene la Lega, lo fanno il 38% dei deputati, in quello della Sinistra il 10%. La tendenza a mantenere altre attività remunerate contemporaneamente al mandato non è vietata, ma oltre a sottrarre tempo al lavoro parlamentare, aumenta secondo l’associazione i rischi di conflitto di interesse. Diversi casi in questo senso sono stati evidenziati dalla stampa europea, dai deputati della commissione Agricoltura che hanno interessi nel settore, fino alla finalndese Miapetra Kumpula-Natri, membro del direttivo di due compagnie energetiche e al contempo legislatrice nella commissione parlamentare che le regola.
Inoltre, sottolinea l’analisi, la trasparenza non sembra essere il punto forte dei deputati: oltre alle generiche indicazioni sulla quantità dei compensi percepiti, anche le descrizioni delle attività includono molti “liberi professionisti” e “consulenti”, senza ulteriori indicazioni. Nel caso, spetta al presidente del Parlamento europeo richiedere spiegazioni ai suoi membri, mentre l’amministrazione parlamentare è incaricata soltanto di un “controllo generale di plausibilità”. Nel frattempo, queste occupazioni valgono complessivamente tra i 4 e gli 11,5 milioni di euro, con 39 eurodeputati che potrebbero guadagnare più di 100mila euro all’anno. Non male come secondo lavoro.
Articolo aggiornato il 18 ottobre alle 19.00 da redazioneweb