Tre, quattro, cinque, sei, sette. Mentre l’operazione Unicredit-Mps entra nella fase più calda si rincorrono le stime sull’aumentare dell’aumento di capitale della banca. In sostanza i soldi che il Tesoro, oggi azionista della banca senese con il 64%, dovrà versare nelle casse di Siena per renderla presentabile sul mercato. Oltre tre miliardi, si era detto giovedì scorso. Sopra i 5 miliardi si dice oggi. Per di più, secondo una fonte vicina al dossier, una ricapitalizzazione di queste dimensioni “riuscirebbe a coprire solo le esigenze di breve termine” mentre “una soluzione di lungo termine, che sia standalone o aggregativa, necessita di un importo ben più elevato“. Secondo altre indiscrezioni, l’amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel avrebbe chiesto al ministero un aumento di addirittura 7 miliardi. Oggi il quotidiano londinese Financial Times ha scritto che le trattative tra ministero e Unicredit si sono arenate in una situazione di impasse.
Le due parti sarebbero infatti “significativamente distanti” su quanto capitale il governo sarebbe tenuto a iniettare nel Monte. In serata fonti del ministero hanno fatto sapere che il Tesoro non ha aavanzato a Bruxelles “nessuna richiesta di proroga per la cessione del Monte dei Paschi. Il ministero dell’Economia, azionista di controllo di Rocca Salimbeni, non ha chiesto alla DgComp nessun rinvio di sei mesi rispetto alla scadenza prevista di fine dicembre 2021 per la privatizzazione della banca aggiungendo che la trattativa con UniCredit e’ “alle battute conclusive” e che bisognerà verificare se ci saranno le condizioni idonee per chiudere considerando che i paletti fissati dal ministro del’Economia Daniele Franco all’inizio di agosto in audizione in Parlamento “sono sempre quelli”.
In questo quadro di profonda incertezza il titolo Mps ha chiuso la seduta di borsa in calo dell’1% ma, soprattutto, sono crollati i valori dei bond subordinati, titoli obbligazionari particolare, più simili alle azioni che ai bond tradizionali, anche in termini di livello di rischio. In caso di aiuti pubblici, questi bond verrebbero infatti utilizzati per coprire parte della ricapitalizzazione come prescritto dalle regole europee sui salvataggi bancari (bail-in). Il bond da 750 milioni con scadenza 2028 perde il 6,6%, quello da 300 milioni con scadenza 2029 affonda del 6,9%, quello da 400 milioni con scadenza nel 2030 perde il 7% mentre quello da 300 milioni, sempre con scadenza 2030, scivola del 6,4%.
Una ricapitalizzazione ‘jumbo di Mps, come quella a cui sembra stia lavorando il Tesoro, andrà a vantaggio dell’acquirente Unicredit. “Più grande sarà la dimensione dell’aumento, meglio sarà per gli azionisti di Unicredit in quanto si tradurrebbe in una maggiore copertura dei rischio e dei futuri costi di ristrutturazione”, commentano gli analisti di Exane Bnp, scoprendo un po’ l’acqua calda. Per Bestinver Securities il rischio di un maxi-aumento “è fondamentalmente la ragione per cui abbiamo un giudizio ‘sell’ (vendere) su Mps e un range di prezzo di valutazione che è ‘non significativo. L’aumento di capitale, che noi riteniamo sarà molto diluitivo, spazzerà via tutte le minorities”, spiegano gli analisti.
La denuncia dei sindacati – E si fanno sentire anche i sindacati che oggi hanno denunciato banca Mps per comportamento antisindacale. Come si legge in una nota di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin l’istituto “ha avviato tre procedure fortemente impattanti per i lavoratori e per l’organizzazione della banca”. In particolare, spiegano i sindacati, la banca “ha dato luogo a un’operazione di distacco decennale che coinvolge circa 300 colleghi senza metterci nelle condizioni di fare le nostre valutazioni e osservazioni, attraverso la definizione di un ‘contratto di rete, fino ad oggi mai utilizzato all’interno del gruppo Mps, che può aprire cupi orizzonti per la gestione del personale e degli esuberi”. “Ha inoltre avviato altre due procedure, chiusura filiali e riassetto mondo corporate, relative a un Piano Industriale mai approvato dall’Europa, senza indicarci una data di convocazione” aggiungono i sindacati che sottolineano: “La banca non ci ha lasciato altra scelta”. La denuncia “è un atto grave, che abbiamo lungamente ponderato e al quale fino a poco tempo fa non avremmo mai pensato di arrivare, ma è un atto dovuto” conclude la nota.