Banche, sedicenti consulenti finanziari e giornalisti economici al seguito non danno tregua: non bisogna lasciare risparmi fermi sul conto. Così il presidente di Assogestioni recentemente ha tuonato: “I soldi fermi sul conto in banca fanno male al Paese e agli italiani”. Tutto falso. La verità è che i circa 1.100 miliardi parcheggiati in banca dai risparmiatori fanno gola a chi vuole arricchirsi a loro spese. Riuscissero a dirottarne anche solo un terzo nel risparmio gestito, potrebbero sottrargli (legalmente) qualcosa come dieci miliardi di euro l’anno, da spartirsi poi fra banche, venditori porta a porta e gestori.
Chi come me non si affretta a reinvestire titoli scaduti o altra liquidità viene bollato da ignorante privo di educazione finanziaria o, meglio, di financial literacy. Bisogna quindi inculcargliela, cioè educarlo a bere qualunque intruglio gli propinino sportellisti e venditori a domicilio: fondi comuni opachi e costosissimi, fondi pensione e polizze trappola, certificati rischiosi e compagnia brutta.
Tenere liquidità è un comportamento prudente per averla sempre disponibile e soprattutto per evitare di subire salassi per provvigioni, commissioni e cosiddetti caricamenti, che i risparmiatori per giunta neppure vedono.
Per spaventarli, circolano poi sulla stampa e in Rete discorsi manipolatori. Qualcuno blatera persino di una perdita del 28% in potere d’acquisto per chi avesse tenuto risparmi non investiti per vent’anni. Ma nel 2001 nessuno era tentato di tenere a lungo soldi infruttiferi. Si vedano già solo i buoni postali ordinari, senza vincoli, che offrivano il 5,01% netto composto, coi quali ora uno si trova con più del doppio in potere d’acquisto. Precisamene con un +100,3% reale. Altroché una perdita del 28%!
È nell’attuale contesto, coi tassi di mercato intorno allo 0% e titoli a rendimenti addirittura negativi, che molti lasciano i soldi sui conti. Un confronto su un ventennio poi è pretestuoso, perché mica uno s’impegna a tenere la liquidità per vent’anni. Ogni momento può cambiarne la destinazione. In particolare, se teme che la ripresa dell’inflazione non sia passeggera, può rivolgersi a soluzioni valide per la difesa del potere d’acquisto, non certo a quelle spinte da banche e altri venditori. Si veda l’articolo Contro l’inflazione per difendersi ci sono Btp, Tfr e buoni fruttiferi. Da evitare i fondi specializzati sul Fatto Quotidiano del 27 settembre 2021:
In Italia attualmente il pericolo che una banca fallisca è bassissimo, ma per una sicurezza maggiore ci sono i contanti, sistematicamente consigliati dalla banca centrale tedesca, ma non da quella italiana. Riferimenti e maggiori informazioni in Viva i contanti.
Ci sono i buoni fruttiferi postali, con cui uno si riprende integralmente almeno quanto ha versato, dribblando anche (lecitamente) l’imposta di bollo.
Infine si legge che bisogna investire i propri soldi affinché l’economia giri. Ma allora tanto vale farseli rubare, perché i ladri tendono a spendere subito il maltolto, facendo così girare l’economia come una trottola.