L'Agenzia europea per i Mmdicinali ha dato all'azienda americana l'autorizzazione a sintetizzare una nuova formulazione del farmaco, che non richiede diluizione ed è capace di resistere fino a 10 settimane fra i 2 e gli 8 gradi. Alle stesse temperature, quella in uso oggi scade dopo un mese. Via libera alla produzione anche negli impianti italiani gestiti da Patheon e Catalent, che produrranno 85 milioni di dosi all'anno
Nuovi passi avanti nella lotta al coronavirus. Martedì 18 ottobre l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha dato l’ok a Pfizer per produrre una versione conservabile in frigo e pronta all’uso del suo Comirnaty, il farmaco anti-Covid sviluppato con BioNTech. E nello stesso giorno, sempre dall’Ema, la casa farmaceutica americana ha ricevuto anche il via libera per sintetizzare il suo preparato nello stabilimento Patheon di Monza e in quello Catalent di Anagni: una decisione che permetterà all’Italia di contribuire al contenimento della pandemia fornendo 85 milioni di dosi aggiuntive nel 2021.
La nuova versione di Comirnaty sarà disponibile a partire dall’inizio del 2022 con un lancio graduale e verrà distribuita in confezioni da dieci flaconcini per un totale di 60 dosi a pacchetto. Si tratta di una formulazione che non richiede diluizione prima di essere somministrata e può essere conservata fino a 10 settimane a un temperatura compresa tra i due e gli otto gradi. Due caratteristiche che, secondo l’Ema, sono destinate a fare la differenza. “Queste proprietà forniranno migliori opzioni di stoccaggio, trasporto e logistica per la distribuzione e la somministrazione del vaccino”, ha infatti spiegato l’agenzia. Che ha anche ricordato come il vaccino concentrato attualmente in uso “richiede invece di essere diluito e può conservarsi alla stessa temperatura solo per un mese”.
Quanto all’Italia, lo stabilimento di Monza e quello di Anagni, nel frusinate, potranno diventare operativi da subito e una volta a regime saranno in grado di produrre fino a 85 milioni di dosi aggiuntive di vaccino finito da distribuire nell’Unione Europea. Lo ho comunicato lo stesso Comitato per i medicinali a uso umano interno all’Ema, precisando che “queste raccomandazione non richiedono una decisione della Commissione Europea”.