Il governatore lancia un'altra bordata dopo l'aspro scambio di lunedì, quando il Carroccio ha dato la colpa della pesante sconfitta a Savona a un "eccessivo protagonismo". Il leader di Cambiamo! invece scarica sulla Lega la responsabilità del flop: "Hanno osteggiato ogni tipo di riforma. Noi siamo per il governo Draghi, per un Paese che riparte e per un green pass nei luoghi di lavoro", dichiara
“Credo che alcuni partiti del centrodestra, rincorrendo terrapiattisti per tutte le piazze d’Italia, abbiano reso incomprensibile al nostro elettorato la linea politica”. Giovanni Toti lancia un’altra bordata verso la Lega dopo il già aspro scambio di lunedì, quando il Carroccio ha dato la colpa della pesante sconfitta a Savona a un “eccessivo protagonismo” del governatore e lui ha risposto senza troppa diplomazia: “La nostra è la prima lista, altri hanno perso voti”. Ora il leader di Cambiamo! e Coraggio Italia spiega a modo suo il perché: “Credo che l’aver osteggiato ogni tipo di riforma del primo governo veramente riformista del Paese negli ultimi anni abbia disorientato il nostro elettorato che a testa bassa si è rimesso a lavorare dopo il Covid”, sentenzia a margine di un incontro pubblico a Genova, commentando il deludente risultato del centrodestra alle amministrative.
“In Liguria siamo perché l’Italia riparta senza inseguire malpancisti, terrapiattisti e altre correnti antiscientifiche, come le ha definite il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che hanno tutto il diritto di manifestare, ma non hanno la dignità della politica e soprattutto di quella del centrodestra”, scandisce in un chiaro riferimento agli ammiccamenti al mondo no-vax di una parte della Lega. E insiste ad accreditarsi come il leader dell’ala governista e responsabile dell’alleanza, alternativa all’opposizione di Giorgia Meloni e ai continui distinguo di Matteo Salvini: “In Regione Liguria la linea politica è sempre stata molto chiara, siamo con il governo Draghi, siamo per un Paese che riparte, siamo per il green pass nei luoghi di lavoro, siamo perché i vaccini siano la soluzione definitiva al Covid, siamo a favore delle riforme di carattere sociale ed economico che servono al Paese”, ribadisce.
Poi torna sul voto di Savona, città amministrata dal centrodestra e riconquistata al ballottaggio – con 25 punti di scarto – dal dem Marco Russo contro il candidato voluto da Toti stesso, il medico Angelo Schirru. “Leggo delle analisi sul voto che sono surreali, molto semplicistiche e talvolta autoassolutorie, partiti che hanno dimezzato i propri voti (la Lega, ndr) che spiegano come fare politica all’unico partito che ha continuato a prendere voti“, attacca. Analisi un po’ di parte, se si considera che tra la Lega e la lista “Toti per Savona” (il governatore in Liguria non corre mai col simbolo “Cambiamo!”) ci sono appena 669 voti di scarto e che il Carroccio ne ha persi non più di un migliaio dal 2016 (quando però la lista Toti non correva).
E in chiusura se la prende anche con Enrico Costa, il sottosegretario alla Salute e leader di Liguria Popolare che lo ha invitato a “essere il presidente di tutti e non l’uomo di parte”: “Leggo appelli all’unità della coalizione da chi a Savona ha rotto la coalizione correndo da solo (al primo turno Liguria popolare schierava un proprio candidato, ndr). Temo che l’analisi sia un filo più sofisticata e un po’ meno semplice”, commenta.