Il tasso di riscaldamento del continente è nettamente più alto rispetto a quello del nord del mondo, anche se i suoi 54 Paesi sono responsabili di meno del 4% delle emissioni globali di gas serra. I ghiacciai sulle catene montuose locali ne risentono e hanno tassi di ritiro superiori alla media globale. Atteso anche un impatto economico disastroso entro il 2030
I ghiacciai sul Kilimangiaro e sul Monte Kenya scompariranno entro il 2040 a causa dei cambiamenti climatici. L’Organizzazione meteorologica mondiale lancia l’allarme con un rapporto, redatto insieme ad altre agenzie, in merito allo stato di salute sulle masse di ghiacci in Africa. La speranza è di invertire la tendenza con la Cop 26, la conferenza sul clima dell’Onu, al via il prossimo 31 ottobre a Glascow. Altrimenti 1,3 miliardi di persone potrebbero essere a rischio, in un continente “estremamente vulnerabile”.
Il tasso di riscaldamento dell’Africa è nettamente più alto rispetto a quello del nord del mondo, anche se i suoi 54 Paesi sono responsabili di meno del 4% delle emissioni globali di gas serra. I ghiacciai sulle catene montuose locali ne risentono: non solo sul Kilimangiaro e sul Kenya, ma anche sulle cime del Rwenzori in Uganda hanno tassi di ritiro superiori alla media globale. “Se continua così, si arriverà alla totale deglaciazione nei prossimi due decenni”, avverte il rapporto.
Le stime dell’impatto economico del surriscaldamento variano invece in tutto il continente: “Nell’Africa sub-sahariana, potrebbe ridurre ulteriormente il prodotto interno lordo fino al 3% entro il 2050 – secondo Josefa Leonel Correia Sacko dell’Unione africana – Non solo le condizioni fisiche stanno peggiorando, ma anche il numero di persone colpite sta aumentando”. Entro il 2030, lo stato di estrema povertà di più di 118 milioni di persone e quello di chi attualmente vive con meno di 1,90 dollari al giorno potrebbe aggravarsi: “Saranno esposte alla siccità, alle inondazioni e al caldo estremo, se non verranno messe in atto misure di risposta adeguate“. Già in Madagascar, nazione insulare dell’Oceano Indiano, secondo le Nazioni Unite, “carestie e tragedie simili sono state causate dal cambiamento climatico”.
Le voci degli attivisti africani faticano però ancora ad essere ascoltate rispetto a quelli delle regioni più ricche, come ha denunciato anche Vanessa Nakate alla Youth4Climate, l’incontro della PreCop26 di Milano. Si teme la stessa sorte per le ultime valutazioni scientifiche del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici. La partecipazione africana ai rapporti dell’Ipcc (Intergovernamental panel on climate change) è stata “estremamente bassa”, secondo il programma di ricerca multinazionale Future Climate for Africa.