Elezioni Roma 2021: caro Gualtieri, provi lei a guarire una città che soffre moltissimo
Accolgo con ovvia contentezza la vittoria di Roberto Gualtieri a Roma, anche se largamente prevista. Roma è sempre stata una città fondamentalmente democratica, per il centro-sinistra perdere è difficile. Eppure ci sono riusciti, quando presentarono Francesco Rutelli che perse nel 2008 al ballottaggio con Gianni Alemanno. E si aprì per Roma una stagione tremenda, fatta di corruzione, incuria, incapacità amministrativa, assunzioni gonfiate di gente incompetente dentro le partecipate come Ama e Atac, aumento del debito. Una situazione di cui la città ancora porta le ferite.
Inoltre, la divisione con cui il centro-sinistra si è presentata a queste elezioni, addirittura tre candidati, è stata qualcosa di incomprensibile e assurdo per noi elettori di centro-sinistra. Che ci siamo chiesti per mesi perché non ci fosse un accordo tra i partiti per presentare un candidato unico, forzando noi ad una scelta difficile. Ma, per fortuna, oggi abbiamo un sindaco, un uomo competente e di valore sulla cui figura pesa solo l’ombra di un partito, il Pd, che a Roma ha dato il peggio di se stesso e che speriamo lui sappia arginare e governare.
Di consigli a Gualtieri ne potrei dare, da cittadina di questa città da 46 anni, così tanti da scrivere un libro. La prima cosa che chiederei al nuovo sindaco è, ovviamente, di risolvere definitivamente il problema della spazzatura. Quella che noi romani subiamo è una vera violenza quotidiana, un orrore senza fine che manda tra l’altro un messaggio devastante. La città è sporca da far schifo, allora perché mi devo impegnare a non sporcarla? Che da Roma partano ogni giorno decine e decine di tir carichi di spazzatura da mandare in tutta Italia è una vergogna assoluta. Certo, c’è il problema enorme degli impianti, ma si spera che, essendo il presidente di regione dello stesso partito, smettano di rimpallarsi le responsabilità. Questo problema va risolto, subito. Fa troppo male a tutti.
La seconda urgenza sono le strade. Non solo perché sono rotte, rovinate, piene di buche a causa di appalti fatti male, anche se Virginia Raggi, a dire il vero, ha invertito la tendenza. Ci sono altri problemi, come la scarsa segnaletica, specie in periferia e sulle strade di scorrimento veloce: unito all’altissimo numero di macchine per abitante, questo rende Roma una città pericolosissima. A Roma si muore, nell’indifferenza generale, un cittadino ogni tre giorni, una media che si è intensificata negli ultimi mesi: madri e padri uccisi, nonni e ragazzi travolti, una tragedia senza fine. Noi genitori viviamo con terrore gli spostamenti dei nostri figli e a volte facciamo percorsi più lunghi per lasciarli con la macchina sul lato dove non devono attraversare.
Collegato a questo, c’è, ovviamente, il problema dei trasporti. A Roma girano tram vecchi di 70 anni, che cadono a pezzi. L’amministrazione Raggi ha reso più sicura la metro con lavori importanti, ma restano ancora molte fermate chiuse e tantissime senza ascensori per i disabili. E poi ci sono gli autobus che vanno a fuoco. Scarsa manutenzione? Malavita? Noi cittadini non riusciamo a capire. Le immagini sono impressionanti, i numeri anche. E ancora, come faccio io a mandare mio figlio sull’autobus con la paura che prenda fuoco e magari non riesca a scendere perché, per caso, le porta si bloccano? Come può accadere in una città moderna?
Ma veniamo al terzo grande problema. Il turismo di massa. Basta, per favore, usare il centro storico di Roma come un luogo dove fare più soldi possibile a dispetto di ogni regola e di ogni senso estetico – e direi anche etico. Basta fare del centro di Roma un luna park, con i tavolini messi ovunque, la gente che mangia ovunque a qualsiasi ora, la musica ovunque. I residenti sono sempre di meno, perché vivere in luoghi di turismo sta spingendo via le famiglie che ogni giorno ingaggiano una lotta quotidiana contro l’immondizia lasciata da turisti e ristoranti e chiedono decoro, chiedono che si possa dormire la notte, chiedono infine regole.
La pandemia ha spinto la giunta Raggi a decidere, oltre che di aprire il varco ztl per molti mesi, in parte anche comprensibile, di dare il via libera ai tavoli ovunque, anche sulle strisce blu. Questo in controtendenza con una scelta dei primi anni della stessa amministrazione, molto rigida sul tema. Cosa è successo? L’anarchia totale. I ristoratori hanno preso tutti i posti legali e pure illegali, mettendo tavolini sulle strisce blu, sui marciapiedi, sulle strisce pedonali. Enrico Michetti aveva promesso di continuare a non far loro pagare nulla, com’è oggi. Spero che Gualtieri torni indietro: il rispetto delle regole è una cosa assolutamente fondamentale di cui Roma ha disperatamente bisogno.
E poi, immenso, c’è il problema del degrado ambientale di questa città. L’unica in Italia ad aver preso quattro gradi dagli anni Sessanta. Un aumento di temperatura inquietante, dovuto al consumo del suolo forsennato, alla mancanza di corridoi verdi e tanto altro. Per questo la città è sempre calda e l’estate diventa invivibile tanto che chi può se ne va a lungo. Ma chi non può, come le famiglie povere, restano e questo causa problemi enormi specie sui più piccoli. La Raggi sul tema del verde urbano è stata veramente latitante per i primi anni. Non c’erano soldi, è vero. Poi sono arrivati e sono serviti soprattutto per abbattere. Sono stati abbattuti alberi importanti, pini, alberi secolari, nonostante le battaglie dei residenti. Certo, il motivo era anche che se un albero cade e uccide una persona l’amministrazione ne risponde. Ma il problema è che è mancato completamente ogni rapporto con i residenti, con i cittadini: ci voleva un dialogo che non c’è stato e questo è stato gravissimo.
La vecchia amministrazione ha piantato nuovi alberi, ma ovviamente piccoli. Molto spesso, però, non li ha curati e il risultato è che dopo l’estate caldissima e siccitosa sono morti in parecchi. Eppure credo che siano stati conteggiati nel patrimonio arboreo della sindaca (8000 gli alberi abbattuti), quello che ogni sindaco deve lasciare. Il verde di Roma sta morendo, a causa di degrado, incuria e cambiamento climatico. È una urgenza assoluta non solo curare quello che c’è, ci sono tanti parchi, ma creare soprattutto corridoi urbani che permettano alle persone di camminare quando fa troppo caldo. Non ci serve il megaparco dove ammassarci tutti la domenica, ci servono gli alberi lungo le strade. E tanti. E per favore, leviamo tutte le ceppaie tagliate che punteggiano ogni strada. È una cosa che fa male al cuore e segnala un’indifferenza a dettagli che tali non sono.
Potrei scrivere ancora a lungo ma mi fermo qui. Per dire però un’ultima importante cosa, anzi due. Io non credo che un sindaco possa risolvere tutti i problemi di cui sopra: non è un’impresa umana, anche perché ne ho citati solo alcuni. Ci sono le infiltrazioni mafiose, ad esempio, contro cui Raggi ha combattuto coraggiosamente, questo sì, ci sono i migliaia di senzatetto di cui nessuno si occupa – un degrado sociale spaventoso – e tanto altro ancora. Ma Roma da sola non può salvare Roma. Ci vuole un coinvolgimento di tutte le forze politiche, ci vuole un impegno sulla capitale perché sia davvero tale – altrimenti, cambiamola per favore, noi non vogliamo più sentirci chiamare tale e vivere così. Il sindaco deve avere più poteri e al tempo stesso Roma deve avere più soldi. Perché i suoi cittadini hanno pagato e sopportato troppo e meritano davvero più rispetto. Cittadini che, tra l’altro, sono prontissimi a collaborare con l’amministrazione, lo hanno fatto già in questi anni, curando aiuole, pulendo strade, creando comitati cittadini, telefonando ogni giorno per anni all’Ama per chiedere pulizia. Questo patrimonio di competenze, di valore e di passione non va sprecato. Io credo che Raggi non l’abbia saputo valorizzare.
Infine chiederei a Gualtieri una cosa importantissima, anche se oggi quando si parla del tema si pensa subito al fumo che nasconde una sostanza che non c’è, ma così non è. Serve assolutamente una buona comunicazione, che non è fatta solo dei social network – è stato il grande errore della Raggi – oppure di comparsate nei talk show di sinistra che guardiamo solo noi di sinistra, ma è fatta anche di manifesti per le strade, di lettere scritte a casa, di articoli sulla free press che i lavoratori che si alzano quando è buio leggono sulla metro. Bisogna raggiungere tutti e bisogna coinvolgere tutti i residenti in ogni progetto di cambiamento che riguardi le loro piazze e strade (questo vale soprattutto per i presidenti di municipio, a Roma ognuno è grande come una città).
Sarebbe bello, in definitiva, se Roma fosse un laboratorio di inclusione, dove attraverso una buona comunicazione appunto si possano raggiungere anche quelli che non hanno votato. Che non credono più nella politica, forse perché sono emarginati, poveri, o forse semplicemente perché la loro qualità di vita in questi anni è peggiorata. E anche se la colpa non è stata tutta del sindaco, sicuramente no, è stata sua responsabilità non essere capace spiegare cosa fosse attribuibile a lei e cosa no. E dunque questo, facendogli un grande in bocca al lupo, chiedo a Gualtieri, che ha forse il compito più difficile della politica italiana: provare a gestire e guarire una città che soffre moltissimo. Ma al tempo stesso, e forse è ancora più importante, spiegare ai romani perché debbano soffrire così tanto.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Sankt Moritz, 13 mar. -(Adnkronos) - La prima tappa della Coppa delle Alpi by 1000 Miglia 2025, partita da Brescia alle 9:00 di stamattina, è in conclusione. La classifica aggiornata alla Prova di Media sul Passo Eira vede Francesco e Giuseppe di Petra in testa a bordo della loro Fiat 508C del 1938, seguiti da Belotti-Plebani sulla Bugatti T 37 A del 1927 e da un’altra 508C ma del 1937, quella di Aliverti-Polini. Conclusa la sosta per il pranzo a Tirano, gli equipaggi hanno iniziato a risalire la Valtellina toccando prima Grosio, con la vista del Castello Vecchio di San Faustino sullo sfondo, e poi Bormio, che ha ospitato un controllo timbro in pieno centro storico. Una volta lasciata alle spalle la cittadina, hanno iniziato a profilarsi i primi scorci imbiancati. Ben presto, gli equipaggi si sono visti immersi in un panorama completamente innevato, reso ancor più bello dalla luce del sole del pomeriggio.
Sul Passo Eira, ad un’altitudine di 2000 metri, si è tenuta la prima Prova di Media della manifestazione, dopodiché il convoglio è giunto a Livigno, che ha accolto i piloti per un coffee break nella Piazza del Comune. Il benvenuto del centro cittadino è stato caloroso, con una folla entusiasta che si è riunita nei pressi dell’arco all’arrivo nella cittadina, partner della Coppa delle Alpi 2025. Costeggiando il lago di Livigno, ghiacciato dalle rigide temperature invernali, gli equipaggi sono entrati in Svizzera passando dal tunnel Munt la Schera. Le vetture sono infine giunte a St. Moritz, primo traguardo di tappa della Coppa delle Alpi 2025.
Lasciandosi alle spalle la Torre Pendente di San Maurizio, hanno effettuato le ultime prove di giornata e, dopo aver costeggiato il lago di St. Moritz, sono finalmente giunte al Controllo Orario finale nella centralissima via Serlas sotto una consistente nevicata.
Verona, 13 mar. - (Adnkronos) - "Abbiamo voluto e portato all’interno di una manifestazione fieristica un progetto di natura sociale, per la prima volta in assoluto, in quanto non era mai accaduto che si dedicasse un intero padiglione alla fiera del sociale. Lo abbiamo fatto per la prima volta in occasione del primo evento di LetExpo, e ora siamo alla quarta edizione. Siamo partiti con tre organizzazioni tra fondazioni e associazioni: Fondazione Grimaldi, la Comunità Lautari e l’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon, con la sua Fondazione. Oggi sono più di 50 organizzazioni, c’è stata una crescita esponenziale. Sono felice di aver condiviso tutte queste annate con il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, che ha condiviso con noi questi momenti”. Lo ha detto Eugenio Grimaldi, executive manager del Gruppo Grimaldi e presidente di Alis per il Sociale alla quarta edizione di LetExpo, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, in programma a Verona fino al 14 marzo. La fiera è promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere, LetExpo rappresenta l’evento nazionale e internazionale di riferimento della filiera, con un focus sulle attuali dinamiche geopolitiche e sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
“Il ministro Locatelli ha ascoltato le istanze di queste fondazioni e organizzazioni, ci ha invitato a Palazzo Chigi, dove abbiamo avuto modo di parlare delle loro criticità e ascoltandole credo che nei nuovi decreti abbiano potuto portare e sollevare delle linee guida presenti oggi in questi nuovi decreti. Quindi, rappresenta un risultato tangibile che ci dà grande soddisfazione - afferma Grimaldi - Ho avuto la percezione anche di una crescita per i prossimi anni e questo dà sicuramente grande soddisfazione e ancora più voglia di lavorare”.
“E’ stato un momento di grande soddisfazione aver avuto momenti di condivisione con i gruppi del ministero della Difesa, come l’esercizio, che hanno partecipato in senso attivo non solo nel padiglione, dove c'è l'organizzazione del Ministero della Difesa, ma si sono avvicinati al padiglione 1, dedicato al sociale - spiega - Già abbiamo condiviso che l'anno prossimo avremo una partecipazione anche all’interno dell’organizzazione da parte loro. Abbiamo avuto anche l'Aeronautica militare, che con la Fanfara ha aperto il padiglione nella giornata inaugurale”. “Voglio ringraziare tutte le imprese, che rappresentano il senso di questo evento e le aziende che hanno già portato a termine alcuni progetti con la Comunità Lautari e con la Fondazione Grimaldi, ma soprattutto che hanno portato a compimento già con la Fondazione Santobono. C'è un senso pratico e tangibile del lavoro espresso in questo padiglione e in questa fiera, che porta sicuramente dei risultati nel terzo settore, dove ci sono i più fragili”, conclude Grimaldi.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Cresce la consapevolezza degli italiani verso la sostenibilità alimentare. A testimoniarlo è la recente indagine 'Le scelte alimentari degli italiani tra sostenibilità e consumo: percezioni e preferenze verso i prodotti certificati' commissionata a Consumerismo No Profit da Findus e presentata oggi durante un incontro svoltosi presso l’Acquario Civico di Milano.
Secondo il sondaggio, quasi 7 consumatori su 10 (il 68% degli intervistati) considera la sostenibilità un fattore importante, con quasi il 20% che la ritiene un driver fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare. Inoltre, l’indagine evidenzia come le abitudini d’acquisto stiano cambiando: rispetto a 10 anni fa, il 66% degli intervistati dichiara di aver aumentato la propria attenzione nei confronti di prodotti certificati sostenibili e 2 italiani su 10 li cercano attivamente al supermercato. Quasi la metà degli intervistati (46%) dichiara di leggere spesso le etichette per verificare la provenienza e la filiera dei prodotti alimentari, il 26% lo fa sempre.
Per quanto riguarda i prodotti certificati sostenibili, 1 italiano su 10 (12%) li sceglie sempre, mentre il 71% li acquista occasionalmente, approfittando di offerte e promozioni, dimostrando una predisposizione selettiva che spesso dipende dal prezzo. Quando si tratta di prodotti ittici, la qualità e la freschezza rimangono il principale fattore di scelta per il 64% degli intervistati, seguiti dalla provenienza del pesce (59%) e dal prezzo (51%). Ma è da segnalare anche che 1 consumatore su 4 (26%) indica le certificazioni di sostenibilità come un criterio determinante nella scelta dei prodotti ittici, un dato che suggerisce come le certificazioni stiano entrando tra i criteri di scelta, seppure ci sia da continuare a lavorare.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Cresce la consapevolezza degli italiani verso la sostenibilità alimentare. A testimoniarlo è la recente indagine 'Le scelte alimentari degli italiani tra sostenibilità e consumo: percezioni e preferenze verso i prodotti certificati' commissionata a Consumerismo No Profit da Findus e presentata oggi durante un incontro svoltosi presso l’Acquario Civico di Milano.
Secondo il sondaggio, quasi 7 consumatori su 10 (il 68% degli intervistati) considera la sostenibilità un fattore importante, con quasi il 20% che la ritiene un driver fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare. Inoltre, l’indagine evidenzia come le abitudini d’acquisto stiano cambiando: rispetto a 10 anni fa, il 66% degli intervistati dichiara di aver aumentato la propria attenzione nei confronti di prodotti certificati sostenibili e 2 italiani su 10 li cercano attivamente al supermercato. Quasi la metà degli intervistati (46%) dichiara di leggere spesso le etichette per verificare la provenienza e la filiera dei prodotti alimentari, il 26% lo fa sempre.
Per quanto riguarda i prodotti certificati sostenibili, 1 italiano su 10 (12%) li sceglie sempre, mentre il 71% li acquista occasionalmente, approfittando di offerte e promozioni, dimostrando una predisposizione selettiva che spesso dipende dal prezzo. Quando si tratta di prodotti ittici, la qualità e la freschezza rimangono il principale fattore di scelta per il 64% degli intervistati, seguiti dalla provenienza del pesce (59%) e dal prezzo (51%). Ma è da segnalare anche che 1 consumatore su 4 (26%) indica le certificazioni di sostenibilità come un criterio determinante nella scelta dei prodotti ittici, un dato che suggerisce come le certificazioni stiano entrando tra i criteri di scelta, seppure ci sia da continuare a lavorare.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Gruppo Webuild ha chiuso il 2024 con risultati record, superando gli impegnativi obiettivi previsti per l’anno grazie a una crescita a doppia cifra, con ricavi pari a 12 miliardi (+20% sul 2023) mentre l'Ebitda ammonta a 967 milioni (+18%, rispetto a una guidance fissata sopra i 900 milioni), corrispondente a un margine del’8,1%. Il gruppo sottolinea come la struttura finanziaria si è rafforzata ulteriormente mantenendo per il quarto anno consecutivo una posizione di cassa netta, che si attesta a 1.445 milioni nel 2024 (ben superiore agli oltre 400 milioni fissati nella guidance) mentre la leva finanziaria si è ridotta a 2,9x, attestandosi ad un livello migliore rispetto ai principali player internazionali di settore.
La crescita - si sottolinea - è trainata dallo sviluppo delle attività in Italia (Alta Velocità/Alta Capacità ferroviaria MilanoGenova e Verona-Padova, Alta Velocità ferroviaria Napoli-Bari e Palermo-Catania-Messina), in Australia (Snowy Hydro 2.0, SSTOM Sydney Metro, Perdaman e North East Link di Melbourne) e in Arabia Saudita (Trojena Dams e Connector South).
Il Gruppo ha continuato a consolidare la propria leadership in Italia e nei principali mercati internazionali, tra cui Europa, Australia, Stati Uniti e Medio Oriente, che nel 2024 hanno contribuito per oltre il 90% ai ricavi, a conferma del proseguimento dell’impegno nella politica di de-risking.
A fine 2024 il portafoglio ordini totale di Weibuld risultava pari a 63,2 miliardi di euro, di cui 54,3 miliardi relativi a construction e 8,9 miliardi riferiti a concessions e operation & maintenance. Il backlog construction - si sottolinea in una nota - "si conferma tra i più alti rispetto ai principali peers europei nel segmento construction". Peraltro, ricorda Webuild, circa il 90% del backlog construction del Gruppo è relativo a progetti legati all’avanzamento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. In termini di geografie il portafoglio ordini risulta prevalentemente distribuito tra Italia, paesi dell’Europa Centrale e del Nord, Stati Uniti, Medio Oriente ed Australia - principalmente in segmenti legati alla mobilità sostenibile quali l’alta velocità, il settore ferroviario e il settore stradale - portando i progetti in queste geografie a quasi il 90% del backlog construction.
Alla luce dei risultati record raggiunti nel 2024, ma anche "del consolidato posizionamento in un mercato in forte espansione e della robusta piattaforma costruita nel tempo", Webuild ha rivisto al rialzo i target 2025, definiti nel piano "Roadmap al 2025 – The Future is Now", che già prevedevano obiettivi ambiziosi. La nuova guidance prevede per il 2025 ricavi superiori a 12,5 miliardi (il target precedente era di 10,5-11 miliardi), un Ebitda maggiore di 1,1 miliardi, rispetto ad un precedente target di €990-1.050 milioni, e una solida cassa netta superiore a 700 milioni, rispetto all’indicazione di una cassa netta positiva.
Webuild ha chiuso il 2024 con un utile netto attribuibile ai Soci della Controllante adjusted di 247 milioni di euro contro i 236 milioni del 2023.Il risultato prima delle imposte adjusted si attesta a 434 milioni con un aumento del 10% rispetto all’esercizio precedente mentre le Imposte sul reddito adjusted ammontano a 181 milioni. La Posizione finanziaria netta delle attività continuative al 31 dicembre 2024 era positiva per 1.445 (€1.431 milioni al 31 dicembre 2023), registrando un risultato superiore alle attese. Questo risultato - si sottolinea in una nota - "conferma l’efficacia delle strategie adottate per ottimizzare la gestione del capitale circolante e riflette i successi commerciali conseguiti dal Gruppo anche nel 2024, assumendo ancora maggiore rilevanza alla luce degli investimenti in dotazioni tecniche e beni in leasing (970 milioni) per l’avvio dei grandi progetti in corso".
A fine esercizio l’indebitamento lordo, al netto dell’effetto temporaneo di incremento del debito legato all’operazione di liability management di ottobre 2024, si attesta a 2,765 miliardi (2,609 miliardi nel 2023), con un rapporto Indebitamento lordo/EBITDA di 2,9x, in riduzione rispetto al dato di 3,2x al 31 dicembre 2023. Alla luce dei risultati nell'assemblea che sarà convocata per il 16 aprile sarà proposto un dividendo di 0,081 euro per azione ordinaria (+14%) e di 0,26 euro per ciascuna azione di risparmio.
Napoli, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - In una Campania in crescita, ma ancora segnata dal fenomeno della fuga di talenti, il legame tra formazione universitaria e sviluppo economico diventa cruciale. Se ne è discusso presso la Sala D’Amato dell’Unione Industriale Napoli, durante l’evento 'Muoversi nelle professioni e sul territorio', promosso dalla Luiss e dedicato alle lauree magistrali dell’Ateneo.
“La Luiss lavora in prima linea per costruire corsi di laurea magistrale strettamente legati alle necessità del mercato del lavoro. Pur avendo sede a Roma, dedichiamo particolare attenzione alla Campania, seconda regione di provenienza dei nostri studenti e territorio ricco di opportunità nei settori chiave come turismo, agroalimentare e aerospazio. Il nostro obiettivo è collaborare con le imprese campane affinché i nostri studenti possano realizzarsi professionalmente all’interno di esse, raggiungendo posizioni apicali”, ha spiegato Enzo Peruffo, Dean della Graduate School Luiss e responsabile dello sviluppo dei percorsi magistrali dell’Ateneo.
Durante l’incontro sono state illustrate anche le caratteristiche dell’offerta formativa Luiss: “E' importante farsi guidare dalle proprie passioni e dai propri interessi, ma anche essere pronti a sviluppare nuove competenze trasversali, saper dialogare con l’intelligenza artificiale con solide competenze verticali e lavorare sulle life skills, le cosiddette competenze della vita. Solo così si potranno affrontare le trasformazioni attuali e future. Per noi è fondamentale interagire con tutte le realtà del territorio, da cui traiamo spunto per disegnare un’offerta formativa sempre più aderente alle esigenze del mercato del lavoro. Il nostro obiettivo è formare studenti altamente preparati, motivati e appassionati, in grado non solo di entrare nel mondo del lavoro, ma di costruire percorsi di carriera soddisfacenti e di successo”.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Si è conclusa oggi la terza edizione del Welfare day evento di riferimento per il mondo del welfare aziendale, organizzato da Comunicazione Italiana in collaborazione con Pluxee Italia, player globale leader nei benefit aziendali e nell’employee engagement. La giornata, ospitata presso Palazzo dell’Informazione in Roma e trasmessa in diretta su www.comunicazioneitaliana.tv, ha offerto spunti concreti su come le imprese possano integrare il welfare nelle proprie strategie, favorendo sostenibilità, engagement dei dipendenti e innovazione.
L'evento si è aperto con il Keynote Speech di Pluxee Italia, in cui Anna Maria Mazzini e Tommaso Palermo - rispettivamente Chief Growth Officer e Managing Director di Pluxee Italia - hanno evidenziato come il welfare aziendale stia evolvendo in una strategia collettiva, guidata dalla digitalizzazione e dalla crescente personalizzazione dei servizi. Attraverso dati e case study, è emerso come la tecnologia stia rivoluzionando la gestione del benessere dei dipendenti, rendendolo più accessibile ed efficace. Durante l’evento Pluxee ha presentato anche la nuova piattaforma welfare: un’innovazione che amplia l’offerta dei servizi offerti, basata su flessibilità, accessibilità e ampiezza del network.
Nel corso delle tre sessioni talk show, con la partecipazione di Chro, welfare manager e altre figure hr chiave di aziende del Paese, sono stati affrontati alcuni dei temi più rilevanti per il futuro del welfare. Nel primo, 'Welfare strategico: l’alleanza tra hr e business e la creazione di valore sostenibile', con la conduzione di Esther Intile di Enel Group, è stato approfondito il legame tra il welfare aziendale e la sostenibilità delle imprese. Tra i punti emersi, la necessità di un approccio integrato tra hr e business per massimizzare l’impatto positivo del welfare sulla produttività e sulla retention dei talenti.
Nel secondo panel, “Il ruolo dei benefit aziendali all'interno della strategia di welfare”, si è discusso di come i benefit siano passati da strumenti standardizzati a soluzioni sempre più personalizzate, grazie all’ascolto attivo delle esigenze dei dipendenti e all’uso di piattaforme digitali. Relatori e relatrici hanno sottolineato l'importanza di costruire un ecosistema aziendale basato sulla flessibilità e sull’inclusione, ma hanno anche posto l’accento su una criticità diffusa: troppi dipendenti non conoscono o non sfruttano i benefit a loro disposizione. Servono quindi strategie di comunicazione più efficaci per favorire un reale engagement.
Il terzo e ultimo talk show, “La centralità del welfare nelle strategie di attraction e retention”, ha posto l’attenzione sulla crescente importanza del welfare come strumento di attrazione e fidelizzazione dei talenti. Tra le best practice emerse, il rafforzamento di benefit legati alla salute, al sostegno alla genitorialità e al benessere psicologico, aspetti ormai fondamentali per le nuove generazioni di lavoratori.
La sfida è coniugare ascolto e personalizzazione, superando l’approccio one-size-fits-all e costruendo soluzioni di welfare sempre più dinamiche, scalabili e in linea con le nuove esigenze del mondo del lavoro. Un welfare aziendale davvero efficace non solo migliora il benessere di lavoratori e lavoratrici, ma genera un impatto positivo sull'intera organizzazione, contribuendo alla sostenibilità e alla crescita nel lungo periodo. Durante l’evento hanno condiviso la loro esperienza le seguenti aziende: Altergon Italia, Atac, Eidosmedia, Fater, Fedegroup, Fendi, Hewlett Packard Enterprise, Philip Morris International, Procter & Gamble, Rheinmetall Italia, Ria Money Transfer e Tim. L’evento potrà a breve essere riascoltato su www.comunicazione.tv. L’appuntamento con il Welfare day si rinnova per il 2026, con l’obiettivo di continuare a tracciare il futuro del welfare aziendale in Italia.
non riesci a leggere ilfattoquotidiano.it perché hai negato i consensi relativi alla pubblicità. Per continuare a leggerci accetta i consensi o diventa nostro Sostenitore (in questo modo navigherai senza nessuna inserzione).
Ti ricordiamo che il nostro lavoro ha un costo ripagato dalla pubblicità e dai sostenitori. Il tuo aiuto è per noi indispensabile.
Se clicchi “Accetta i consensi” acconsenti in questo modo al trattamento dei tuoi dati personali mediante l'impiego di tutti i cookie presenti sul sito, fermo restando la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento. Navigherai in modo totalmente gratuito e potrai visualizzare fino ad un massimo di 5 articoli al mese, e vedrai la pubblicità. Che cosa sono i cookie?
Se clicchi su “Rifiuta e Sostienici” sottoscrivi un abbonamento Sostenitore a “ilfattoquotidiano.it”, al costo promozionale di 1€ al mese per 3 mesi. A decorrere dal quarto mese il costo dell'abbonamento diverrà di 5,99€ al mese, il tutto mantenendo le tue attuali impostazioni. Da abbonato potrai navigare senza alcun tipo di pubblicità.
Elisabetta Ambrosi
Giornalista e scrittrice
Elezioni 2021 - 18 Ottobre 2021
Elezioni Roma 2021: caro Gualtieri, provi lei a guarire una città che soffre moltissimo
Accolgo con ovvia contentezza la vittoria di Roberto Gualtieri a Roma, anche se largamente prevista. Roma è sempre stata una città fondamentalmente democratica, per il centro-sinistra perdere è difficile. Eppure ci sono riusciti, quando presentarono Francesco Rutelli che perse nel 2008 al ballottaggio con Gianni Alemanno. E si aprì per Roma una stagione tremenda, fatta di corruzione, incuria, incapacità amministrativa, assunzioni gonfiate di gente incompetente dentro le partecipate come Ama e Atac, aumento del debito. Una situazione di cui la città ancora porta le ferite.
Inoltre, la divisione con cui il centro-sinistra si è presentata a queste elezioni, addirittura tre candidati, è stata qualcosa di incomprensibile e assurdo per noi elettori di centro-sinistra. Che ci siamo chiesti per mesi perché non ci fosse un accordo tra i partiti per presentare un candidato unico, forzando noi ad una scelta difficile. Ma, per fortuna, oggi abbiamo un sindaco, un uomo competente e di valore sulla cui figura pesa solo l’ombra di un partito, il Pd, che a Roma ha dato il peggio di se stesso e che speriamo lui sappia arginare e governare.
Di consigli a Gualtieri ne potrei dare, da cittadina di questa città da 46 anni, così tanti da scrivere un libro. La prima cosa che chiederei al nuovo sindaco è, ovviamente, di risolvere definitivamente il problema della spazzatura. Quella che noi romani subiamo è una vera violenza quotidiana, un orrore senza fine che manda tra l’altro un messaggio devastante. La città è sporca da far schifo, allora perché mi devo impegnare a non sporcarla? Che da Roma partano ogni giorno decine e decine di tir carichi di spazzatura da mandare in tutta Italia è una vergogna assoluta. Certo, c’è il problema enorme degli impianti, ma si spera che, essendo il presidente di regione dello stesso partito, smettano di rimpallarsi le responsabilità. Questo problema va risolto, subito. Fa troppo male a tutti.
La seconda urgenza sono le strade. Non solo perché sono rotte, rovinate, piene di buche a causa di appalti fatti male, anche se Virginia Raggi, a dire il vero, ha invertito la tendenza. Ci sono altri problemi, come la scarsa segnaletica, specie in periferia e sulle strade di scorrimento veloce: unito all’altissimo numero di macchine per abitante, questo rende Roma una città pericolosissima. A Roma si muore, nell’indifferenza generale, un cittadino ogni tre giorni, una media che si è intensificata negli ultimi mesi: madri e padri uccisi, nonni e ragazzi travolti, una tragedia senza fine. Noi genitori viviamo con terrore gli spostamenti dei nostri figli e a volte facciamo percorsi più lunghi per lasciarli con la macchina sul lato dove non devono attraversare.
Collegato a questo, c’è, ovviamente, il problema dei trasporti. A Roma girano tram vecchi di 70 anni, che cadono a pezzi. L’amministrazione Raggi ha reso più sicura la metro con lavori importanti, ma restano ancora molte fermate chiuse e tantissime senza ascensori per i disabili. E poi ci sono gli autobus che vanno a fuoco. Scarsa manutenzione? Malavita? Noi cittadini non riusciamo a capire. Le immagini sono impressionanti, i numeri anche. E ancora, come faccio io a mandare mio figlio sull’autobus con la paura che prenda fuoco e magari non riesca a scendere perché, per caso, le porta si bloccano? Come può accadere in una città moderna?
Ma veniamo al terzo grande problema. Il turismo di massa. Basta, per favore, usare il centro storico di Roma come un luogo dove fare più soldi possibile a dispetto di ogni regola e di ogni senso estetico – e direi anche etico. Basta fare del centro di Roma un luna park, con i tavolini messi ovunque, la gente che mangia ovunque a qualsiasi ora, la musica ovunque. I residenti sono sempre di meno, perché vivere in luoghi di turismo sta spingendo via le famiglie che ogni giorno ingaggiano una lotta quotidiana contro l’immondizia lasciata da turisti e ristoranti e chiedono decoro, chiedono che si possa dormire la notte, chiedono infine regole.
La pandemia ha spinto la giunta Raggi a decidere, oltre che di aprire il varco ztl per molti mesi, in parte anche comprensibile, di dare il via libera ai tavoli ovunque, anche sulle strisce blu. Questo in controtendenza con una scelta dei primi anni della stessa amministrazione, molto rigida sul tema. Cosa è successo? L’anarchia totale. I ristoratori hanno preso tutti i posti legali e pure illegali, mettendo tavolini sulle strisce blu, sui marciapiedi, sulle strisce pedonali. Enrico Michetti aveva promesso di continuare a non far loro pagare nulla, com’è oggi. Spero che Gualtieri torni indietro: il rispetto delle regole è una cosa assolutamente fondamentale di cui Roma ha disperatamente bisogno.
E poi, immenso, c’è il problema del degrado ambientale di questa città. L’unica in Italia ad aver preso quattro gradi dagli anni Sessanta. Un aumento di temperatura inquietante, dovuto al consumo del suolo forsennato, alla mancanza di corridoi verdi e tanto altro. Per questo la città è sempre calda e l’estate diventa invivibile tanto che chi può se ne va a lungo. Ma chi non può, come le famiglie povere, restano e questo causa problemi enormi specie sui più piccoli. La Raggi sul tema del verde urbano è stata veramente latitante per i primi anni. Non c’erano soldi, è vero. Poi sono arrivati e sono serviti soprattutto per abbattere. Sono stati abbattuti alberi importanti, pini, alberi secolari, nonostante le battaglie dei residenti. Certo, il motivo era anche che se un albero cade e uccide una persona l’amministrazione ne risponde. Ma il problema è che è mancato completamente ogni rapporto con i residenti, con i cittadini: ci voleva un dialogo che non c’è stato e questo è stato gravissimo.
La vecchia amministrazione ha piantato nuovi alberi, ma ovviamente piccoli. Molto spesso, però, non li ha curati e il risultato è che dopo l’estate caldissima e siccitosa sono morti in parecchi. Eppure credo che siano stati conteggiati nel patrimonio arboreo della sindaca (8000 gli alberi abbattuti), quello che ogni sindaco deve lasciare. Il verde di Roma sta morendo, a causa di degrado, incuria e cambiamento climatico. È una urgenza assoluta non solo curare quello che c’è, ci sono tanti parchi, ma creare soprattutto corridoi urbani che permettano alle persone di camminare quando fa troppo caldo. Non ci serve il megaparco dove ammassarci tutti la domenica, ci servono gli alberi lungo le strade. E tanti. E per favore, leviamo tutte le ceppaie tagliate che punteggiano ogni strada. È una cosa che fa male al cuore e segnala un’indifferenza a dettagli che tali non sono.
Potrei scrivere ancora a lungo ma mi fermo qui. Per dire però un’ultima importante cosa, anzi due. Io non credo che un sindaco possa risolvere tutti i problemi di cui sopra: non è un’impresa umana, anche perché ne ho citati solo alcuni. Ci sono le infiltrazioni mafiose, ad esempio, contro cui Raggi ha combattuto coraggiosamente, questo sì, ci sono i migliaia di senzatetto di cui nessuno si occupa – un degrado sociale spaventoso – e tanto altro ancora. Ma Roma da sola non può salvare Roma. Ci vuole un coinvolgimento di tutte le forze politiche, ci vuole un impegno sulla capitale perché sia davvero tale – altrimenti, cambiamola per favore, noi non vogliamo più sentirci chiamare tale e vivere così. Il sindaco deve avere più poteri e al tempo stesso Roma deve avere più soldi. Perché i suoi cittadini hanno pagato e sopportato troppo e meritano davvero più rispetto. Cittadini che, tra l’altro, sono prontissimi a collaborare con l’amministrazione, lo hanno fatto già in questi anni, curando aiuole, pulendo strade, creando comitati cittadini, telefonando ogni giorno per anni all’Ama per chiedere pulizia. Questo patrimonio di competenze, di valore e di passione non va sprecato. Io credo che Raggi non l’abbia saputo valorizzare.
Infine chiederei a Gualtieri una cosa importantissima, anche se oggi quando si parla del tema si pensa subito al fumo che nasconde una sostanza che non c’è, ma così non è. Serve assolutamente una buona comunicazione, che non è fatta solo dei social network – è stato il grande errore della Raggi – oppure di comparsate nei talk show di sinistra che guardiamo solo noi di sinistra, ma è fatta anche di manifesti per le strade, di lettere scritte a casa, di articoli sulla free press che i lavoratori che si alzano quando è buio leggono sulla metro. Bisogna raggiungere tutti e bisogna coinvolgere tutti i residenti in ogni progetto di cambiamento che riguardi le loro piazze e strade (questo vale soprattutto per i presidenti di municipio, a Roma ognuno è grande come una città).
Sarebbe bello, in definitiva, se Roma fosse un laboratorio di inclusione, dove attraverso una buona comunicazione appunto si possano raggiungere anche quelli che non hanno votato. Che non credono più nella politica, forse perché sono emarginati, poveri, o forse semplicemente perché la loro qualità di vita in questi anni è peggiorata. E anche se la colpa non è stata tutta del sindaco, sicuramente no, è stata sua responsabilità non essere capace spiegare cosa fosse attribuibile a lei e cosa no. E dunque questo, facendogli un grande in bocca al lupo, chiedo a Gualtieri, che ha forse il compito più difficile della politica italiana: provare a gestire e guarire una città che soffre moltissimo. Ma al tempo stesso, e forse è ancora più importante, spiegare ai romani perché debbano soffrire così tanto.
Articolo Precedente
Elezioni 2021 Roma, Roberto Gualtieri vince il ballottaggio: il primo discorso al comitato elettorale. Rivedi l’intervento integrale
Articolo Successivo
Ballottaggi, centrosinistra vince 8 a 2 nei 10 capoluoghi al voto: Pd e alleati si prendono Roma, Torino, Cosenza, Savona, Isernia
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Ucraina, Putin apre a una tregua: “Sì, se porterà a una pace duratura”. Trump: “Parole promettenti, mi piacerebbe incontrarlo”
Zonaeuro
Nuovo scandalo in Europa, in manette lobbisti di Huawei: “Hanno corrotto parlamentari”. Perquisiti gli uffici, sigilli a quello di un assistente di Falcone (Fi)
Politica
Intercettazioni, bocciati gli emendamenti per “salvare” i reati da codice rosso. Orrico (M5s): “Sono stata vittima. Così donne senza tutela”
Sankt Moritz, 13 mar. -(Adnkronos) - La prima tappa della Coppa delle Alpi by 1000 Miglia 2025, partita da Brescia alle 9:00 di stamattina, è in conclusione. La classifica aggiornata alla Prova di Media sul Passo Eira vede Francesco e Giuseppe di Petra in testa a bordo della loro Fiat 508C del 1938, seguiti da Belotti-Plebani sulla Bugatti T 37 A del 1927 e da un’altra 508C ma del 1937, quella di Aliverti-Polini. Conclusa la sosta per il pranzo a Tirano, gli equipaggi hanno iniziato a risalire la Valtellina toccando prima Grosio, con la vista del Castello Vecchio di San Faustino sullo sfondo, e poi Bormio, che ha ospitato un controllo timbro in pieno centro storico. Una volta lasciata alle spalle la cittadina, hanno iniziato a profilarsi i primi scorci imbiancati. Ben presto, gli equipaggi si sono visti immersi in un panorama completamente innevato, reso ancor più bello dalla luce del sole del pomeriggio.
Sul Passo Eira, ad un’altitudine di 2000 metri, si è tenuta la prima Prova di Media della manifestazione, dopodiché il convoglio è giunto a Livigno, che ha accolto i piloti per un coffee break nella Piazza del Comune. Il benvenuto del centro cittadino è stato caloroso, con una folla entusiasta che si è riunita nei pressi dell’arco all’arrivo nella cittadina, partner della Coppa delle Alpi 2025. Costeggiando il lago di Livigno, ghiacciato dalle rigide temperature invernali, gli equipaggi sono entrati in Svizzera passando dal tunnel Munt la Schera. Le vetture sono infine giunte a St. Moritz, primo traguardo di tappa della Coppa delle Alpi 2025.
Lasciandosi alle spalle la Torre Pendente di San Maurizio, hanno effettuato le ultime prove di giornata e, dopo aver costeggiato il lago di St. Moritz, sono finalmente giunte al Controllo Orario finale nella centralissima via Serlas sotto una consistente nevicata.
Verona, 13 mar. - (Adnkronos) - "Abbiamo voluto e portato all’interno di una manifestazione fieristica un progetto di natura sociale, per la prima volta in assoluto, in quanto non era mai accaduto che si dedicasse un intero padiglione alla fiera del sociale. Lo abbiamo fatto per la prima volta in occasione del primo evento di LetExpo, e ora siamo alla quarta edizione. Siamo partiti con tre organizzazioni tra fondazioni e associazioni: Fondazione Grimaldi, la Comunità Lautari e l’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon, con la sua Fondazione. Oggi sono più di 50 organizzazioni, c’è stata una crescita esponenziale. Sono felice di aver condiviso tutte queste annate con il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, che ha condiviso con noi questi momenti”. Lo ha detto Eugenio Grimaldi, executive manager del Gruppo Grimaldi e presidente di Alis per il Sociale alla quarta edizione di LetExpo, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, in programma a Verona fino al 14 marzo. La fiera è promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere, LetExpo rappresenta l’evento nazionale e internazionale di riferimento della filiera, con un focus sulle attuali dinamiche geopolitiche e sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
“Il ministro Locatelli ha ascoltato le istanze di queste fondazioni e organizzazioni, ci ha invitato a Palazzo Chigi, dove abbiamo avuto modo di parlare delle loro criticità e ascoltandole credo che nei nuovi decreti abbiano potuto portare e sollevare delle linee guida presenti oggi in questi nuovi decreti. Quindi, rappresenta un risultato tangibile che ci dà grande soddisfazione - afferma Grimaldi - Ho avuto la percezione anche di una crescita per i prossimi anni e questo dà sicuramente grande soddisfazione e ancora più voglia di lavorare”.
“E’ stato un momento di grande soddisfazione aver avuto momenti di condivisione con i gruppi del ministero della Difesa, come l’esercizio, che hanno partecipato in senso attivo non solo nel padiglione, dove c'è l'organizzazione del Ministero della Difesa, ma si sono avvicinati al padiglione 1, dedicato al sociale - spiega - Già abbiamo condiviso che l'anno prossimo avremo una partecipazione anche all’interno dell’organizzazione da parte loro. Abbiamo avuto anche l'Aeronautica militare, che con la Fanfara ha aperto il padiglione nella giornata inaugurale”. “Voglio ringraziare tutte le imprese, che rappresentano il senso di questo evento e le aziende che hanno già portato a termine alcuni progetti con la Comunità Lautari e con la Fondazione Grimaldi, ma soprattutto che hanno portato a compimento già con la Fondazione Santobono. C'è un senso pratico e tangibile del lavoro espresso in questo padiglione e in questa fiera, che porta sicuramente dei risultati nel terzo settore, dove ci sono i più fragili”, conclude Grimaldi.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Cresce la consapevolezza degli italiani verso la sostenibilità alimentare. A testimoniarlo è la recente indagine 'Le scelte alimentari degli italiani tra sostenibilità e consumo: percezioni e preferenze verso i prodotti certificati' commissionata a Consumerismo No Profit da Findus e presentata oggi durante un incontro svoltosi presso l’Acquario Civico di Milano.
Secondo il sondaggio, quasi 7 consumatori su 10 (il 68% degli intervistati) considera la sostenibilità un fattore importante, con quasi il 20% che la ritiene un driver fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare. Inoltre, l’indagine evidenzia come le abitudini d’acquisto stiano cambiando: rispetto a 10 anni fa, il 66% degli intervistati dichiara di aver aumentato la propria attenzione nei confronti di prodotti certificati sostenibili e 2 italiani su 10 li cercano attivamente al supermercato. Quasi la metà degli intervistati (46%) dichiara di leggere spesso le etichette per verificare la provenienza e la filiera dei prodotti alimentari, il 26% lo fa sempre.
Per quanto riguarda i prodotti certificati sostenibili, 1 italiano su 10 (12%) li sceglie sempre, mentre il 71% li acquista occasionalmente, approfittando di offerte e promozioni, dimostrando una predisposizione selettiva che spesso dipende dal prezzo. Quando si tratta di prodotti ittici, la qualità e la freschezza rimangono il principale fattore di scelta per il 64% degli intervistati, seguiti dalla provenienza del pesce (59%) e dal prezzo (51%). Ma è da segnalare anche che 1 consumatore su 4 (26%) indica le certificazioni di sostenibilità come un criterio determinante nella scelta dei prodotti ittici, un dato che suggerisce come le certificazioni stiano entrando tra i criteri di scelta, seppure ci sia da continuare a lavorare.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Cresce la consapevolezza degli italiani verso la sostenibilità alimentare. A testimoniarlo è la recente indagine 'Le scelte alimentari degli italiani tra sostenibilità e consumo: percezioni e preferenze verso i prodotti certificati' commissionata a Consumerismo No Profit da Findus e presentata oggi durante un incontro svoltosi presso l’Acquario Civico di Milano.
Secondo il sondaggio, quasi 7 consumatori su 10 (il 68% degli intervistati) considera la sostenibilità un fattore importante, con quasi il 20% che la ritiene un driver fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare. Inoltre, l’indagine evidenzia come le abitudini d’acquisto stiano cambiando: rispetto a 10 anni fa, il 66% degli intervistati dichiara di aver aumentato la propria attenzione nei confronti di prodotti certificati sostenibili e 2 italiani su 10 li cercano attivamente al supermercato. Quasi la metà degli intervistati (46%) dichiara di leggere spesso le etichette per verificare la provenienza e la filiera dei prodotti alimentari, il 26% lo fa sempre.
Per quanto riguarda i prodotti certificati sostenibili, 1 italiano su 10 (12%) li sceglie sempre, mentre il 71% li acquista occasionalmente, approfittando di offerte e promozioni, dimostrando una predisposizione selettiva che spesso dipende dal prezzo. Quando si tratta di prodotti ittici, la qualità e la freschezza rimangono il principale fattore di scelta per il 64% degli intervistati, seguiti dalla provenienza del pesce (59%) e dal prezzo (51%). Ma è da segnalare anche che 1 consumatore su 4 (26%) indica le certificazioni di sostenibilità come un criterio determinante nella scelta dei prodotti ittici, un dato che suggerisce come le certificazioni stiano entrando tra i criteri di scelta, seppure ci sia da continuare a lavorare.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Gruppo Webuild ha chiuso il 2024 con risultati record, superando gli impegnativi obiettivi previsti per l’anno grazie a una crescita a doppia cifra, con ricavi pari a 12 miliardi (+20% sul 2023) mentre l'Ebitda ammonta a 967 milioni (+18%, rispetto a una guidance fissata sopra i 900 milioni), corrispondente a un margine del’8,1%. Il gruppo sottolinea come la struttura finanziaria si è rafforzata ulteriormente mantenendo per il quarto anno consecutivo una posizione di cassa netta, che si attesta a 1.445 milioni nel 2024 (ben superiore agli oltre 400 milioni fissati nella guidance) mentre la leva finanziaria si è ridotta a 2,9x, attestandosi ad un livello migliore rispetto ai principali player internazionali di settore.
La crescita - si sottolinea - è trainata dallo sviluppo delle attività in Italia (Alta Velocità/Alta Capacità ferroviaria MilanoGenova e Verona-Padova, Alta Velocità ferroviaria Napoli-Bari e Palermo-Catania-Messina), in Australia (Snowy Hydro 2.0, SSTOM Sydney Metro, Perdaman e North East Link di Melbourne) e in Arabia Saudita (Trojena Dams e Connector South).
Il Gruppo ha continuato a consolidare la propria leadership in Italia e nei principali mercati internazionali, tra cui Europa, Australia, Stati Uniti e Medio Oriente, che nel 2024 hanno contribuito per oltre il 90% ai ricavi, a conferma del proseguimento dell’impegno nella politica di de-risking.
A fine 2024 il portafoglio ordini totale di Weibuld risultava pari a 63,2 miliardi di euro, di cui 54,3 miliardi relativi a construction e 8,9 miliardi riferiti a concessions e operation & maintenance. Il backlog construction - si sottolinea in una nota - "si conferma tra i più alti rispetto ai principali peers europei nel segmento construction". Peraltro, ricorda Webuild, circa il 90% del backlog construction del Gruppo è relativo a progetti legati all’avanzamento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. In termini di geografie il portafoglio ordini risulta prevalentemente distribuito tra Italia, paesi dell’Europa Centrale e del Nord, Stati Uniti, Medio Oriente ed Australia - principalmente in segmenti legati alla mobilità sostenibile quali l’alta velocità, il settore ferroviario e il settore stradale - portando i progetti in queste geografie a quasi il 90% del backlog construction.
Alla luce dei risultati record raggiunti nel 2024, ma anche "del consolidato posizionamento in un mercato in forte espansione e della robusta piattaforma costruita nel tempo", Webuild ha rivisto al rialzo i target 2025, definiti nel piano "Roadmap al 2025 – The Future is Now", che già prevedevano obiettivi ambiziosi. La nuova guidance prevede per il 2025 ricavi superiori a 12,5 miliardi (il target precedente era di 10,5-11 miliardi), un Ebitda maggiore di 1,1 miliardi, rispetto ad un precedente target di €990-1.050 milioni, e una solida cassa netta superiore a 700 milioni, rispetto all’indicazione di una cassa netta positiva.
Webuild ha chiuso il 2024 con un utile netto attribuibile ai Soci della Controllante adjusted di 247 milioni di euro contro i 236 milioni del 2023.Il risultato prima delle imposte adjusted si attesta a 434 milioni con un aumento del 10% rispetto all’esercizio precedente mentre le Imposte sul reddito adjusted ammontano a 181 milioni. La Posizione finanziaria netta delle attività continuative al 31 dicembre 2024 era positiva per 1.445 (€1.431 milioni al 31 dicembre 2023), registrando un risultato superiore alle attese. Questo risultato - si sottolinea in una nota - "conferma l’efficacia delle strategie adottate per ottimizzare la gestione del capitale circolante e riflette i successi commerciali conseguiti dal Gruppo anche nel 2024, assumendo ancora maggiore rilevanza alla luce degli investimenti in dotazioni tecniche e beni in leasing (970 milioni) per l’avvio dei grandi progetti in corso".
A fine esercizio l’indebitamento lordo, al netto dell’effetto temporaneo di incremento del debito legato all’operazione di liability management di ottobre 2024, si attesta a 2,765 miliardi (2,609 miliardi nel 2023), con un rapporto Indebitamento lordo/EBITDA di 2,9x, in riduzione rispetto al dato di 3,2x al 31 dicembre 2023. Alla luce dei risultati nell'assemblea che sarà convocata per il 16 aprile sarà proposto un dividendo di 0,081 euro per azione ordinaria (+14%) e di 0,26 euro per ciascuna azione di risparmio.
Napoli, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - In una Campania in crescita, ma ancora segnata dal fenomeno della fuga di talenti, il legame tra formazione universitaria e sviluppo economico diventa cruciale. Se ne è discusso presso la Sala D’Amato dell’Unione Industriale Napoli, durante l’evento 'Muoversi nelle professioni e sul territorio', promosso dalla Luiss e dedicato alle lauree magistrali dell’Ateneo.
“La Luiss lavora in prima linea per costruire corsi di laurea magistrale strettamente legati alle necessità del mercato del lavoro. Pur avendo sede a Roma, dedichiamo particolare attenzione alla Campania, seconda regione di provenienza dei nostri studenti e territorio ricco di opportunità nei settori chiave come turismo, agroalimentare e aerospazio. Il nostro obiettivo è collaborare con le imprese campane affinché i nostri studenti possano realizzarsi professionalmente all’interno di esse, raggiungendo posizioni apicali”, ha spiegato Enzo Peruffo, Dean della Graduate School Luiss e responsabile dello sviluppo dei percorsi magistrali dell’Ateneo.
Durante l’incontro sono state illustrate anche le caratteristiche dell’offerta formativa Luiss: “E' importante farsi guidare dalle proprie passioni e dai propri interessi, ma anche essere pronti a sviluppare nuove competenze trasversali, saper dialogare con l’intelligenza artificiale con solide competenze verticali e lavorare sulle life skills, le cosiddette competenze della vita. Solo così si potranno affrontare le trasformazioni attuali e future. Per noi è fondamentale interagire con tutte le realtà del territorio, da cui traiamo spunto per disegnare un’offerta formativa sempre più aderente alle esigenze del mercato del lavoro. Il nostro obiettivo è formare studenti altamente preparati, motivati e appassionati, in grado non solo di entrare nel mondo del lavoro, ma di costruire percorsi di carriera soddisfacenti e di successo”.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Si è conclusa oggi la terza edizione del Welfare day evento di riferimento per il mondo del welfare aziendale, organizzato da Comunicazione Italiana in collaborazione con Pluxee Italia, player globale leader nei benefit aziendali e nell’employee engagement. La giornata, ospitata presso Palazzo dell’Informazione in Roma e trasmessa in diretta su www.comunicazioneitaliana.tv, ha offerto spunti concreti su come le imprese possano integrare il welfare nelle proprie strategie, favorendo sostenibilità, engagement dei dipendenti e innovazione.
L'evento si è aperto con il Keynote Speech di Pluxee Italia, in cui Anna Maria Mazzini e Tommaso Palermo - rispettivamente Chief Growth Officer e Managing Director di Pluxee Italia - hanno evidenziato come il welfare aziendale stia evolvendo in una strategia collettiva, guidata dalla digitalizzazione e dalla crescente personalizzazione dei servizi. Attraverso dati e case study, è emerso come la tecnologia stia rivoluzionando la gestione del benessere dei dipendenti, rendendolo più accessibile ed efficace. Durante l’evento Pluxee ha presentato anche la nuova piattaforma welfare: un’innovazione che amplia l’offerta dei servizi offerti, basata su flessibilità, accessibilità e ampiezza del network.
Nel corso delle tre sessioni talk show, con la partecipazione di Chro, welfare manager e altre figure hr chiave di aziende del Paese, sono stati affrontati alcuni dei temi più rilevanti per il futuro del welfare. Nel primo, 'Welfare strategico: l’alleanza tra hr e business e la creazione di valore sostenibile', con la conduzione di Esther Intile di Enel Group, è stato approfondito il legame tra il welfare aziendale e la sostenibilità delle imprese. Tra i punti emersi, la necessità di un approccio integrato tra hr e business per massimizzare l’impatto positivo del welfare sulla produttività e sulla retention dei talenti.
Nel secondo panel, “Il ruolo dei benefit aziendali all'interno della strategia di welfare”, si è discusso di come i benefit siano passati da strumenti standardizzati a soluzioni sempre più personalizzate, grazie all’ascolto attivo delle esigenze dei dipendenti e all’uso di piattaforme digitali. Relatori e relatrici hanno sottolineato l'importanza di costruire un ecosistema aziendale basato sulla flessibilità e sull’inclusione, ma hanno anche posto l’accento su una criticità diffusa: troppi dipendenti non conoscono o non sfruttano i benefit a loro disposizione. Servono quindi strategie di comunicazione più efficaci per favorire un reale engagement.
Il terzo e ultimo talk show, “La centralità del welfare nelle strategie di attraction e retention”, ha posto l’attenzione sulla crescente importanza del welfare come strumento di attrazione e fidelizzazione dei talenti. Tra le best practice emerse, il rafforzamento di benefit legati alla salute, al sostegno alla genitorialità e al benessere psicologico, aspetti ormai fondamentali per le nuove generazioni di lavoratori.
La sfida è coniugare ascolto e personalizzazione, superando l’approccio one-size-fits-all e costruendo soluzioni di welfare sempre più dinamiche, scalabili e in linea con le nuove esigenze del mondo del lavoro. Un welfare aziendale davvero efficace non solo migliora il benessere di lavoratori e lavoratrici, ma genera un impatto positivo sull'intera organizzazione, contribuendo alla sostenibilità e alla crescita nel lungo periodo. Durante l’evento hanno condiviso la loro esperienza le seguenti aziende: Altergon Italia, Atac, Eidosmedia, Fater, Fedegroup, Fendi, Hewlett Packard Enterprise, Philip Morris International, Procter & Gamble, Rheinmetall Italia, Ria Money Transfer e Tim. L’evento potrà a breve essere riascoltato su www.comunicazione.tv. L’appuntamento con il Welfare day si rinnova per il 2026, con l’obiettivo di continuare a tracciare il futuro del welfare aziendale in Italia.