Accolgo con ovvia contentezza la vittoria di Roberto Gualtieri a Roma, anche se largamente prevista. Roma è sempre stata una città fondamentalmente democratica, per il centro-sinistra perdere è difficile. Eppure ci sono riusciti, quando presentarono Francesco Rutelli che perse nel 2008 al ballottaggio con Gianni Alemanno. E si aprì per Roma una stagione tremenda, fatta di corruzione, incuria, incapacità amministrativa, assunzioni gonfiate di gente incompetente dentro le partecipate come Ama e Atac, aumento del debito. Una situazione di cui la città ancora porta le ferite.
Inoltre, la divisione con cui il centro-sinistra si è presentata a queste elezioni, addirittura tre candidati, è stata qualcosa di incomprensibile e assurdo per noi elettori di centro-sinistra. Che ci siamo chiesti per mesi perché non ci fosse un accordo tra i partiti per presentare un candidato unico, forzando noi ad una scelta difficile. Ma, per fortuna, oggi abbiamo un sindaco, un uomo competente e di valore sulla cui figura pesa solo l’ombra di un partito, il Pd, che a Roma ha dato il peggio di se stesso e che speriamo lui sappia arginare e governare.
Di consigli a Gualtieri ne potrei dare, da cittadina di questa città da 46 anni, così tanti da scrivere un libro. La prima cosa che chiederei al nuovo sindaco è, ovviamente, di risolvere definitivamente il problema della spazzatura. Quella che noi romani subiamo è una vera violenza quotidiana, un orrore senza fine che manda tra l’altro un messaggio devastante. La città è sporca da far schifo, allora perché mi devo impegnare a non sporcarla? Che da Roma partano ogni giorno decine e decine di tir carichi di spazzatura da mandare in tutta Italia è una vergogna assoluta. Certo, c’è il problema enorme degli impianti, ma si spera che, essendo il presidente di regione dello stesso partito, smettano di rimpallarsi le responsabilità. Questo problema va risolto, subito. Fa troppo male a tutti.
La seconda urgenza sono le strade. Non solo perché sono rotte, rovinate, piene di buche a causa di appalti fatti male, anche se Virginia Raggi, a dire il vero, ha invertito la tendenza. Ci sono altri problemi, come la scarsa segnaletica, specie in periferia e sulle strade di scorrimento veloce: unito all’altissimo numero di macchine per abitante, questo rende Roma una città pericolosissima. A Roma si muore, nell’indifferenza generale, un cittadino ogni tre giorni, una media che si è intensificata negli ultimi mesi: madri e padri uccisi, nonni e ragazzi travolti, una tragedia senza fine. Noi genitori viviamo con terrore gli spostamenti dei nostri figli e a volte facciamo percorsi più lunghi per lasciarli con la macchina sul lato dove non devono attraversare.
Collegato a questo, c’è, ovviamente, il problema dei trasporti. A Roma girano tram vecchi di 70 anni, che cadono a pezzi. L’amministrazione Raggi ha reso più sicura la metro con lavori importanti, ma restano ancora molte fermate chiuse e tantissime senza ascensori per i disabili. E poi ci sono gli autobus che vanno a fuoco. Scarsa manutenzione? Malavita? Noi cittadini non riusciamo a capire. Le immagini sono impressionanti, i numeri anche. E ancora, come faccio io a mandare mio figlio sull’autobus con la paura che prenda fuoco e magari non riesca a scendere perché, per caso, le porta si bloccano? Come può accadere in una città moderna?
Ma veniamo al terzo grande problema. Il turismo di massa. Basta, per favore, usare il centro storico di Roma come un luogo dove fare più soldi possibile a dispetto di ogni regola e di ogni senso estetico – e direi anche etico. Basta fare del centro di Roma un luna park, con i tavolini messi ovunque, la gente che mangia ovunque a qualsiasi ora, la musica ovunque. I residenti sono sempre di meno, perché vivere in luoghi di turismo sta spingendo via le famiglie che ogni giorno ingaggiano una lotta quotidiana contro l’immondizia lasciata da turisti e ristoranti e chiedono decoro, chiedono che si possa dormire la notte, chiedono infine regole.
La pandemia ha spinto la giunta Raggi a decidere, oltre che di aprire il varco ztl per molti mesi, in parte anche comprensibile, di dare il via libera ai tavoli ovunque, anche sulle strisce blu. Questo in controtendenza con una scelta dei primi anni della stessa amministrazione, molto rigida sul tema. Cosa è successo? L’anarchia totale. I ristoratori hanno preso tutti i posti legali e pure illegali, mettendo tavolini sulle strisce blu, sui marciapiedi, sulle strisce pedonali. Enrico Michetti aveva promesso di continuare a non far loro pagare nulla, com’è oggi. Spero che Gualtieri torni indietro: il rispetto delle regole è una cosa assolutamente fondamentale di cui Roma ha disperatamente bisogno.
E poi, immenso, c’è il problema del degrado ambientale di questa città. L’unica in Italia ad aver preso quattro gradi dagli anni Sessanta. Un aumento di temperatura inquietante, dovuto al consumo del suolo forsennato, alla mancanza di corridoi verdi e tanto altro. Per questo la città è sempre calda e l’estate diventa invivibile tanto che chi può se ne va a lungo. Ma chi non può, come le famiglie povere, restano e questo causa problemi enormi specie sui più piccoli. La Raggi sul tema del verde urbano è stata veramente latitante per i primi anni. Non c’erano soldi, è vero. Poi sono arrivati e sono serviti soprattutto per abbattere. Sono stati abbattuti alberi importanti, pini, alberi secolari, nonostante le battaglie dei residenti. Certo, il motivo era anche che se un albero cade e uccide una persona l’amministrazione ne risponde. Ma il problema è che è mancato completamente ogni rapporto con i residenti, con i cittadini: ci voleva un dialogo che non c’è stato e questo è stato gravissimo.
La vecchia amministrazione ha piantato nuovi alberi, ma ovviamente piccoli. Molto spesso, però, non li ha curati e il risultato è che dopo l’estate caldissima e siccitosa sono morti in parecchi. Eppure credo che siano stati conteggiati nel patrimonio arboreo della sindaca (8000 gli alberi abbattuti), quello che ogni sindaco deve lasciare. Il verde di Roma sta morendo, a causa di degrado, incuria e cambiamento climatico. È una urgenza assoluta non solo curare quello che c’è, ci sono tanti parchi, ma creare soprattutto corridoi urbani che permettano alle persone di camminare quando fa troppo caldo. Non ci serve il megaparco dove ammassarci tutti la domenica, ci servono gli alberi lungo le strade. E tanti. E per favore, leviamo tutte le ceppaie tagliate che punteggiano ogni strada. È una cosa che fa male al cuore e segnala un’indifferenza a dettagli che tali non sono.
Potrei scrivere ancora a lungo ma mi fermo qui. Per dire però un’ultima importante cosa, anzi due. Io non credo che un sindaco possa risolvere tutti i problemi di cui sopra: non è un’impresa umana, anche perché ne ho citati solo alcuni. Ci sono le infiltrazioni mafiose, ad esempio, contro cui Raggi ha combattuto coraggiosamente, questo sì, ci sono i migliaia di senzatetto di cui nessuno si occupa – un degrado sociale spaventoso – e tanto altro ancora. Ma Roma da sola non può salvare Roma. Ci vuole un coinvolgimento di tutte le forze politiche, ci vuole un impegno sulla capitale perché sia davvero tale – altrimenti, cambiamola per favore, noi non vogliamo più sentirci chiamare tale e vivere così. Il sindaco deve avere più poteri e al tempo stesso Roma deve avere più soldi. Perché i suoi cittadini hanno pagato e sopportato troppo e meritano davvero più rispetto. Cittadini che, tra l’altro, sono prontissimi a collaborare con l’amministrazione, lo hanno fatto già in questi anni, curando aiuole, pulendo strade, creando comitati cittadini, telefonando ogni giorno per anni all’Ama per chiedere pulizia. Questo patrimonio di competenze, di valore e di passione non va sprecato. Io credo che Raggi non l’abbia saputo valorizzare.
Infine chiederei a Gualtieri una cosa importantissima, anche se oggi quando si parla del tema si pensa subito al fumo che nasconde una sostanza che non c’è, ma così non è. Serve assolutamente una buona comunicazione, che non è fatta solo dei social network – è stato il grande errore della Raggi – oppure di comparsate nei talk show di sinistra che guardiamo solo noi di sinistra, ma è fatta anche di manifesti per le strade, di lettere scritte a casa, di articoli sulla free press che i lavoratori che si alzano quando è buio leggono sulla metro. Bisogna raggiungere tutti e bisogna coinvolgere tutti i residenti in ogni progetto di cambiamento che riguardi le loro piazze e strade (questo vale soprattutto per i presidenti di municipio, a Roma ognuno è grande come una città).
Sarebbe bello, in definitiva, se Roma fosse un laboratorio di inclusione, dove attraverso una buona comunicazione appunto si possano raggiungere anche quelli che non hanno votato. Che non credono più nella politica, forse perché sono emarginati, poveri, o forse semplicemente perché la loro qualità di vita in questi anni è peggiorata. E anche se la colpa non è stata tutta del sindaco, sicuramente no, è stata sua responsabilità non essere capace spiegare cosa fosse attribuibile a lei e cosa no. E dunque questo, facendogli un grande in bocca al lupo, chiedo a Gualtieri, che ha forse il compito più difficile della politica italiana: provare a gestire e guarire una città che soffre moltissimo. Ma al tempo stesso, e forse è ancora più importante, spiegare ai romani perché debbano soffrire così tanto.