Sono arrivati i gol, che erano mancati nelle prime due uscite e pure nell’ultima dello scorso anno che era costata la qualificazione. È arrivata la vittoria, imprescindibile per tenere in piedi il girone. È presto per dire se davvero l’Inter si sia scrollata di dosso quel complesso europeo che si trascina da tre anni, ma almeno ha fatto il suo dovere. Era la prima di tre “finali” consecutive e l’ha vinta. Di fronte c’era lo Sheriff Tiraspol, piccolo piccolo ma evidentemente non così tanto se era riuscito a battere Shakthar e Real, comunque non abbastanza per una squadra, l’Inter di Inzaghi, che deve ancora ricostruire le sue certezze, e in Europa non le ha mai avute.
Nel 3-1 finale, reti di Dzeko, Vidal e De Vrij, c’è un po’ tutto di questa Inter. La straordinaria creatività offensiva dei nerazzurri, il piacere di giocare, ma anche la scarsa vena realizzativa, e la capacità di complicarsi sempre la vita, con un misto di disattenzioni, deconcentrazione e sfortuna. L’Inter ha spazzato via i brutti pensieri degli ultimi tempi, non quella sensazione di squilibrio sempre un po’ inquietante. Ma contro lo Sheriff basta e avanza.
Simone Inzaghi sapeva di non poter più sbagliare. Che nel girone di Champions, dopo un pareggio e una sconfitta nelle prime due partite, significa vincere. Per questo schiera la formazione più offensiva possibile, con Dumfries e Perisic esterni e Di Marco nei tre di difesa, davanti gli intoccabili Dzeko e Lautaro. L’Inter è trascinata da se stessa. Dalla voglia matta di reagire, la rabbia per la sciagurata sconfitta contro la Lazio, la determinazione di sfatare il tabù, l’entusiasmo di San Siro. Nessuna abiura tattica di fronte all’accusa non del tutto infondata, di una squadra troppo sbilanciata rispetto all’era Conte. Solo pressing feroce, guidato in mezzo da Vidal preferito a Calhanoglu, e il solito fraseggio fantasioso. È l’Inter di Inzaghi, nel bene e nel male, stasera soprattutto nel bene.
Il primo tempo è quasi un monologo. Dumfries scappa in campo aperto ma pasticcia davanti al portiere, Dzeko non trova il tap-in vincente, Di Marco all’incrocio su punizione trova la parata del portiere moldavo. Quasi a confermare la fama poco lusinghiera di squadra più sprecona d’Europa, dopo mezz’ora l’Inter è ancora inchiodata sullo 0-0. Ma stavolta la pressione è davvero troppa e la resistenza avversaria davvero poca per non sfondare. Serve comunque un episodio, un calcio d’angolo, ma la volée in mischia di Dzeko è un capolavoro, il vantaggio più che meritato.
L’Inter dovrebbe solo controllare, possibilmente raddoppiare. E invece come spesso gli accade permette alla partita di riaprirsi, un po’ per caso, ma se capita spesso non può essere solo una coincidenza. Si scopre senza motivo, concede una punizione, poi è anche bravo Thill a pescare l’angolino da trenta metri, meno Handanovic a non arrivarci. Comunque sia, 1-1. Tutto da rifare, l’Inter si riversa di nuovo in avanti, con un tempo in meno a disposizione e tante energie bruciate. La reazione però è quella giusta: bastano 5 minuti a Vidal servito dal solito Dzeko per rimettere a posto le cose. Stavolta definitivamente, perché dopo il 2-1 arriva anche il 3-1, con un’azione quasi in fotocopia del primo gol: calcio d’angolo, sponda di Dumfries, girata al volo di De Vrij.
A quel punto è dominio fino alla fine, e anche controllo, forse la notizia migliore della serata insieme ai tre punti. Senza ansie, senza ulteriori affanni. Lo Sheriff, che con la sua strana banda di giramondo era riuscito a incartare lo Shakthar ed espugnare addirittura il Bernabeu, a San Siro è sembrato davvero poca cosa. Ma resta comunque davanti nel girone, alle spalle del Real che ha umiliato gli ucraini di De Zerbi. La strada verso gli ottavi è ancora lunga.